L’AMBIENTALISMO CI STA SFUGGENDO DI MANO - CAROLA RACKETE SI RENDE DISPONIBILE A FARSI INTERVISTARE DA “IL VENERDÌ” A PATTO CHE IL GIORNALISTA LA RAGGIUNGA A VIENNA IN TRENO: “L’AEREO INQUINA TROPPO” - LA CAPITANA RIPETE OSSESSIVAMENTE CHE “E’ IL MOMENTO DI AGIRE”, INVITA TUTTI ALLA RIDUZIONE DEI CONSUMI E ALLA DISOBBEDIENZA CIVILE CONTRO UNA POLITICA “CHE NON FA ABBASTANZA PER L'ECOSISTEMA”…

-

Condividi questo articolo


Fabio Tonacci per “la Repubblica”

 

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

«Certo che possiamo fare un' intervista», ci aveva detto Carola Rackete appena conclusa la stesura del suo libro. Era metà ottobre. «Vediamoci a Vienna, avrò qualche ora libera. A una condizione però: dovete venire in treno, l'aereo inquina troppo». Già questa richiesta lasciava intuire su quali argomenti si sarebbe concentrata la chiacchierata con il Venerdì di "Repubblica". La lettura, poi, di Il mondo che vogliamo (scritto a quattro mani con la giornalista tedesca Anne Weiss e in uscita il 4 novembre, pubblicato in Italia da Garzanti) ne è stata solo la conferma.

 

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

Quindi, dopo tredici ore e quarantotto minuti di viaggio su rotaia - tredici fermate tra Roma Termini e Vienna Hauptbahnhof - l' appuntamento è alle 15, sotto alla statua di Mozart nel Burggarten. Carola si presenta da sola: puntuale, spettinata, sorridente, con uno zaino enorme sulle spalle e una felpa blu troppo larga per essere sua.

 

«Me l' ha prestata un amico di Berlino, la mia l'ho persa. Due giorni fa ero lì a parlare all'Humanitarian Congress insieme all'avvocata ecologista keniana Phyllis Omido». Ci sono voluti meno di trenta secondi per capire che la Capitana della Sea Watch, quattro mesi dopo Lampedusa e nonostante la grande attenzione dei media (e degli hater sovranisti), non è cambiata di una virgola. Segue la sua rotta, non circumnaviga gli ostacoli e, se serve, attracca.

 

Nella capitale viennese è arrivata per ritirare un premio per l'impegno umanitario. Nelle otto ore in cui è rimasta in città non si è fermata mai: ha mangiato una mezza zuppa di verdure e bevuto due cappuccini e un bicchiere di vino rosso; ha controllato il telefono una volta sola; non ha scritto messaggi nelle chat né post sul suo profilo Twitter (28.000 follower). Ha camminato, tanto. Ha parlato, tantissimo.

CAROLA RACKETE CAROLA RACKETE

 

Il suo libro non è solo il racconto dettagliato di cosa è successo a Lampedusa, quando con la Sea Watch 3 ha violato il divieto dell' allora ministro Salvini. È molto altro. Carola espone la sua anima di ambientalista radicale e di studiosa di Scienze naturali, cita dati e pamphlet come Deep Adaptation, nel quale il professor Jem Bendell spiega perché, a causa del riscaldamento globale, l'estinzione dell' umanità sia diventata possibile.

 

carola rackete carola rackete

Nella lunga intervista sul Venerdì di domani, la 31 enne tedesca ricorda quando raggiunse il Polo Nord e, nel ghiaccio troppo sottile, vide la fine del mondo. «È il momento di agire», ripete ossessivamente. Invita tutti alla riduzione dei consumi (a cominciare dagli aerei) e alla disobbedienza civile contro una politica «che non fa abbastanza per l' ecosistema». Dopo aver regalato il premio a un ragazzo afgano in platea, è corsa alla stazione per prendere il treno notturno per Bratislava. Di nuovo lo zaino in spalla, a passeggiare nel mondo.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - BUM! QUANDO LA PITONESSA STRIZZAVA I CERVELLI! - SU UN ANTICO NUMERO DEL RINOMATO MENSILE DI ARREDAMENTO "AD", SPICCA UN SERVIZIO NEL QUALE SI LEGGE: "DANIELA E PAOLO SANTANCHÈ […] LEI È UNA PSICHIATRA CHE LAVORA NELLA COMUNICAZIONE, LUI È UN CHIRURGO DELLE DIVE" - PARE CHE PER UN CERTO PERIODO, VANTANDO UN’INESISTENTE LAUREA IN PSICOLOGIA, DANIELONA ABBIA RICEVUTO, NELLO STESSO STUDIO MILANESE DELL’ALLORA ANCORA MARITO PAOLO SANTANCHE’, PAZIENTI CHE NON ACCETTAVANO IL PROPRIO ASPETTO - SAREBBE ANCHE L’UNICO PERIODO IN CUI LA PITONESSA AVREBBE USATO IL PROPRIO COGNOME CON TANTO DI TARGA SULLA PORTA, ''DOTTORESSA GARNERO, PSICOLOGA''...

DAGOREPORT – JOE BIDEN VUOLE CHE GIORGIA MELONI METTA ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL G7 L’USO DEI BENI RUSSI CONGELATI. PER CONVINCERE LA DUCETTA HA SPEDITO A ROMA LA SUA FEDELISSIMA, GINA RAIMONDO, SEGRETARIO AL COMMERCIO – GLI AMERICANI PRETENDONO DALL’EUROPA UN'ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ DOPO TUTTI I MILIARDI CHE WASHINGTON HA POMPATO A ZELENSKY. MA METTERE MANO AI BENI RUSSI È UN ENORME RISCHIO PER L’UNIONE EUROPEA: POTREBBE SPINGERE ALTRI PAESI (CINA E INDIA SU TUTTI) A RIPENSARE AI LORO INVESTIMENTI NEL VECCHIO CONTINENTE…