L’ITALIA CADE A PEZZI - IL 91,1% DEI COMUNI ITALIANI HA ALMENO UN’AREA A RISCHIO PER FRANA O ALLUVIONE. 6 MILA I PONTI CHE HANNO BISOGNO DI INTERVENTO, AL PRIMO POSTO C’E’ LA LOMBARDIA - SONO 1.900 I CHILOMETRI DI FERROVIA IN ZONE A RISCHIO. DAL DOPOGUERRA AD OGGI, PER RIPARARE I DANNI, SONO STATI SPESI 60 MILIARDI DI EURO

-

Condividi questo articolo


Lorenzo Salvia per corriere.it

 

frane frane

Si chiama Iffi, è l’Inventario dei fenomeni franosi in Italia. Dice che nel nostro Paese di frane ce ne sono 620.808. E che interessano 23.700 chilometri quadrati, il 7,9% del territorio. Come tutta la Lombardia. Anzi, come se stessero venendo giù tutti insieme 3 milioni e 300 mila campi di calcio. Una catastrofe quotidiana che spesso non fa nemmeno notizia.

 

L’ultimo rapporto dell’Ispra, l’Istituto per la protezione dell’ambiente che gestisce questa banca dati, sottolinea come un terzo delle frane sia a «cinematismo rapido». Scende giù rapidamente, cioè, «con gravi conseguenze in termini di vite umane». Ma questa è solo la fotografia di quello che è già successo. Più interessante, e preoccupante, è la previsione di quello che potrebbe accadere. Specie se incrociata con la mappa delle infrastrutture che attraversano il nostro Paese, con strade, ponti, ferrovie, viadotti.

 

viadotti a26 viadotti a26

Il 91,1% dei Comuni italiani ha almeno un’area a rischio per frana o alluvione. Rientrano in questa categoria tutti i comuni della Liguria, dove domenica la frana ha fatto venire giù quel pezzo del viadotto. Una Regione che, per aggiungere carico al carico, ha il maggior numero di chilometri di autostrada rispetto alla superficie: 69,2 ogni mille chilometri quadrati, quasi il triplo della Lombardia.

viadotto a6 torino savona viadotto a6 torino savona

 

Nella provincia di Milano i Comuni da considerare a rischio sono il 63,4%. Ma secondo gli esperti dell’Ispra la tabella da guardare è un’altra, più raffinata. Mette insieme due rischi che spesso vanno in parallelo, come dimostra il crollo dell’altro giorno. Non solo il pericolo frana, nelle categorie elevato o molto elevato. Ma anche la pericolosità idraulica, cioè da alluvione, nella categoria media.

 

frane frane

Viene fuori che il 16,6% del territorio italiano rientra in questo elenco poco rassicurante. Non sorprende che il valore massimo (83,2%) sia in una regione tutta montuosa, come la Valle d’Aosta. Colpisce che subito dopo, con il 60,1%, venga un territorio in larga parte pianeggiante, ma attraversato da tanti fiumi, come l’Emilia Romagna. La Lombardia è in una posizione media, con il 16%, quasi il doppio del Lazio. In fondo c’è invece la Sicilia, con il 2,9%. Eppure è proprio in questa regione che si trova buona parte dei 25 viadotti dell’Anas chiusi in questo momento per interventi strutturali di recupero. Gli altri sono in Campania e Veneto, oltre che nelle Marche e in Umbria, per effetto del terremoto.

viadotto a6 torino savona viadotto a6 torino savona

 

Ma cosa viene fuori se si sovrappone questa mappa del rischio alla cartina delle infrastrutture italiane? Ci sono 1.900 chilometri di rete ferroviaria, non solo ponti ma anche linea normale, che attraversano zone a rischio idrogeologico. Sono l’11,3% del totale e per metterli in sicurezza le Ferrovie dello Stato hanno speso negli ultimi cinque anni 650 milioni di euro.

 

C’è poi un’altra classifica da guardare con attenzione: quella dei ponti gestiti dalle Province, che hanno meno soldi di prima ma continuano a doversene occupare. Si tratta di strutture che hanno bisogno di interventi urgenti, anche (ma non solo) per il rischio frane. In tutto sono 5.931, e al primo posto c’è la Lombardia con 877.

 

Il dissesto, però, non è fatto solo di numeri. Una frana che coinvolge una strada diventa sempre una formidabile occasione di rimpallo delle responsabilità. Pagare i danni e fare i lavori tocca a chi gestisce la strada o chi è proprietario del terreno, che in caso di frana è spesso un altro, a monte? Il confine è labile e la questione finisce spesso nelle mani degli avvocati. Come nel caso dello statale di Alemagna, che ha visto scontrarsi a lungo Anas e comune di Vittoria Veneto. Probabile che vada così anche stavolta. Tanto non c’è problema: dal dopoguerra ad oggi per riparare i danni della frane abbiamo speso più di 60 miliardi di euro. Non proprio spiccioli.

SAVONA - IL CROLLO DEL VIADOTTO SULLA A6 PONTE SAVONA - IL CROLLO DEL VIADOTTO SULLA A6 PONTE viadotto palermo viadotto palermo le prime immagini del viadotto crollato a savona 4 le prime immagini del viadotto crollato a savona 4 le prime immagini del viadotto crollato a savona 1 le prime immagini del viadotto crollato a savona 1 veneto frane veneto frane

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MADONNA? EVITA-LA! – QUELLA VOLTA CHE MADONNA VENNE A ROMA PER LA PRIMA DI “EVITA’’ E SI INCAZZÒ FACENDO ASPETTARE IL PUBBLICO PER UN’ORA E MEZZO - IL PATTO ERA CHE SUA FIGLIA, LOURDES, VENISSE BATTEZZATA NEGLI STESSI GIORNI DAL PAPA ALLA PRESENZA DEL PADRE, CHE SI CHIAMAVA JESUS - IL PRODUTTORE VITTORIO CECCHI GORI CONOSCEVA UN CARDINALE: “PRONTO, AVREI MADONNA, L’ATTRICE, CHE VORREBBE BATTEZZARE LA FIGLIA, LOURDES, COL PADRE, JESUS… E SE FOSSE DISPONIBILE IL PAPA…” – VIDEO

DAGOREPORT - CON AMADEUS, DISCOVERY RISCHIA: NON È UN PERSONAGGIO-FORMAT ALLA STREGUA DI CROZZA E FAZIO. È SOLO UN BRAVISSIMO CONDUTTORE MA SENZA UN FORMAT FORTE CHE L’ACCOMPAGNI, SARÀ DURISSIMA FAR DIGITARE IL TASTO 9. NELLA TV DI OGGI I PRODUTTORI DI CONTENUTI VENDONO CHIAVI IN MANO IL PACCHETTO FORMAT+CONDUTTORE ALLE EMITTENTI - ALLA CRESCITA DI DISCOVERY ITALIA, NEL 2025 SEGUIRA' ''MAX'', LA PIATTAFORMA STREAMING DI WARNER BROS-HBO CHE PORTERÀ A UNA RIVOLUZIONE DEL MERCATO, A PARTIRE DALLA TORTA PUBBLICITARIA. E LE RIPERCUSSIONI RIMBALZERANNO SUI DIVIDENDI DI MEDIASET E LA7 - A DIFFERENZA DI RAI E IN PARTE DI MEDIASET, DISCOVERY HA UNA STRUTTURA SNELLA, SENZA STUDI DI REGISTRAZIONE, SENZA OBBLIGHI DI ASSUNZIONI CLIENTELARI NÉ DI FAR TALK POLITICI - LIBERI DI FARE UN CANALE5 PIÙ GIOVANE E UN’ITALIA1 PIÙ MODERNA, IL PROSSIMO 9 GIUGNO DOVRANNO DECIDERE SE FARE O MENO UNO SPAZIO INFORMATIVO. NEL CASO IN CUI PREVARRA' IL SÌ, SARÀ UN TG MOLTO LEGGERO, UNA SORTA DI ANSA ILLUSTRATA (E QUI RICICCIA L'OPZIONE ENRICO MENTANA)    

DAGOREPORT – L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING...