rogo malagrotta

L’OMBRA DEL DOLO SULL’INCENDIO DI MALAGROTTA - LE FIAMME NON SONO ANCORA ESTINTE: LA STRUTTURA SARÀ IN PARTE POSTA SOTTO SEQUESTRO PER AIUTARE LE INDAGINI SENZA FERMARNE L'ATTIVITÀ – DISPOSTA UNA MAXIPERIZIA PER CHIARIRE LE CAUSE: SONO TRE GLI IMPIANTI ANDATI A FUOCO NEGLI ULTIMI ANNI. NEL CASO DELL’IMPIANTO SALARIO GALEOTTA FU UNA MANINA. A ROCCA CENCIA L’ORIGINE DEL ROGO NON VENNE CHIARITA – LA CAPITALE TRA EMERGENZA RIFIUTI E ALLARME DIOSSINA – VIDEO

 

Luca Monaco Giuseppe Scarpa per “la Repubblica - Edizione Roma”

incendio impianto malagrotta

 

Per adesso non si esclude niente. Troppo presto per capire se l'incendio sia stato doloso. Con le fiamme ancora da spegnere è impossibile trovare eventuali inneschi. Certo è che il rogo che ha danneggiato il Tmb2 di Malagrotta è l'ultimo di una lunga scia di casi: tre, per la precisione, gli impianti andati a fuoco nella Capitale negli ultimi anni.

 

Una concatenazione di eventi che non sfugge alla procura di Roma. Anche perché in almeno un caso, l'11 dicembre 2018, nel Tmb Salario le fiamme divamparono a causa dell'uomo. Qualcuno diede fuoco e poi scappò. Una " manina" spense le telecamere di videosorveglianza e i responsabili la fecero franca.

 

incendio impianto malagrotta

Tremila tonnellate di rifiuti indifferenziati andarono in fumo sprigionando una nube tossica. Poi fu la volta, il 24 marzo 2019, del Tmb di Rocca Cencia con 500 tonnellate bruciate. In questo caso, per gli investigatori, scoprire le cause fu più difficile. L'origine del rogo non venne chiarita. Per questo motivo, in un simile scenario, ora gli inquirenti sono prudenti. A occuparsi del nuovo incendio ( si indaga per incendio colposo) è un magistrato esperto in tema di reati ambientali, il pm è Alberto Galanti. I carabinieri del Noe hanno acquisito le immagini delle telecamere. Già oggi porteranno il materiale in procura.

 

Ma non solo. I militari dell'Arma stanno setacciando la Rete alla ricerca di filmati che possano essere utili a capire cosa è successo mercoledì, intorno alle 17.00, quando si sono sviluppate le fiamme.

 

Il sostituto procuratore ha disposto una maxiconsulenza per accertare cosa abbia scatenato il rogo nella vasca di stoccaggio del cdr, il combustibile ricavato dal Tmb. Il fuoco, avanzando, ha poi danneggiato anche lo stesso impianto di trattamento meccanico biologico.

incendio impianto malagrotta

 

Inoltre gli investigatori stanno analizzando il sistema di antincendio presente nella discarica. Perché, se ha funzionato, ha di sicuro lavorato male.

 

A ogni modo, quando l'ultima scintilla verrà spenta, la procura provvederà al sequestro di una parte della struttura. Un'area limitata per consentire da un lato agli inquirenti di lavorare e dall'altro di non bloccare l'impianto. La Capitale è alle soglie dell'emergenza rifiuti. Il già fragilissimo ciclo di raccolta e smaltimento cittadino si poggia su appena 3 Tmb, due a Malagrotta appunto ed uno a Rocca Cencia, sul termovalorizzatore di San Vittore (in provincia di Frosinone) e sul trasporto di tonnellate di parti di lavorazione, che ogni anno finiscono in impianti sparsi in altre regioni quando non all'estero.

 

incendio impianto malagrotta

C'è poi il capitolo inquinamento dovuto alle sostanze sprigionate dall'incendio. « Cosa stanno respirando i cittadini? Sono bruciati rifiuti indifferenziati, quindi essendo rifiuti urbani è possibile che si possano sprigionare sostanze come le diossine, idrocarburi aromatici policiclici (Ipa) e policlorobifenili (Pcb). Questi cercheremo nell'aria », ha spiegato il direttore generale Arpa Lazio Marco Lupo. « Le misure adottate - ha aggiunto Lupo - sono precauzionali, non si vuole creare allarmismo. Domani con i dati alla mano adotteremo misure più specifiche».

 

incendio impianto malagrotta

Tuttavia, a scopo precauzionale, il sindaco Roberto Gualtieri con una ordinanza ad hoc ha disposto la chiusura per 48 ore, per un raggio di 6 km dal luogo dell'incendio, delle scuole e dei centri estivi. Inoltre è stato deciso lo stop al consumo degli alimenti di origine animale e vegetale prodotti nell'area ed è stata anche rinnovata la raccomandazione di mantenere chiuse le finestre « in caso di fumi persistenti e maleodoranti».

 

Dati certi sulla situazione ambientale si avranno, comunque, non prima di due giorni anche se al momento sembrano scongiurate emergenze: dalle centraline nessun segnale che le polveri abbiano superato i limiti.

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