putin zelensky ucraina guerra severodonetsk donbass

L’UNICA GUERRA CHE ORMAI SI CONOSCE IN ITALIA È QUELLA DELLE URNE – VERDERAMI: “NESSUNO PARLA DELLA GUERRA DAL PUNTO DI VISTA MILITARE O PER LE CONSEGUENZE ECONOMICHE E SOCIALI CHE PRODURRÀ NEL PAESE. E (QUASI) TUTTI GLISSANO DAVANTI ALLA DOMANDA CHE PURE INTERESSA I CITTADINI: COSA FARÀ IL PROSSIMO GOVERNO QUANDO DOVRÀ SCEGLIERE TRA LA PACE E I  TERMOSIFONI? - LA QUARTA FORNITURA DI ARMI ALL'UCRAINA È PASSATA SOTTO SILENZIO, SEBBENE PROPRIO LA POLEMICA DI CONTE SU QUESTO DECRETO ABBIA FATTO DA…”

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

soldati russi in donbass

 

La guerra continua a Kiev. La guerra è dimenticata a Roma.

Oggi l'unica campagna che (quasi) tutti i partiti italiani riconoscono, è quella elettorale. Mentre il conflitto in Ucraina è tenuto fuori dal dibattito.

Non per disinteresse ma per non provocare effetti negativi nell'opinione pubblica quando si andrà al voto. È vero, i leader parlano di Putin e dell'ingerenza russa nelle dinamiche politiche nazionali.

 

L ARMATA BRANCALEONE DI LETTA

Ma (quasi) nessuno parla della guerra dal punto di vista militare o per le conseguenze economiche e sociali che produrrà nel Paese. E (quasi) tutti glissano davanti alla domanda che pure interessa i cittadini: cosa farà il prossimo governo quando - dinnanzi al perdurare delle operazioni - dovrà scegliere tra la pace e termosifoni?

 

La quarta fornitura di armi all'Ucraina è passata sotto silenzio, sebbene proprio la polemica di Conte su questo decreto abbia fatto da innesco alla crisi delle larghe intese.

Eppure il ministro della Difesa Guerini è andato pochi giorni fa al Copasir per riferire che «la guerra di attrito è destinata a durare», che «l'esito del conflitto dipenderà dall'aiuto che saprà fornire l'Occidente» a Kiev. E che pertanto «il governo si prepara a un'altra spedizione di materiale» per settembre, quando in Italia si staranno allestendo le urne. D'altronde la resistenza ucraina non può attendere lo spoglio delle schede.

 

soldato russo castra un ucraino 2

Il «quinto decreto» è già vissuto come un problema dalle coalizioni, attraversate da forti contraddizioni interne. C'è un motivo se Letta - tra i tanti temi toccati durante la direzione del Pd - si è limitato solo a ricordare che «inoltre c'è un conflitto». Nonostante il 24 febbraio si sia schierato «senza se e senza ma» a fianco di Kiev - cambiando la linea del suo partito - il leader dem è preoccupato che l'eco della guerra possa avere un impatto sull'elettorato di sinistra e pacifista che va dalla comunità di Sant' Egidio fino a Leu. E siccome anche quei voti gli servono, omette l'argomento, lo sfuma, lo lascia appena sullo sfondo.

Mentre Guerini a ogni assemblea di partito rammenta come il conflitto sia «entrato nella politica italiana e continuerà a essere presente». Perché l'operazione verità serve, a sinistra come a destra.

BERLUSCONI SALVINI MELONI

 

Dove la Meloni - in vista della prima riunione per redigere il programma dell'alleanza - ha dato disposizione ai suoi legati che nel documento «su tre punti non si potrà derogare»: nessuna concessione a favole propagandistiche, linea di sostanziale continuità con il governo Draghi sulla politica energetica e pieno appoggio a Kiev. Per chi sta puntando a palazzo Chigi, questi capisaldi sono necessari all'avvio del dialogo (e dell'accreditamento) con i partner internazionali.

 

poliziotta consola un padre disperato accanto al corpo del figlio ucciso dai russi a kharkiv

Ma un conto è il modo in cui mise subito a tacere i mal di pancia nel partito, quando prese posizione sulla guerra, altra cosa per la Meloni sarà gestire gli alleati. Da un lato c'è l'approccio «pacifista» di Salvini, la cui svolta non si sa se è avvenuta nelle tante cene con l'ambasciatore russo. Dall'altro ci sono i convincimenti economici del Cavaliere, secondo il quale la prosecuzione del conflitto provocherebbe «gravi problemi alle aziende italiane».

 

Berlusconi è così tetragono sull'argomento che tempo addietro, durante il rituale pranzo di Arcore, discusse animatamente di pace e condizionatori con la figlia Marina, convinta sostenitrice della linea atlantica. Se la guerra di Kiev è stata dimenticata, è perché a Roma è in atto la guerra dei seggi, che si concentrerà al Senato. Lì dove il Pd cercherà il pareggio per dichiarar vittoria. Perciò il Nazareno sta accumulando alleati. Perciò gli avversari - sicuri ormai dell'accordo tra Calenda e i dem - accusano Letta di aver «costruito non un cartello elettorale ma un carrello elettorale».

 

ENRICO LETTA

La missione del centrodestra sarà superare il 40% nel proporzionale e conquistare 50 collegi su 74 all'uninominale, così da arrivare a una maggioranza di 104 senatori. Oppure subirà lo smacco. L'Ucraina è distante per i partiti. Un po' come Draghi, che nei giorni in cui decise di lasciare, confidò: «Mi spiace farlo proprio ora che la guerra a Kiev sta per prendere una piega diversa». Nel Pd ci fu chi lo prese per matto. Ora gli ucraini stanno organizzando la controffensiva a Kerson. Ma siccome non è un collegio elettorale, interessa poco.

GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI MATTEO SALVINIsalvini in spiaggiasalvini 44guerra in ucraina kharkiv giuseppe conte enrico lettakharkiv LETTA DI MAIOpoliziotta consola un padre disperato accanto al corpo del figlio ucciso dai russi a kharkiv missile russo colpisce vinnytsia 8attacco russo a kharkiv missile russo colpisce vinnytsia 9esercito ucraino uomo disperato accanto al corpo del figlio a kharkiv situazione militare in ucraina 19 luglio 2022attacco russo a kharkiv

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…