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SALTA IL BONUS DA 800 EURO PER AIUTARE I GENITORI SEPARATI IN DIFFICOLTA' ECONOMICHE PERCHE' LA NORMA È STATA SCRITTA MALE! - CI SONO TRE PROBLEMI NEL TESTO: 1) PARLA DI "GENITORI LAVORATORI SEPARATI O DIVORZIATI" NON PREVEDE I FIGLI DELLE COPPIE DI FATTO; 2) SI PREVEDE LA DISTRIBUZIONE DEI FONDI AI GENITORI E NON AI BENEFICIARI, CIOÈ I FIGLI. IL TIMORE È CHE UN GENITORE PRENDA IL BONUS E POI NON VERSI COMUNQUE L'ASSEGNO; 3) LA NORMA AFFERMA CHE HA DIRITTO AL BONUS CHI A CAUSA DEL COVID HA "CESSATO, RIDOTTO O SOSPESO" L'ATTIVITÀ LAVORATIVA. MA E' UNA FORMULAZIONE MOLTO VAGA…

Jacopo Orsini per “il Messaggero”

 

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L'atteso bonus per i genitori separati non arriverà. Almeno per ora. L'aiuto da 800 euro al mese voluto soprattutto dalla Lega per le coppie con figli divise e in difficoltà economiche inserito nel decreto Sostegni approvato definitivamente lo scorso maggio così com' è stato scritto è inattuabile. È quanto emerso negli ultimi giorni dopo una serie di approfondimenti fra gli uffici del Tesoro e di Palazzo Chigi.

 

Un pasticcio insomma, sulla pelle di chi aveva già cominciato a sperare in una boccata d'ossigeno. Il governo comunque è pronto a correre ai ripari per riscrivere la norma e inserirla già nella manovra che sta per arrivare all'esame del Parlamento.

 

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Se le modifiche riusciranno ad andare in porto come previsto allora nei prossimi mesi i 10 milioni di euro già stanziati potranno essere distribuiti a chi ne ha diritto. Il bonus, uno dei tanti varati in questi mesi, era stato pensato per i genitori che durante l'emergenza Covid avevano avuto difficoltà a pagare l'assegno di mantenimento. L'aiuto era stato infilato nel testo del decreto varato dal governo lo scorso marzo per sostenere le imprese messe in crisi dalla pandemia nel corso dell'esame parlamentare.

 

A volerlo era stata soprattutto la Lega, con un emendamento firmato in prima persona dal leader Matteo Salvini e dal senatore Simone Pillon. Ma l'idea era stata subito condivisa da tutte le forze politiche. «Di fronte a buone proposte, anche quando provengono da altre forze politiche, noi ci siamo», aveva approvato il Pd.

 

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«La Lega tocca una sensibilità condivisa. La logica è: aiutare i genitori separati o divorziati, che in questo periodo hanno avuto difficoltà maggiorate dalla crisi. È un tema assolutamente non divisivo», aveva concordato Forza Italia.

 

LA RIFORMULAZIONE

La proposta era stata tuttavia riformulata da una versione iniziale che fra l'altro conteneva anche una depenalizzazione per i genitori che non pagano gli alimenti e prevedeva uno stanziamento di cinque volte più grande. Poi alla fine era stata approvata e inserita nel testo del provvedimento convertito in legge a fine maggio.

 

Il testo uscito dal Parlamento stabilisce che «al fine di garantire ai genitori lavoratori separati o divorziati, che in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività lavorativa, la possibilità di erogare l'assegno di mantenimento, è istituito presso il ministero dell'Economia» un fondo «con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021».

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Con le risorse stanziate, continua il provvedimento, «si provvede all'erogazione di una parte o dell'intero assegno di mantenimento, fino a un importo massimo di 800 euro mensili». Infine si chiarisce che entro 60 giorni dall'approvazione un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il ministro dell'Economia, verranno definiti «i criteri e le modalità per l'erogazione dei contributi». Il termine per varare il provvedimento attuativo però è passato ormai da oltre tre mesi ma il bonus non è arrivato a nessun genitore in difficoltà.

 

Le modifiche apportate alla prima stesura voluta dalla Lega non sono bastate. Così come è stato scritto il provvedimento, a un esame più approfondito, presenta infatti almeno tre gravi problemi. Il primo è che discrimina: parla infatti di «genitori lavoratori separati o divorziati» senza prevedere quindi i figli delle coppie di fatto.

 

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Il secondo è che si prevede la distribuzione dei fondi ai genitori e non ai beneficiari, cioè i figli. Il timore in sostanza è che un padre (è raro infatti che sia la madre a dover pagare gli alimenti) prenda il bonus e poi non versi comunque l'assegno all'ex. C'è infine un terzo aspetto da rivedere. La norma afferma che ha diritto al bonus chi a causa del Covid ha «cessato, ridotto o sospeso» l'attività lavorativa.

 

Una formulazione ritenuta molto vaga. Con la parola «sospeso», si sono chiesti i tecnici, cosa si intende un giorno, un mese, un anno? Non è chiaro. Ma di sicuro in questo modo la platea dei possibili destinatari dei fondi diventa potenzialmente troppo vasta. Da qui lo stop. L'idea di fondo comunque resta condivisa. Si tratta ora di riscrivere la norma in modo che il bonus possa essere distribuito senza discriminare e senza mettere a rischio l'arrivo dei soldi ai figli, delimitando inoltre la platea dei beneficiari. Un lavoro che il governo sembra intenzionato a fare rapidamente, magari sfruttando già la legge di Bilancio che verrà approvata entro fine anno. Intanto i genitori separati dovranno aspettare ancora.

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