Alberto Fraja per “Libero quotidiano”
A scuola ci hanno insegnato che le scoperte che hanno radicalmente cambiato il nostro modo di stare al mondo sono state la ruota, la scrittura, il motore a scoppio, la lampadina eccetera. E la macchina del caffè, la selce, il freno, la penna a sfera, la lavatrice? Come mai di queste invenzioni non importa a nessuno? Ma soprattutto in quanti hanno contezza di quali straordinarie ripercussioni sulla vita materiale dell'homo sapiens hanno avuto tali oggetti oggi di uso scontatamente routinario?
Un libro molto interessante di Massimo Temporelli, "Noi siamo tecnologia" (Mondadori, 177 pagine, 128 euro), prova a colmare qualche lacuna. Cominciamo con la macchina del caffè. «Nel Settecento e nell'Ottocento la diffusione del caffè si affiancò alla crescita della borghesia, al dilagare dell'Illuminismo e soprattutto a una buona idea di cultura e di dibattito culturale che da mera questione privata tra nobili diventa questione pubblica», scrive Temporelli.
BEVANDA PRELIBATA È in questo periodo che, non a caso, nascono in tutta Europa i "caffè letterari" luoghi in cui, intorno a una tazzina di caffè distillata da una macchina, e dunque intorno all'evoluzione della tecnica di preparazione e consumo di questa bevanda nera, si diffondono le idee dell'Illuminismo. Insomma, la temperie culturale e filosofica che cambierà il nostro modo di pensare prende forma nel momento in cui il caffè, da ciofeca imbevibile (fino all'invenzione della macchinetta era un semplice e scialacquato decotto ottenuto da chicchi polverizzati e versati in acqua bollente) si tramuta in una bevanda prelibata ed energizzante.
E veniamo alla selce. È grazie ad essa se noialtri bipedi contemporanei siamo diventati molto più intelligenti di quanto non lo fossero i nostri antenati di specie. «Utilizzando strumenti artificiali, in particolare utilizzando la selce scheggiata e governando il fuoco, il genere homo sapiens iniziò a cacciare e ad accedere ad una nuova fonte di alimentazione sicura, molto più abbondante ed energetica di quelle sperimentate in precedenza: la carne», spiega l'autore. La nuova e buona dieta permise al nostro genere di supportare lo sviluppo di un grande cervello, molto più voluminoso di quelle delle altre scimmie e perciò stesso bisognevole di un consistente quantitativo di calorie.
E il freno? Un vecchio ma memorabile slogan pubblicitario recitava: «La potenza è nulla senza controllo». Parole sante. Chi vuole esprimere potenza, attraverso l'ebbrezza futuristica della velocità, deve poter disporre di un buon sistema di decelerazione. Insomma, senza i freni non ci può essere velocità. In principio furono le carrozze trainate dai cavalli. La cui relativa irruenza era contenuta da un sistema frenante rudimentale ma tutto sommato semplice nel suo funzionamento.
Il problema serio si presentò quando, dopo la prima rivoluzione industriale, fece la sua comparsa il treno. A quel punto i cavoli diventarono amari. Come arginare l'impeto delle locomotive dall'ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavallini d'acciaio imbrigliati di tubi, per dirla con Marinetti? La soluzione più brillante balenò nella mente fertile di George Westinghouse. Correva l'anno domini 1869 quando questo brillante scienziato americano inventò e poi brevettò un sistema frenante ad aria compressa che ancora oggi, dopo circa 150 anni, è il più usato dai treni di tutto il mondo.
E siamo alla penna a sfera. Scrivere, fin quando l'ipnotista e giornalista ungherese László József Bíró non la inventò (negli anni '30 del secolo scorso), era una tragedia. L'incalcolabile spreco di fogli (e di tempo) imbrattati dalla penna d'oca prima e da quella stilografica dopo, era diventato un problema. Fino a quando Birò non ebbe l'illuminazione e potè esclamare il suo "Eureka!". «Mentre osservava alcuni bambini giocare a biglie, vide che una delle sfere, rotolata in una pozzanghera, continuando lungo la sua traiettoria lasciava una scia perfetta sulla strada- racconta Temporelli -. Proprio quel meccanismo, in cui una sfera si intinge di inchiostro e rotolando lascia una traccia su foglio, diventerà il cuore della sua idea che in pochi anni rivoluzionò la storia della scrittura».
E finiamo con la più femminista delle scoperte: la lavatrice. «Quello che oggi sembra un semplice elettrodomestico è stata l'indiscussa protagonista di una delle rivoluzioni sociali più importanti della storia: l'emancipazione femminile, constata l'autore. Basti dire che la nonna di Mario Calabresi, negli anni del boom, vendette un'automobile per acquistare una lavatrice avendone riconosciuta la straordinaria potenza sociale.