LO SCEMO DEL VILLAGGIO GLOBALE – PER VALUTARE I NUOVI ASSUNTI LE AZIENDE ANALIZZANO GLI ACCOUNT SOCIAL - IL RISULTATO? SE AVETE FATTO GLI IDIOTI RISCHIATE DI GIOCARVI OGNI POSSIBILITÀ DI ESSERE ASSUNTI - SE NELLE FOTO-PROFILO DI FACEBOOK FIGURATE MEZZI NUDI, IN POSE VOLGARI, ABBRACCIATI A BOTTIGLIE DI SUPER ALCOLICI, CIÒ NON DEPORRÀ A VOSTRO FAVORE – I CONSIGLI UTILI  

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Azzurra Barbuto per “Libero quotidiano”

 

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«Chi ha coraggio può fare a meno della reputazione», affermava l' indomito Rhett Butler, interpretato dall' attore Clark Gable, nel celebre film "Via col vento". Tuttavia, a credenziali positive non possono rinunciare coloro che sono alla ricerca di un impiego, dal momento che una cattiva fama può indurre il potenziale datore di lavoro a scartare candidati dal curriculum sì brillante ma dalla pessima nomea.

 

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A destare preoccupazione oggi è soprattutto la reputazione che ciascuno individuo si crea di suo pugno sulla rete. Se a dicerie e pettegolezzi si può in qualche modo fare fronte contando di cancellarli mediante azioni meritorie che smentiscano strane voci e lingue biforcute, alla web reputation non si sfugge neanche da defunti, poiché, una volta macchiata, è sporca per sempre. Internet infatti è come un serbatoio senza fondo all' interno del quale i contenuti versati permangono e non c' è verso di eliminarli.

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ANALISI COMPLETA I marchi lo hanno capito da un pezzo e monitorano con attenzione le opinioni dei clienti, i quali prima di acquistare un prodotto o un servizio ricercano informazioni sulla rete riguardo ciò che intendono comprare, al fine di non incorrere in fregature.

 

A loro volta le aziende, nella fase di selezione del personale, prima di assumere un individuo, sempre più di frequente ne consultano i profili social per costruirsi un' idea chiara e completa della personalità del soggetto che hanno di fronte, studiandone il modo di presentarsi, i contenuti condivisi nonché la maniera di interagire con gli altri. Il motivo è il medesimo: scongiurare infinocchiature.

 

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Quindi, l' uso che facciamo dei social network può sia avvantaggiarci in ambito lavorativo, moltiplicando le chance di racimolare un' occupazione, che tagliarci le gambe, azzerando in un baleno le nostre possibilità e aspirazioni.

 

Purtroppo, spesso ci danneggia considerato che, secondo alcuni studi, un colloquio su quattro va male proprio per colpa dei social, anzi per colpa delle sciocchezze che - sconsideratamente - pubblichiamo sulle nostre pagine virtuali personali, incuranti del fatto che quel materiale "compromettente" sarà a disposizione di chiunque e potrebbero viziare l' immagine che gli altri si fanno di noi.

 

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Da una ricerca pubblicata da Adecco già nel 2015 e ancora attuale, risulta che gli addetti alle risorse umane adoperano Facebook, Instagram, Twitter e così via per cercare candidati passivi (78,3%), verificare i curricula ricevuti (75,5%) nonché la rete del candidato (67,1%), vagliare immagini e post condivisi (57,3%) e la reputazione digitale (50,3%). 35 reclutatori su 100 hanno ammesso di avere depennato esaminandi a causa della pubblicazione da parte di questi ultimi di fotografie o elementi inappropriati sui social network. Insomma, l' apparenza pesa.

 

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E pure tanto. Se nelle foto-profilo di Facebook figuriamo mezzi nudi, in pose volgari, abbracciati a bottiglie di super alcolici, ciò non deporrà a nostro favore e risulteremo poco credibili nelle vesti di professionisti affidabili e seri. Tuttavia, per correre ai ripari, non possiamo neanche pensare di bleffare sul web fino al punto di proporci quali bacchettoni che non sorridono mai e non si divertono per il timore di ritrovarsi disoccupati.

 

PRECAUZIONI UTILI Anche un profilo rigido ed asettico può destare sospetti e potrebbe comunicare a chi lo visiona l' intenzione mal celata di fornire una visione di noi forzata e finta.

 

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L' ideale sarebbe dunque quello di adottare qualche precauzione nell' utilizzo dei social network, rimanendo sempre memori del fatto che essi sono vetrine in cui esponiamo noi stessi, alla stregua di merci. Ci tocca stabilire quali notizie vogliamo condividere e quali è opportuno nonché conveniente mantenere private, consapevoli altresì dell' evidenza che tutto quello che carichiamo su internet permane, a volte persino quando lo abbiamo cancellato.

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Ecco che giova adottare minore leggerezza. Dunque, banditi i selfie in mutande e simili, gli autoscatti con i vip di turno, o con politici, le posture esageratamente sexy, così come commenti al vetriolo, polemiche troppo accese, parolacce e bestemmie, risposte aggressive agli interlocutori virtuali, adesioni a gruppi strambi, atteggiamenti sovversivi, minacce e lamentele.

 

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Optare per la sobrietà è la scelta vincente. Ed essa prevede pure che il tempo trascorso online non sia preponderante rispetto a quello passato nella vita reale. Non vorremmo mica fare credere a chi ci osserva che la nostra attività quotidiana prediletta sia quella di girarci i pollici!

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