enrico pazzali samuele calamucci carmine gallo

GLI SPIONI COMINCIANO A CANTARE: “FACEVO DEI REPORT, ORA TEMO PER LA MIA INCOLUMITÀ” – MASSIMILIANO CAMPONOVO, UNO DEI 4 ARRESTATI NELL’INCHIESTA SULLA BANDA DEI DOSSIER, PARLA AL GIP: “È UN SISTEMA OSCURO” – IL POLIZIOTTO MARCO MALERBA AMMETTE: “FACEVO ACCESSI ABUSIVI PER CARMINE GALLO, ERA UNO SCAMBIO DI FAVORI” – CALAMUCCI, L’HACKER “IN-CHIEF” DI EQUALIZE: “SIAMO ACCUSATI DI ATTIVITÀ IMPOSSIBILI DA REALIZZARE” – L’INDENTIKIT DEI 68 MEMBRI DELLA BANDA…

enrico pazzali

1. POLIZIOTTO AMMETTE, 'PRELEVAVO DATI PER CARMINE GALLO'

(ANSA) - Arrivano dal poliziotto Marco Malerba le prime ammissioni, con risposte davanti al gip, nell'inchiesta milanese sui presunti dossieraggi. "Sì, facevo gli accessi abusivi per i dati, nell'ambito di un rapporto di scambio di favori": è quanto avrebbe detto l'indagato al giudice. Favori che, a suo dire, gli venivano richiesti "dal suo capo", ossia Carmine Gallo.

 

2. UN ARRESTATO AL GIP, 'FACEVO REPORT, TEMO PER INCOLUMITÀ'

carmine gallo samuele calamucci

(ANSA) - "Temo per l'incolumità mia e della mia famiglia, mi passavano i dati e io facevo i report, eseguivo". E' questo il senso delle dichiarazioni rese da Massimiliano Camponovo, uno dei 4 arrestati nell'inchiesta milanese sui presunti dossieraggi

 

3. CAMPONOVO AL GIP DI MILANO, 'È UN SISTEMA OSCURO'

(ANSA) - "Sono preoccupato, avevo percepito che dietro a questo sistema c'era qualcosa di oscuro". Sarebbero, nella sostanza, altre frasi pronunciate, con dichiarazioni spontanee davanti al gip, da Massimiliano Camponovo, uno dei quattro arrestati nell'inchiesta milanese sul network di cyber-spie.

 

4. L'HACKER DEI DOSSIER, 'ACCUSATI DI ATTIVITÀ IMPOSSIBILI'

SAMUELE CALAMUCCI E CARMINE GALLO

(ANSA) - "L'unica cosa che posso dire, signor giudice, è che dal punto di vista empirico le cose che ho letto sugli organi di stampa sono impossibili da realizzare". Sono queste le dichiarazioni spontanee di Nunzio Samuele Calamucci, l'esperto informatico tra gli arrestati nell'inchiesta della Dda di Milano e della Dna sulla rete presunta di cyber spie. Le dichiarazioni si riferiscono alla presunta calacità del gruppo di 'bucare' lo Sdi. Calamucci, interrogato stamani sal gip Fabrizio Filice, si è avvalso della facoltà di non rispondere: intende prima conoscere gli atti dell'indagine per poi parlare ai pm.

CARMINE GALLO

 

5. “SONO PIÙ TECNOLOGICI DELLE FORZE DI POLIZIA” L’IDENTIKIT DEI 68 NELLA BANDA DELLE SPIE

Estratto dell’articolo di Rosario Di Raimondo per “la Repubblica”

 

Saranno stati pure «un pericolo per gli interessi vitali delle istituzioni », ma alcuni di loro si accontentavano di molto meno. Come l’agente arruolato dalla banda degli spioni che riceveva in regalo dal negoziante di Seregno un paio di Hogan in cambio di un passaporto facile.

 

carmine gallo

Avranno avuto strumenti tecnologici «pari se non superiori alle forze dell’ordine», per ordire depistaggi e ricatti, ma preparavano il buon vecchio fango per screditare Alex Britti, “colpevole” di aver portato in tribunale l’ex compagna che — secondo la denuncia del cantante — lo aveva video ripreso a sua insaputa in casa.

 

[…] Storie piccole e grandi ruotano attorno ai nomi dei 68 protagonisti della macchina dei dossier […]. Una buona metà dei protagonisti a caccia delle vite degli altri era collegata alla società Equalize di Enrico Pazzali […], per gli amici “Il presidente” o “Zio bello”, che chiedeva report a raffica ai suoi hacker.

 

GLI SPIATI DA EQUALIZE

Come l’esperto Samuele Calamucci detto “Samu”, che si vantava di rapporti pure con l’entourage di Berlusconi; come quel nutrito gruppo di informatici (da Cornelli e Camponovo, finiti ai domiciliari). Ancora, c’era una rete di divise infedeli, pagate «due o trecento euro» per accedere alle banche dati istituzionali, dal finanziere Giuliano Schiano al poliziotto Marco Malerba.

 

Ancora: investigatori privati sul filo della legge, smanettoni freelance, l’ingegnere-hacker (lo chiamavano così) Gabriele Pegoraro, procacciatori di nuovi clienti come l’ex carabiniere Vincenzo De Marzio. Nella rete c’erano semplici impiegati e tecnici ombra come quel tale Luca rimasto, persino per gli investigatori, «soggetto per lo più sconosciuto alle indagini». Un uomo invisibile.

 

ENRICO PAZZALI ATTILIO FONTANA

[…]  Dall’altro lato, […] i clienti. Come l’imprenditore Lorenzo Sbraccia, «privo di scrupoli» secondo i pm, «ossessionato » dalla ricerca di informazioni riservate per i suoi affari nonché principale finanziatore della premiata ditta Spioni spa: un milione e passa di euro è arrivato nei conti della società con gli uffici vista Duomo e gli schermi accesi sui segreti di migliaia di persone.

 

SAMUELE CALAMUCCI DAVANTI AL PC CONTA UNA MAZZETTA DI SOLDI

«Possiamo sputtanare tutta l’Italia», era il grido di battaglia. Se al buon “Pazzalone” interessavano dossier da usare contro «competitor» economici e politici, la banda fatturava «kappa» grazie a commesse con celebri brand impegnati nel controllo di dipendenti ritenuti infedeli: così l’elenco degli indagati accoglie manager di Barilla, Erg, Heineken ma anche nomi altisonanti come quello di Leonardo Maria Del Vecchio, figlio dell’impero Luxottica, che avrebbe arruolato due emissari per concordare con Equalize l’installazione di un “trojan” nel telefono della modella di cui si era «invaghito» e per commissionare un falso dossier sul fratello. […]

ENRICO PAZZALI LA SEDE DI EQUALIZE I CLIENTI DI EQUALIZEenrico pazzalienrico pazzaliEnrico PazzaliL’hard disk e il pc di Nunzio Samuele CalamucciENZO DE MARZIO - SAMUELE CALAMUCCI - UOMINI DELL INTELLIGENCE ISRAELIANAEnrico Pazzalisede della Equalize a milanoL’hard disk e il pc di Nunzio Samuele CalamucciNUNZIO SAMUELE CALAMUCCI CON CARMINE GALLO E I 'RAGAZZI' AL LAVORO AL QUARTIER GENERALE DI EQUALIZELA SEDE DI EQUALIZE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…