È LA STAMPA INGLESE, BELLEZZA...E VOI ARABI NON LA POTETE COMPRARE – IL GOVERNO CONSERVATORE DI RISHI SUNAK CORRE AI RIPARI PER BLOCCARE L’ACQUISIZIONE DEL “DAILY TELEGRAPH” E DEL SETTIMANALE “SPECTATOR” DA PARTE DI REDBIRD IMI, FONDO SOVRANO DI ABU DHABI – SI TRATTA DI UNA MOSSA PER EVITARE CHE QUALUNQUE STATO ESTERO POSSA POSSEDERE UN GIORNALE BRITANNICO INFILANDO IL NASO NEL DIBATTITO PUBBLICO. NOI INVECE AGLI STRANIERI DIAMO TUTTI, PERSINO LE INFRASTRUTTURE CHIAVE...

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1. REGNO UNITO: VIETATO VENDERE I GIORNALI A GOVERNI STRANIERI

Estratto dell'articolo di Enrico Franceschini per “la Repubblica”

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I giornali sono un bene nazionale da proteggere, se necessario proibendone l’acquisto da parte di Paesi stranieri. È la logica che ha spinto il governo conservatore di Rishi Sunak a introdurre una legge in materia di media, il cui obiettivo immediato è bloccare l’acquisizione del Daily Telegraph, uno dei più noti quotidiani del Regno Unito, da parte di RedBird Imi, fondo sovrano di Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti.

 

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La nuova legislazione, presentata mercoledì al parlamento di Westminster, vieterà di fatto a qualunque Stato estero di possedere, influenzare o controllare un giornale britannico. In futuro ogni trattativa che coinvolga un altro Paese verrà esaminata dalla Competition and Markets Authority e bloccata se l’autorità pubblica riscontrerà la presenza diretta o indiretta di un governo straniero.

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Il provvedimento, di cui entro due settimane si prevede l’approvazione alla camera dei Comuni, dovrebbe avere l‘effetto di impedire la vendita del Telegraph, insieme al settimanale Spectator, al fondo sovrano arabo per una somma intorno ai 600 milioni di sterline, pari a circa 700 milioni di euro.

 

Fondato nel 1855, il Daily Telegraph è una testata storica, a lungo definitosi un “quotidiano di qualità” per distinguersi dai tabloid popolari; da sempre filo-conservatore, negli ultimi anni è diventato più fazioso, schierandosi con l’estrema destra ultranazionalista dei Tories. […]

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2. SCONTRO CON L’ISLAM PER IL TELEGRAPH

Estratto dell'articolo di Dario Mazzocchi per “Libero quotidiano”

Gli sceicchi vogliono il Telegraph, pilastro della libertà di stampa britannica.

Da quasi centosettant’anni è un punto di riferimento nel panorama mediatico britannico. Nel 1939 ha raccolto in esclusiva la testimonianza di Clare Hollingworth che, durante un viaggio dalla Polonia verso la Germania, assistette in prima persona alla marcia delle truppe naziste attraverso il confine, dando inizio alla Seconda guerra mondiale. Fu definito lo scoop del secolo.

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Negli Anni ’90 aveva invece come corrispondente da Bruxelles un certo Boris Johnson che durante quella esperienza cominciò a maturare le idee anti-europeiste che l’hanno portato ad essere il Primo ministro della Brexit.

 

INCHIESTE E SCANDALI

È il Daily Telegraph, quotidiano di riferimento per l’area conservatrice britannica, al punto da essere bollato come The Torygraph dagli ambienti progressisti e laburisti. Ha portato avanti inchieste e sollevato scandali, tra cui il terremoto che nel 2009 ha colpito l’House of Commons con l’approfondita indagine sulle spese ingiustificate dei parlamentari di Westminster o la polemica sollevata lo scorso anno, pubblicando le chat di Matt Hancock, ministro della Salute durante l’emergenza Covid-19, in cui risaltavano l’assenza di un vero piano di intervento e gli scontri con l’entourage di Downing Street.

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In queste settimane è al centro di una delicata partita finanziaria dopo che il gruppo di investimenti RedBirdIMI ha presentato un’offerta di acquisto del Telegraph Media Group di 600 milioni di sterline. Il fondo, in cui compare anche Gerry Cardinale, patron del Milan, è guidato dallo sceicco Mansour bin Zayed al-Nahyan, vicepresidente degli Emirati arabi uniti e proprietario del Manchester City.

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Finché si tratta di una squadra di calcio, va bene tutto, ma l’ipotesi che il quotidiano possa finire nelle mani di una cordata degli Emirati ha creato malumori, tensioni e appelli per tutelare un asset della democrazia britannica.

 

L’operazione coinvolge un'altra testata del gruppo, il settimanale The Spectator: altra colonna storica d’Oltremanica le cui pubblicazioni risalgono al 1828. E altra bussola di riferimento per i conservatori britannici e non solo. […] Il Daily Telegraph ha una diffusione di circa 320.000 copie giornaliere, ma nel 2023 il gruppo editoriale ha superato il milione di abbonamenti considerando anche le edizioni digitali.

 

D’altra parte a dicembre la famiglia Barclay, attuali editori, sono riusciti a ripagare un debito di 1,2 miliardi di sterline alla Lloyds Bank proprio grazie all’aiuto di RedBirdIMI, che adesso punta a prendersi l’intera fetta. Quanto allo Spectator, le copie vendute settimanalmente superano le centomila unità, tra versione cartacea e digitale.

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[…]

 

LEGAMI AMBIGUI

Con la libertà di stampa non si scherza, ma c’è chi tentenna. A finire al centro del mirino è proprio il primo ministro Rishi Sunak, volto di un Partito conservatore che si appresta a combattere una drammatica campagna elettorale, considerando l’ingombrante svantaggio verso l’opposizione laburista.

 

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«Perché Sunak è così timido nel difendere la libertà di stampa?», si chiedeva ieri Moore in uno dei suoi interventi settimanali dalle colonne del Telegraph. «Forse è preoccupato di non disturbare la famiglia regnante di Abu Dhabi, da lungo tempo alleata della Gran Bretagna, anche se recentemente in modo ambiguo», ha azzardato riferendosi agli stretti legami tra gli sceicchi e il presidente russo Vladimir Putin. […]

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