TEMPI BUI PER LE EX MOGLI SANGUISUGHE - LA CASSAZIONE REVOCA L'ASSEGNO DI MANTENIMENTO A UNA 46ENNE CHE NON CERCAVA LAVORO - LA DONNA LAMENTAVA DI ESSERE ORMAI TAGLIATA FUORI DAL MERCATO DOPO 20 ANNI A CASA, MA I GIUDICI SONO STATI INFLESSIBILI: "VADA A FARE L'ADDETTA ALLE PULIZIE" - IL DIRITTO DI CAMPARE SULLE SPALLE DELL'EX MARITO SPARISCE QUANDO SI COMINCIA A CONVIVERE CON UN ALTRO UOMO...

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Michela Allegri per "Il Messaggero"

 

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A distanza di tempo dal divorzio, l'ex coniuge, ancora giovane e in ottima salute, si rifiuta di cercare un lavoro? Per la Cassazione non ha più diritto all'assegno di mantenimento. Per ottenerlo, infatti, deve dimostrare, quantomeno, di essersi impegnato per cercare un impiego e di non avere avuto successo.

 

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I supremi giudici hanno messo questo principio nero su bianco in una sentenza pubblicata il 4 febbraio, con la quale hanno revocato il mantenimento a una quarantaseienne di Torino che aveva «un atteggiamento rinunciatario» nella ricerca di un'occupazione.

 

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La donna per anni ha incassato l'assegno divorzile, che negli ultimi tempi era stato ridotto a circa 200 euro. Ma l'ex marito, stanco di pagare, ha chiesto l'annullamento degli accordi, visto che l'ex consorte non aveva nemmeno cercato di rendersi indipendente economicamente.

 

IL RICORSO

La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di secondo grado, che avevano sottolineato che, in questo caso, il mantenimento non era giustificato. La donna aveva deciso di impugnare la sentenza sottolineando che non era stato tenuto conto del tenore di vita ai tempi del matrimonio.

 

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Sosteneva anche che il fatto di non avere lavorato per più di 20 anni l'avesse messa praticamente fuori mercato. Gli ermellini le hanno dato torto su tutta la linea. Per prima cosa hanno specificato che quando era sposata non viveva nel lusso. La Corte ha poi tenuto conto dell'età della donna - «di soli 46 anni e quindi non particolarmente avanzata» -, delle buone condizioni di salute e dell'assenza di impedimenti alla ricerca di un impiego.

 

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D'altronde, sottolineano i magistrati, la signora potrebbe tornare a «lavorare come addetta alle pulizie», come aveva fatto saltuariamente in passato. In questo modo i giudici hanno risposto alla lamentela della ricorrente: sosteneva di essere stata ritenuta solo «astrattamente idonea a svolgere attività lavorativa», senza esempi concreti e senza tenere conto delle difficoltà che avrebbe sicuramente incontrato se si fosse messa alla ricerca di qualsiasi occupazione.

 

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Ma c'è di più. I giudici hanno annullato l'assegno anche perché, come dimostrato dall'ex marito, la donna avrebbe da tempo una nuova relazione stabile, sfociata in una convivenza tenuta nascosta.

 

Circostanza che, per la Cassazione, sarebbe stata pienamente dimostrata: i giudici sostengono che abbia da tempo instaurato una nuova convivenza, nonostante ne parli come di un rapporto «di natura solo amicale». Non è tutto: la donna è stata anche condannata a pagare le spese processuali, pari a 1.500 euro.

 

I PRECEDENTI

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Una sentenza che segue un'altra pronuncia rivoluzionaria dei magistrati di piazza Cavour. Lo scorso ottobre i supremi giudici hanno stabilito che il diritto all'assegno di divorzio può venire meno nel caso in cui il coniuge beneficiario abbia una relazione sentimentale con periodi più o meno lunghi di convivenza, tanto da rendere stabile la nuova unione.

 

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Con questa motivazione la Cassazione aveva accolto il ricorso di un ex marito che aveva chiesto l'annullamento dell'assegno dovuto alla ex consorte che, nonostante di fatto dormisse più giorni a settimana con il nuovo compagno, non aveva mai ufficializzato la convivenza.

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