incendio in un palazzo in centro a torino porta nuova piazza carlo felice

IL TETTO CHE SCOTTA – CI SONO VOLUTE NOVE ORE PER DOMARE LE FIAMME NEL PALAZZO AL CENTRO DI TORINO DOVE IL FUOCO HA DIVORATO DUE CONDOMINI, UNA TRENTINA DI CASE DISTRUTTE, TRA CUI DUE ATTICI, VENDUTI DI RECENTE PER 4 MILIONI DI EURO – GLI SFOLLATI SONO UN CENTINAIO MENTRE I FERITI SONO CINQUE – A SCATENARE IL ROGO È STATO IL DESIDERIO DI UNA FACOLTOSA FAMIGLIA PIEMONTESE, ACQUIRENTE DI UNO DEGLI ATTICI, DI NASCONDERE UNA CASSAFORTE IN UN ANFRATTO DEL SOTTOTETTO…

Massimiliano Peggio per “La Stampa”

 

incendio in un palazzo in centro a torino 4

Torino, anche nel dramma del fuoco, non è come Milano. La Torre dei Moro, bruciata nei giorni scorsi come un gigantesco cerino, era un grattacielo dal fascino moderno. Il palazzo divorato ieri dalle fiamme, lentamente come un falò, di fronte alla stazione di Porta Nuova, era un signorile edificio tardo ottocentesco. Austero come la sua città. Un tempo albergo, «Hotel Ligure», poi trasformato negli ultimi anni in condominio di lusso, con due attici con giardini pensili e vista sulle montagne. Come il grattacielo di Milano, anche il palazzo di Torino è stato rivestito di materiale di coibentazione. Per migliorarne l'efficienza energetica.

incendio in un palazzo in centro a torino 5

 

Ma in questo caso c'è una variante. Un errore umano. E riguarda il desiderio discreto di una facoltosa famiglia piemontese, acquirente di uno degli attici, di nascondere in un anfratto del sottotetto, in gran segreto, una cassaforte. Così ieri mattina un fabbro di fiducia si è messo a lavorare con fiamma ossidrica e saldatrice a una delle pareti. Tra legni antichi rimessi a nuovo, parquet di pregio e intercapedini farcite di coibentante. «A quanto ci risulta - dicono i tecnici di un'impresa che ha lavorato alla ristrutturazione dello stabile - il fabbro ha tagliato il muro condominiale e le scintille hanno dato fuoco all'isolante. L'operaio ha provato a spegnere il fuoco con un estintore e una manichetta, ma non è riuscito a fermare l'incendio».

incendio in un palazzo in centro a torino 9

 

Due condomini inagibili Addio attico, quello adiacente da poco abitato, e a tutto il resto del tetto, con una ventina di mansarde. Cinque persone sono rimaste leggermente ferite: il fabbro, torinese, di 56 anni, che ha riportato lievi ustioni alle mani, due inquilini che hanno avuto un mancamento a causa della paura e un paio di soccorritori che hanno riportato delle escoriazioni. «È stata una lotta lunga, non facile per le condizioni dell'edificio ma finalmente possiamo dire che le fiamme sono sotto controllo» diceva ieri poco dopo le 19 il comandante dei vigili del fuoco di Torino, Agatino Carrolo.

 

incendio in un palazzo in centro a torino 8

Gli edifici sono di quattro piani, più le mansarade e gli attici. Un complesso a forma di «otto», con una manica centrale a separare le due porzioni condominiali. L'allarme è partito intorno alle 10. «Brucia un tetto in centro, di fronte alla stazione». Ci sono volute quasi nove ore di operazioni: quattro autoscale, oltre 40 vigili del fuoco. Le fiamme hanno divorato quasi 1800 metri quadrati di tetto.

incendio in un palazzo in centro a torino 11

 

Alla fine della giornata, il bilancio è di due condomini inagibili, un centinaio di sfollati, una trentina di unità distrutte, tra cui i due attici: uno di circa 200 metri quadrati, l'altro di 300. Venduti di recente, per un valore complessivo che si aggira sui 4 milioni di euro. Ma i danni totali, stando ad una prima stima, sarebbero di almeno 30 milioni di euro. Danni da almeno 30 milioni Una donna è stata coraggiosa. «Macché, ho solo fatto il mio dovere» racconta Antonella Lo Iacono, seduta ai margini dei giardinetti di piazza Carlo Felice, di fronte alla stazione.

incendio in un palazzo in centro a torino 2

 

È la portinaia del palazzo di piazzetta Lagrange, adiacente a quello da cui sono partite le fiamme. Al primo allarme ha pigiato tutti i citofoni dello stabile. Ha chiamato uno ad uno gli inquilini. «Uscite subito, c'è un incendio». Poi è andata nel cortile e si è messa ad urlare. «Mettetevi in salvo, correte. Portate in salvo gli animali». Cani e gatti. Poi è arrivata una pattuglia della polizia. Gli agenti hanno setacciato i piani, per accertarsi che nessuno fosse rimasto bloccato in casa. «Avevo paura che qualcuno fosse rimasto addormentato o che non avesse sentito le mia urla. Per fortuna sono usciti tutti» racconta Antonella.

incendio in un palazzo in centro a torino 10

 

Anche lei costretta a passare la notte fuori casa. Tutto il centro di Torino è rimasto bloccato per l'intera giornata. Corso Vittorio isolato, per facilitare le operazioni dei vigili del fuoco e dei soccorritori. Tram e bus deviati. Molta gente col naso all'insù, a scattare foro, a commentare il fuoco che veniva spento da un lato e che poi rispuntava da un altro. «Ma come è possibile? Ci vorrebbero più vigili del fuoco». Ma quello, dicono gli esperti, è il dispetto delle fiamme quando si alimentano di tetti antichi, di travi secolari. Il falò perfetto. «Le solette dell'ultimo piano sono di legno, una volta attaccate bruciano come niente» dice l'amministratore di uno dei due condomini, Piero Tibiletti, che ha seguito le operazioni fino dal mattino, prendendosi cura dei condomini.

 

incendio in un palazzo in centro a torino 12

Nelle mansarde c'era anche delle bombole di gas, che via via sono esplose per effetto del calore. Aperta un'inchiesta «Ho visto la nuvola nera dalla tangenziale, mentre mi avvicinavo alla città. Era impressionante. Finalmente eravamo arrivati alla fine dei lavori. Quei due attici erano uno spettacolo» afferma Gian Luca Vigna, responsabile dell'azienda edile Fiammengo, che ha curato gli interventi di restauro del palazzo, per conto della società immobiliare Mgb, proprietaria dell'immobile, che dal 2012 aveva avviato il recupero dello stabile. «Per quanto ci riguarda - aggiunge Vigna - siamo del tutto estranei ai lavori commissionati all'interno dell'attico, per installare la cassaforte. Nessuno era stato messo al corrente».

incendio in un palazzo in centro a torino

 

Gli acquirenti del grande attico, che si estendeva su lato di via Lagrange, strada dello shopping raffinato, si erano affidati ad una ditta di fiducia, per motivi di riservatezza. Famiglia Biraghi, imprenditori del formaggio: stando agli accertamenti degli investigatori, il contratto di acquisto non è stato ratificato, ma era in fase di definizione con l'ultimazione delle migliorie. L'operaio, sentito dalla polizia in mattinata, avrebbe ammesso la ricostruzione dei fatti. «La prego non riesco a parlare in questo momento» dice al telefono, con voce sconvolta. Oggi, terminate le operazioni di messa in sicurezza, l'edificio sarà ispezionato dagli ispettori dei vigili del fuoco e sottoposto a sequestro. La magistratura ha aperto un'inchiesta.

incendio in un palazzo in centro a torino 6incendio in un palazzo in centro a torinoincendio in un palazzo in piazza carlo felice a torino 8incendio in un palazzo in piazza carlo felice a torino 1incendio in un palazzo in piazza carlo felice a torino 3incendio in un palazzo in piazza carlo felice a torino 2incendio in un palazzo in piazza carlo felice a torino 6incendio in un palazzo in piazza carlo felice a torino 7incendio in un palazzo in piazza carlo felice a torino 5incendio in un palazzo in piazza carlo felice a torino 4incendio in un palazzo in centro a torino 7

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...