beatrice segreti

TI SVELO UNA... SEGRETI - "CONSIDERO IL MIO CORPO ARTE, MA SOLO IO HO IL DIRITTO DI UTILIZZARLO NEI MODI CHE RITENGO OPPORTUNI". BEATRICE SEGRETI È LA "CREATRICE" DI ONLYFANS PIÙ NOTA D'ITALIA: "INCASSO FINO A 30 MILA DOLLARI AL MESE, POLITICI E CALCIATORI HANNO VITE VUOTE E SI "ABBONANO" A ME. IMMORALE? PER ME LO È UN LAVORO CHE TI TIENE 12 ORE IN UFFICIO SENZA SODDISFAZIONI"

Luca Giampieri per “La Verità

 

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Bisogna chiarire un aspetto. A prescindere dalle opinioni, Onlyfans non è solo un'app: è un fenomeno di costume internazionale. Nata nel 2016 per condividere contenuti, la piattaforma con sede a Londra ha assunto presto i contorni di un social a sfondo erotico grazie a una politica aziendale meno restrittiva rispetto a quella della concorrenza (Instagram, TikTok).

 

Esplosa nel 2020 grazie alla colonizzazione dei sex worker, Onlyfans fattura 5 miliardi di dollari l'anno, con oltre 1 milione di creatori e 150 milioni di utenti nel mondo (circa 15 milioni nuovi iscritti ogni mese).

 

Ad agosto 2021, su pressione dei partner bancari, la società aveva annunciato che a partire da ottobre avrebbe vietato la pubblicazione di qualsiasi contenuto di natura sessuale.

 

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Salvo fare retromarcia una settimana più tardi. In Italia, le ragazze che si mostrano a pagamento sull'app di Tim Stokely sono oltre 120.000: una categoria professionale a tutti gli effetti.

 

Per comprenderne meglio le proporzioni, basta soffermarsi su qualche numero: gli psicologi iscritti all'albo nel nostro Paese sono circa 100.000, i geometri 95.000, i commercialisti 70.000.

 

Beatrice Segreti, pseudonimo di N., è una delle creatrici più seguite del momento. Veronese, 24 anni, una laurea in economia aziendale, si guadagna da vivere gestendo full time un account assieme al marito Alex, imprenditore turistico. Nell'intestazione del suo profilo Instagram si legge: «L'arte non potrebbe esistere senza rappresentare la bellezza della nudità».

 

Si parla molto del corpo delle donne, di come viene percepito dagli uomini e rappresentato dai media. La sua posizione è in quella frase?

«Se visita un qualsiasi museo, troverà una scultura o un dipinto raffiguranti donne e uomini nudi. La premessa è che considero il mio corpo arte, ma solo io ho il diritto di utilizzarlo nei modi che ritengo opportuni. Il problema nasce nel momento in cui qualcun altro pretende di averlo a modo suo, quando la gente si sente giustificata ad avvicinarsi perché amo mostrarmi».

 

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Parità dei sessi, quindi, significa anche poter scegliere di pagarsi il mutuo di casa col proprio corpo?

«Certo. Non vedo differenza tra me e un cantante che vive della sua voce. Solo perché mi servo di qualcosa che dalla società è ancora considerata tabù, non significa che stia facendo qualcosa di immorale. Per me, immorale è un lavoro che ti tiene 12 ore in ufficio senza soddisfazioni».

 

Da quanto è iscritta a Onlyfans?

«Poco più di un anno. Ma gravitavo attorno al mondo dell'erotismo già da quattro, pubblicando gratuitamente foto e video di me e mio marito su blog e forum».

 

Quando è diventata una professione?

«Col tempo ci siamo accorti che, con l'aumentare delle attrezzature per la creazione dei contenuti, crescevano anche i costi. Nel frattempo Onlyfans stava esplodendo. Ci siamo detti: proviamo. La risposta è stata sorprendente».

 

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Alla luce dell'egemonia social, crede che l'esibizione sia un totem dei nostri tempi?

«Beh, alla fine chi non è un po' esibizionista? Quale uomo, nell'indossare una cravatta o un particolare orologio, non ama mostrarsi? Lo stesso vale per una donna che sceglie un abito sexy. È un esibizionismo che ha un ritorno su di sé. L'apprezzamento altrui germoglia in noi e accresce l'autostima».

 

Mi spiega qual è il suo core business?

«Anzitutto, un abbonamento fisso con dei contenuti base (foto e video) ai quali è possibile accedere solo versando una somma prefissata. Ogni creator decide il suo prezzo, il mio è di 9,90 dollari al mese. Dopodiché, ci sono altri contenuti, più espliciti, da sbloccare con contributi extra».

 

Di quei 9,90 dollari, quanto le rimane in tasca?

«La piattaforma trattiene il 20%. Poi si aggiungono le tasse italiane. Ciò che resta è all'incirca 4 euro. Praticamente, tre caffè».

 

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Sul suo sito c'è una dicitura con un numero percentuale: «Top 0,3%». È un rating?

«Grossomodo. In sostanza, maggiore è la risposta degli utenti, minore è il numero percentuale. Più è prossimo allo zero, più significa che sei popolare. Il concetto è che, in tutto il mondo, solo lo 0,3% dei creator ha quei numeri. E di conseguenza quei guadagni».

 

Si è arricchita, quindi.

«Sì. Sono arrivata anche a 30.000 dollari in un mese. Facendo una media, difficilmente scendo sotto i 10.000».

 

Sono cifre da dirigente d'azienda.

«Buona parte di quel denaro la reinvesto: sulla mia immagine, ma anche su beni immobili, per esempio. Non ho mai sperperato i miei soldi».

 

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Non teme che simili entrate possano darle alla testa?

«Sono buone, ma nulla a che vedere con quelle di un cantante o di un attore. E poi, già prima, conducevo un certo stile di vita mio marito non mi ha mai fatto mancare nulla».

 

Dunque, l'annuncio di un giro di vite da parte di Onlyfans non l'aveva scomposta più di tanto.

«No, ma tutte le ragazze presenti su Onlyfans si erano trasferite in blocco su una piattaforma creata subito dopo l'annuncio. Si chiamava Fansly. Suppongo che i fondatori si stiano ancora mangiando le mani».

 

Già. Erano a un passo dal bingo. Che idea si è fatta di quel dietrofront?

«In quei giorni girava un meme: diceva che era come se Taco Bell avesse smesso di fare i tacos. Credo che a Onlyfans abbiano capito che eliminare i contenuti erotici significava suicidarsi, e hanno trovato un accordo con le banche».

 

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Come mai, secondo lei, l'app ha avuto un tale boom tra le ragazze?

«Penso che il motivo fosse già visibile con Instagram. Tante, anche se non tutte lo ammettono, amano mettersi in mostra. Onlyfans è un modo di farlo. E sono contenta che ci sia, perché sento storie di minorenni che inviano privatamente foto di nudo per una ricarica del cellulare. Quando non peggio. Onlyfans è un circuito sicuro che tutela creatori e utenti».

 

Che tipo di interazione si crea fra lei e i suoi abbonati?

«Molto stretta, ma sempre virtuale. Spesso non si parla nemmeno di sesso».

 

In che senso, scusi?

«Alcuni utenti hanno solo bisogno di sentire una presenza. Vogliono confidarsi, essere ascoltati».

 

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Ha anche donne tra i suoi follower?

«Donne e coppie. È bello sapere che quello che faccio può servire ad aumentare l'intesa sessuale di una coppia».

 

Richieste bizzarre?

«Persone disposte a pagare per venire a casa a fare le pulizie, oppure donne che vogliono regalarmi ai loro compagni per il compleanno».

 

Se dovesse definirsi, cosa direbbe?

«Sono una persona solare, aperta, di cui ci si può fidare. Molti su Onlyfans si confidano con me, è importante che io sia per loro un posto sicuro. Specie per le persone note».

 

A chi si riferisce?

«Personaggi della politica, dello spettacolo, imprenditori, calciatori».

 

Ah. E per quale motivo la cercano?

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«Per ciò che non trovano quando tornano a casa. Molti tentano di sfruttare la loro posizione per andare oltre il virtuale, ma è un approccio che non funziona: se mi sbatti in faccia quello che sei per arrivare al sodo, non ottieni nulla. Lo trovo meschino, per nulla eccitante. Un docente universitario mi ha promesso una laurea facile se andavo con lui».

 

Che idea si sta facendo degli uomini?

«Da una parte, mi dispiace vedere che esistono uomini con vite tristi, soprattutto fra i vip. Hanno tutto, ma quando vengono da me sembra che non abbiano niente. Altri hanno solo bisogno di un conforto che viene a mancare. Alcuni uomini, invece, possono essere degli animali».

 

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A proposito: avrà letto la vicenda di Carol Maltesi.

«Sì, orribile. Era molto vicina a una mia cara amica, era solo questione di tempo perché ci conoscessimo».

 

Il fatto che fosse su Onlyfans ha sollevato dibattiti e preoccupazioni. Vuole dire la sua? Magari per tranquillizzare tanti genitori.

«Onlyfans non ha nulla a che vedere con ciò che è accaduto a Carol. Sarebbe successo comunque. Essere sex worker non aumenta le probabilità di essere perseguitate o uccise.

Sentiamo continuamente storie di ex fidanzati e di mariti che uccidono, e quasi mai riguardano donne che fanno il mio lavoro».

 

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In un video circolato dopo il fattaccio, Carol parlava di una violenza verbale delle donne sulle donne. Lei l'ha mai avvertita?

«Sì, assolutamente. Certe donne sanno essere più cattive degli uomini. Non capiscono, e magari i loro compagni sono abbonati al mio profilo. Anche sul lavoro noto grande arroganza: quando si tratta di fare numeri, ci sono ragazze che venderebbero la propria madre».

 

A chi pensa che sia facile fare soldi in questo modo, cosa risponde?

«Semplicemente: provateci. Provate a stare dietro a 2.000 fan. Tantissime ragazze mi contattano perché vorrebbero cominciare: la maggior parte si accorge presto che non è per tutti. Se fai qualcosa contro la tua natura solo per un tornaconto economico, la gente lo nota».

 

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Diversamente da tante sue colleghe, ha scelto di non metterci la faccia. Perché?

«Si ricollega al modo in cui è nato tutto: un gioco. Mi diverto ma tengo alla mia privacy. E mio marito anche, essendo un imprenditore. Non voglio che i piani si confondano. Mi piace l'idea di avere due vite: a volte posso scegliere la carta di Beatrice, altre quella di N.».

 

Cosa la gratifica di più del suo lavoro?

«Sapere che, oltre a portare gioia a me e alla mia relazione, è fonte di piacere per tante persone. In qualche modo le stimola, le ispira».

 

Un po' come le influencer.

«La differenza tra me e un'influencer è che l'influencer pubblicizza un prodotto al quale magari non è interessata per avere un compenso. Io pubblicizzo solo me stessa, quando e come voglio».

 

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