woodcock

TOGA PARTY! – ANCHE I MAGISTRATI ITALIANI VANNO AL VOTO: IL 18 E IL 19 SETTEMBRE DOVRANNO ELEGGERE I COMPONENTI TOGATI DEL CSM. CI SONO 87 CANDIDATI PER 20 POSTI, DIVISI PER FUNZIONI. TRA QUESTI, RICICCIA WOODCOCK, COME INDIPENDENTE: “LE CORRENTI IN PASSATO HANNO SVOLTO UN RUOLO IMPORTANTE, MA OGGI PUÒ ESSERE UTILE L’APPORTO DI CHI HA FATTO SEMPRE E SOLO IL MAGISTRATO. ABBIAMO BISOGNO DI RIACQUISTARE CREDIBILITÀ ALL’ESTERNO MA ANCHE ALL’INTERNO…”

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

WOODCOCK

«Io non sono mai stato iscritto a una corrente, mi sono dedicato solo al lavoro con grande passione, secondo alcuni anche troppa...», dice Henry John Woodcock dalla macchina che lo sta portando a Pescara, nuova tappa della sua campagna elettorale.

 

Non per il Parlamento ma per il Consiglio superiore della magistratura: il 18 e 19 settembre, una settimana prima delle elezioni politiche, i magistrati italiani voteranno i componenti togati del prossimo organo di autogoverno, e il pubblico ministero anglo-napoletano è in lizza come indipendente. Uno degli 87 candidati per 20 posti divisi per funzioni: 2 di Cassazione, 5 pm e 13 giudici di merito, con un sistema misto tra proporzionale e maggioritario.

 

«Le correnti in passato hanno svolto un ruolo importante - spiega Woodcock -, ma oggi può essere utile l'apporto di chi ha fatto sempre e solo il magistrato, magari con qualche turbolenza».

 

Storie personali

MARIO PALAZZI

Da una visita negli uffici giudiziari della Lombardia replica Mario Palazzi, pm romano candidato del gruppo progressista Area: «Chi aderisce a una corrente aderisce a un'idea della giurisdizione, a valori che gli elettori possono conoscere e valutare. Quando si viene scelti come rappresentanti non contano solo le storie personali».

 

Dopo essersi incontrati sulla via dell'accidentata inchiesta Consip, in cui Woodcock finì indagato da Palazzi per una fuga di notizie (poi ci fu l'archiviazione chiesta dalla stessa Procura di Roma), ora i due pm affrontano questa sfida a distanza, in due collegi diversi: uno al Sud e l'altro al Centro-Nord.

 

JOHN HENRY WOODCOCK

Accusato spesso di aver condotto indagini rumorose svanite in altrettanti flop giudiziari, Woodcock liquida l'addebito con aplomb inglese («La campagna elettorale non è la sede per parlare dei miei procedimenti, chi è interessato può documentarsi sul loro esito») e preferisce soffermarsi sulla propria scelta: «Nel distretto di Napoli e Salerno, tra 1.200 magistrati non c'era un pm disposto a mettersi in gioco, e allora l'ho fatto io, con una candidatura che "spariglia".

 

LUCA PALAMARA - OLTRE IL SISTEMA

Penso che la magistratura abbia bisogno di riacquistare credibilità all'esterno ma pure al proprio interno, con comportamenti che ci riavvicinino agli altri cittadini, facendoci sentire uguali e non un gradino sopra».

 

Quanto alle riforme, quella appena approvata «rischia di accentuare gli aspetti burocratici del nostro lavoro». Il centro-destra favorito alle elezioni politiche vuole introdurre la separazione delle carriere tra giudici e pm, malvista dalla maggioranza delle toghe, ma Woodcock preferisce soprassedere: «È un argomento così delicato da meritare un'intervista a parte».

 

dario scaletta

Palazzi invece lo inserisce tra «i soliti refrain ideologici che non incidono sulle legittime aspettative dei cittadini. C'è un completo disinteresse per riforme utili a far funzionare la giustizia come gli organici, l'edilizia giudiziaria o una razionale depenalizzazione, mentre si ritorna a proporre di "riformare i magistrati", con la burocratizzazione del lavoro e la stessa separazione delle carriere».

 

Carriere separate

 Dario Scaletta, pm antimafia a Palermo e candidato di Magistratura indipendente, la corrente togata considerata più a destra, è contrario, «non solo per rispetto ai precetti costituzionali, ma anche per la personale esperienza maturata in oltre vent' anni di carriera, passando da una formazione di civilista a rappresentante dell'accusa. Con un pm ancorato alla cultura della giurisdizione si garantisce meglio la funzione di presidio di legalità per le parti offese e pure a tutela dell'indagato».

 

HENRY JOHN WOODCOCK

Quanto all'esigenza di sottrarre il Csm a «logiche di potere e correntizie», Scaletta ritiene che per le nomine si potrebbero «introdurre fasce di anzianità e criteri di priorità per evitare che valutazioni contrapposte trascendano in arbitrio; servirebbero punteggi specifici uniformi per evitare che la provenienza dallo stesso territorio diventi in un caso un vantaggio e in un altro un handicap. Le decisioni devono essere prevedibili come quelle giudiziarie, pur lasciando al Consiglio un certo margine di discrezionalità».

 

MARCO BISOGNI

I diversi schieramenti che votano compatti, per Scaletta sono «un fatto fisiologico se frutto di identità valutative o culturali, e patologico se rispecchiano solo logiche di appartenenza», ma la crisi delle correnti avrà un peso in queste elezioni. La più colpita dal cosiddetto «scandalo Palamara» è la "centrista" Unità per la costituzione che al Sud candida il pm di Catania Marco Bisogni; il quale con l'ex pm radiato dall'ordine giudiziario ha avuto scambi di accuse arrivati agli annunci di reciproche querele.

 

Crisi dei gruppi

«Il mio gruppo ha mutato completamente classe dirigente - chiarisce - e le modalità di selezione dei candidati, siamo stati scelti dalla base e non calati dall'alto come in passato. Il Csm deve garantire il massimo di trasparenza nelle sue decisioni, che non riguardano solo le nomine ai vertici degli uffici».

 

il plenum del csm

Anche Bisogni è contrario alla separazione delle carriere perché «un buon pm deve essere il primo giudice e non l'ultimo poliziotto incontrato da un cittadino sotto inchiesta, mentre penso che come primo atto il Csm debba darsi un nuovo testo unico con regole chiare. Per le nomine dev' essere valorizzato il lavoro giudiziario svolto, che deve prevalere sulle medagliette o altri incarichi. E per le valutazioni dovremmo interloquire con i magistrati degli uffici, portando elementi di democrazia nelle scelte».

 

Su questo Woodcock si spinge ancora più in là: «Non sono contrario ai giudizi di avvocati e professori, non mi piace l'idea della separatezza della magistratura dal resto della società. Io posso promettere un metodo di lavoro: decidere approfondendo ogni questione attraverso la lettura delle carte, pure nei procedimenti disciplinari o i trasferimenti d'ufficio, dove la matrice deontologica del giudizio non giustifica la violazione delle regole».

HENRY JOHN WOODCOCK

 

Da un altro fronte, Mario Palazzi ribatte: «La questione morale al nostro interno resta una priorità, ma la furia iconoclasta purtroppo presente anche nella magistratura è solo un assist per chi, da fuori, anela a un Csm trasformato in silente ufficio del personale». Voci dall'altra campagna elettorale, di pm a caccia di voti togati.

MARCO BISOGNI CURCIO WOODCOCKwoodcockhenry john woodcock

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?