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LA TORBIDA STORIA DI SLOBODANKA BOBA TOSIC, LA RAGAZZA PIÙ BELLA DI BOSNIA FINITA AL CENTRO DI UN TRIANGOLO CRIMINALE TRA I DUE BOSS DELLA DROGA DI SARAJEVO - RAGAZZA COPERTINA DI “PLAYBOY”, EX MISS, LA PARTECIPAZIONE A UN REALITY, L’ORGANIZZAZIONE DI UN (FALLITO) ATTENTATO E LA ROCAMBOLESCA FUGA SENZA LASCIARE TRACCE… - FOTO

Massimo M. Veronese per “il Giornale”

 

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A l telefono gli aveva detto che non era giusto che la loro storia finisse così e che forse era il caso di parlarne, perché le storie, quando sono sincere, a volte ricominciano e quel silenzio tra loro che durava da mesi le aveva fatto pensare a tante cose. Del resto era stata lei a lasciarlo perché lui, Djordje, era ancora pazzo di Slobodanka. Aiutami a cercare alcuni libri in università, gli dice, perché devo preparare un esame, poi ci facciamo un panino al bar, una birra, magari una passeggiata, così parliamo un po'.

 

Quando Djordje la ritrova è persino più bella di quando l'aveva lasciato, l'aria da collegiale, i capelli raccolti nella coda, gli occhi color smeraldo a metà tra ghiaccio e fuoco. Sembra Cappuccetto rosso.

 

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Ma è il lupo. Si salutano, si abbracciano, come stai? ti trovo bene, lei sale sulla macchina di lui, non è lontano il garage a ore dove devono parcheggiare, ma quando scende lasciando scivolare fuori dalla portiera quelle gambe che non finiscono mai, fa una cosa strana: si allontana di qualche metro come se avesse paura di qualcosa, quando lo fissa negli occhi lo sguardo ritrova di colpo un rancore mai dimenticato, solleva la mano e la porta alla bocca. È il segnale concordato.

 

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Djordje Zdrale, professione «capobastone» della mala bosniaca, boss di una banda criminale di Sarajevo Est specializzata in furti, rapine, estorsioni, rapimenti e omicidi, capisce di essere stato tradito, di essere finito in una trappola. Due uomini spuntano dal nulla e cominciano a sparare tra le macchine, uno, due, dieci colpi, ma Djordje è un tipo sgamato, reagisce, spara anche lui, trova una via di fuga, lo aiuta un mitra dei suoi giustizieri che si inceppa come nei film. Ferisce uno dei suoi killer mancati, Strahinja Raeta, che morirà due anni dopo cercando di piazzare dell'esplosivo sotto un'auto, trova rifugio, ferito alla schiena e al braccio, nel bar di un amico.

 

Stavolta il morto non c'è ma sono mesi che la procura antimafia di Belgrado sta cercando di fare luce su quella serie di omicidi che insanguina la faida tra due clan rivali, quello di Djordje Zdrale e quello di Darko Elez, l'altro padrino del crimine di Sarajevo, il principe oscuro della città, il signore della droga e del traffico di essere umani. Il fidanzato di Slobodanka.

 

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Prima che il suo passo morbido, abituato alle passerelle della moda e del glam, attraversasse la loro vita i due gangster erano quasi amici, almeno per quanto si possano considerare amici due professionisti del Male. Si rispettavano l'un l'altro, non si pestavano i piedi, si stavano alla larga. Nei report della polizia di Sarajevo c'era scritto quali fossero le caratteristiche che univano le due bande: crudeltà e ottima organizzazione. Poi, a rimescolare la carte, è arrivata lei. Slobodanka Boba Tosic è la ragazza più bella di Bosnia e ha da sempre gli occhi degli uomini addosso.

 

Vive con i genitori nel modesto appartamento di un palazzo fatiscente a Han Pijesak, in una regione montuosa della Bosnia orientale, e non ha mai avuto nulla tranne la voglia di arrivare. Bionda ma non naturale, il taglio della bocca all'Angelina Jolie, gambe che si fanno seguire ovunque, è come un campo magnetico che erotizza chiunque si avvicini alla sua orbita, sottile e leggera come una copertina di carta patinata, quella che Playboy gli dedica quando non ha ancora vent' anni ed è già stata eletta miss Bosnia.

 

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Nelle foto fissa sfrontata l'obiettivo, la camicetta aperta, con la mano sulla bocca come quel pomeriggio al garage. Nei Balcani la conoscono tutti anche perché ha partecipato al reality Survivor, un Grande fratello infilato nella natura selvaggia di un'isola deserta, dove per uscirne devi sfidare le trappole della giungla. Non è ancora la «dark lady» dei duelli rusticani tra i boss, la Crudelia Demon sospettata di aver partecipato ad almeno cinque omicidi e una decine di rapine milionarie. «Quello di cui mi accusano è folle - ripete da sempre - Tutta questa situazione è folle. Io non somiglio nemmeno lontanamente alla donna che i media raccontano».

 

Slobodanka aveva conosciuto Djordje in prigione dov' era andata per trovare il nonno. Era dietro le sbarre per l'omicidio di una coppia, marito e moglie, in Bosnia-Erzegovina e gli sguardi che si scambiarono promettevano fuoco. In prigione però Djordje non ci sta molto e quando esce la prima cosa che fa è andare dal suo compagno di merende Darko. Vuole la parte che gli tocca dei soldi che insieme hanno rapinato a una banca. Elez gli dice di no, al massimo, gli concede, ti lascio carta bianca a Sarajevo Est.

 

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A Djordje va bene, adesso anche lui è un padrino, adesso anche lui conta qualcosa. Slobodanka entra in scena lì, all'incrocio di due vite perdute. Non è solo per denaro che i due gangster diventano nemici per la pelle. Ma anche e soprattutto per lei, la dama nera dagli occhi di ghiaccio, la ragazza più bella dei Balcani. Il crimine organizzato a Sarajevo, finite le guerre, i cecchini alle finestre e le pulizie etniche, è cresciuto fino a diventare un mostro dalle cento teste, il cancro che divora la società bosniaca con un fatturato che pareggia il bilancio annuale dello Stato.

 

Ci sono gang nate con il racket che si sono evolute in giri d'affari di economia parallela diventando vere e proprie oligarchie, uno Stato nello Stato. Quell'omicidio mancato però non è solo la fine di un'antica amicizia, della sfida per una donna e di una guerra senza quartiere. É la fine di tutti e due. La Polizia vuole mettere fine alla faida prima che l'incendio bruci tutta la città e con l'operazione «Burattino» entra in azione.

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La banda di Darko viene smantellata in una notte, la Polizia stima che il valore complessivo delle rapine del clan superi i 5 milioni di euro, e il suo capo dal carcere adesso non uscirà più, seppellito dai troppi morti ammazzati. A Djordje, incastrato anche lui con tutta la band è andata meglio: uscirà se va bene tra vent' anni per l'omicidio di un poliziotto. Finito lui, finito l'altro.

 

Ma non lei. Il processo di primo grado la condanna a due anni e mezzo di carcere per concorso in omicidio e partecipazione a banda armata. Slobodanka però non è in aula, aspetta il verdetto nella vecchia casetta di Han Pijesak, dove tutto è cominciato, consegnata ai domiciliari. Insiste nel dire di non centrare nulla con tutte quelle sporche vicende: sì, conosceva i due, ma neanche sapeva fossero mafiosi, ci penserà l'appello a renderle giustizia, si dice convinta. Però A settembre arriva la sentenza di appello e a Han Pijesak scompare una donna.

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La faccia apparentemente anonima, i capelli rossi, senza trucco, ha un nome e una scheda sul sito dei Most wanted dell'Interpol: Slobodanka Boba Tosic, 34 anni, pregiudicata, primula rossa dei Balcani. Prima che la Polizia bussasse alla sua porta con l'ordine di arresto ha imboccato una strada che non promette ritorno, in un posto dove si può sparire senza lasciare tracce. «Non è una fuggitiva. - la difende la madre Jadranka - Se ne è andata in Serbia perché abbiamo perso ogni fiducia nella giustizia della Bosnia. Slobodanka è una ragazza eccezionale, la sua giovinezza è stata distrutta da queste vicende. É stanca di tutto questo, si sente impotente e non tornerà più».

 

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Anche i media sono convinti che Slobodanka, approfittando della doppia cittadinanza e di un trattato tra i due Paesi che non prevede estradizione, si nasconda in Serbia. Dicono anche dove: nell'appartamento del parlamentare Zica Gojkovic, uno dei leader del Movimento per la restaurazione del Regno di Serbia. Scrivono sia stato lui a proteggerla, c'è chi li ha visti insieme a un paio di eventi pubblici.

 

Lui nega: «Ammetto di conoscerla, ma non ho niente a che fare con lei. Quando l'ho incontrata, stava con un attore». Nelle sue ultime foto, magrissima, con gli occhiali scuri, nei suoi tailleur nero, sembra un'altra. Ma chi sia ancora non si sa.

 

 

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