michael cohen e donald trump-2

TRUMP FU? - “HO ASSISTITO A "PIOGGE DORATE", HO TRUFFATO PER SUO CONTO, HO MENTITO A SUA MOGLIE MELANIA PER NASCONDERE LE SUE INFEDELTÀ E FATTO IL PREPOTENTE CON CHIUNQUE MINACCIASSE L'ASCESA DI TRUMP AL POTERE” – LE BOMBASTICHE RIVELAZIONI DI MICHAEL COHEN, EX AVVOCATO DI TRUMP, NEL LIBRO “DISLOYAL, THE REAL REAL DONALD TRUMP”: “SO DELLA COLLUSIONE CON LA RUSSIA. USA I METODI DI UN BOSS DELLA MAFIA. SO DOVE SONO NASCOSTI I SUOI SCHELETRI PERCHE' SONO STATO IO A SEPPELLIRLI...”

DAGONEWS

 

michael cohen e donald trump 1

Michael Cohen ha sganciato la bomba: giovedì ha pubblicato la prima parte del suo libro di memorie  “Disloyal, The Real Real Donald Trump” in cui rivela particolari scottanti dei suoi anni al fianco del presidente come fedelissimo avvocato prima di diventare il suo nemico giurato ed essere condannato a 3 anni di carcere per evaso il fisco (1,4 milioni di dollari), mentito al Congresso sui suoi rapporti con i russi e violato la legge elettorale sul finanziamento.

 

il libro di michael cohen 1

«A parte sua moglie e i suoi figli, conoscevo Trump meglio di chiunque altro - ha scritto Cohen, sostenendo che è stato lui a spingerlo a candidarsi alla presidenza -  In un certo senso, lo conoscevo meglio anche della sua famiglia perché sono stato testimone del vero uomo, negli strip club, in loschi incontri di lavoro e nei momenti in cui ha rivelato chi era veramente: un imbroglione, un bugiardo, un prepotente, un razzista, un predatore, un truffatore»

michael cohen 1

 

Nella prima parte del libro, che è stato pubblicato su DisloyalTheBook.com giovedì pomeriggio, Cohen afferma che Trump "non ha veri amici": «Non ha nessuno di cui si fidi per mantenere i suoi segreti. Per dieci anni io sono stato sempre lì per lui, e guarda cosa mi è successo». Un atto d’accusa verso Trump senza risparmiare un mea culpa: «Ho truffato per suo conto, derubato i suoi soci in affari, mentito a sua moglie Melania per nascondere le sue infedeltà , e fatto il prepotente con chiunque minacciasse il percorso di Trump al potere.

melania trump

 

Dalle golden shower in un sex club a Las Vegas, alla frode fiscale, agli accordi con funzionari corrotti dell'ex Unione Sovietica, al mettere a tacere le amanti di Trump. Non ero solo un testimone dell'ascesa del presidente, io ero un partecipante attivo». Il riferimento alla golden shower potrebbe riferirsi a un viaggio con Trump in un club chiamato The Act il cui repertorio includeva la minzione di artisti sul palco.

 

Cohen continua: «Trump era colluso con i russi, ma non nei modi sofisticati immaginati dai suoi detrattori. Sapevo anche che l'indagine di Mueller non era una caccia alle streghe. Trump aveva imbrogliato alle elezioni, con la connivenza russa, come scoprirete in queste pagine, perché era disposto a fare qualsiasi cosa - e intendo qualunque cosa - per vincere».

vladimir putin

 

Dice che Trump ha cercato di "insinuarsi" nel mondo di Putin e nella sua "cerchia di oligarchi miliardari corrotti": «Lo so perché ho gestito personalmente quell'accordo e ho tenuto Trump e i suoi figli strettamente informati di tutti gli aggiornamenti, anche se il candidato ha mentito apertamente al popolo americano dicendo: “Non c'è collusione russa, non ho rapporti con la Russia”».

 

michael cohen

Cohen chiarisce di sapere molte informazioni visto di essere stato per 10 anni l'ultima chiamata di notte e la prima al mattino di Trump e di entrare e uscire dal suo ufficio almeno 50 volte al giorno: «I nostri telefoni cellulari avevano le stesse rubriche, i nostri contatti era così sovrapposti che parte del mio lavoro consisteva nell'affrontare le infinite domande e richieste, grandi o piccole, degli innumerevoli ricchi e famosi conoscenti di Trump.

 

michael cohen al congresso 2

Ho chiamato tutte le persone con cui ha parlato, il più delle volte a suo nome come suo avvocato ed emissario, e tutti sapevano che quando parlavo con loro, era come se stessero parlando direttamente con Trump. So dove sono sepolti i suoi scheletri perché sono stato io a seppellirli. Mi aveva detto di essere uno di famiglia e io gli avevo creduto, cazzo».

michael cohen al congresso 3

 

Dopo aver collaborato con Mueller, Cohen racconta di come temesse per la sua vita e di come Trump agisca come un “boss della mafia” che non avrebbe mai ordinato di farlo fuori, ma lanciava messaggi ai suoi sostenitori: “Il presidente degli Stati Uniti mi voleva morto. Il presidente mi ha definito un ratto e ha twittato accuse contro di me, così come contro la mia famiglia.

 

Ho ricevuto centinaia di minacce di morte sul mio cellulare, sulla mia e-mail e persino per posta. Ero esattamente la persona di cui parlava Trump quando ha detto che poteva sparare e uccidere qualcuno sulla 5th Avenue e farla franca. Inoltre ha anche un controllo simile a quello di una setta sui suoi sostenitori, alcuni dei quali sono folli e disposti a fare qualsiasi cosa per compiacere o proteggere il presidente. Sapevo quanto fossero impegnati questi fanatici perché ero stato uno di loro».

michael cohen al congresso 1

 

Cohen, inoltre, ritiene che Trump voglia evitare la prigione diventando leader a vita e ha accennato a un Donald con mille paturnie, perso, solo e senza le persone di cui ha davvero bisogno: «Guardando Trump al telegiornale della sera nella sala giochi della prigione, quasi mi dispiace per lui.

 

bill barr

Lo conosco così bene e conosco i suoi tic facciali. Vedo lo sguardo, si sente con le spalle al muro mentre si agita, inveisce e delira, alla ricerca di un protettore e difensore, qualcuno disposto a combattere sporco e distruggere i suoi nemici». Tra gli aspiranti adulatori disposti a infrangere le regole per lui ci mette Bill Barr, Jared Kushner, Rudy Giuliani e Mike Pompeo. «È solo un gangster che può rivelare i segreti della criminalità organizzata.  È un uomo artefatto al cento per cento».

michael cohen al congresso 4

 

E poi torna a fare un mea culpa: «Il mio insaziabile desiderio di compiacere Trump per ottenere potere è stato il difetto fatale che ha portato alla mia rovina. Donald Trump e io eravamo simili; in questa brama di potere, io e il presidente eravamo anime gemelle. Ero così vulnerabile alla sua forza magnetica perché offriva un cocktail inebriante di potere, forza, celebrità e un completo disprezzo per le regole. Per Trump la vita è un gioco e tutto ciò che conta è vincere. Vedo il Partito Repubblicano e i seguaci di Trump che minacciano la costituzione e che seguono uno dei peggiori impulsi dell'umanità: il desiderio di potere a tutti i costi».

michael cohen al congresso 6michael cohenMichael Cohen e TrumpMichael Cohen Michael Cohenmichael d cohenmichael cohen al congresso 5

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...