molinari repubblica gay pride

TUTTI AL "GAY PRIDE" A VEDERE MOLINARI REGGERE LO STRISCIONE AZIENDALE - IL DIRETTORE DI REPUBBLICA ANNUNCIA AI DIPENDENTI CHE IL GIORNALE PARTECIPERA' CON UN PROPRIO STRISCIONE ALLA SFILATA DELL'ORGOGLIO GAIO A ROMA - "CARI TUTTI, IN QUESTI ANNI ABBIAMO CERCATO DI CONNOTARE SEMPRE PIU' REPUBBLICA COME IL GIORNALE DEI DIRITTI" - QUANDO ERA CORRISPONENTE DA WASHINGTON, I PERFIDI COLLEGHI AVEVANO SOPRANNOMINATO MOLINARI "COCCOLINO" PERCHE'...

Francesco Bonazzi per "la Verità"
 

molinari

In fila per sei con il resto di due, dietro al Numero uno/una/x. Repubblica non solo aderisce al prossimo gay pride di Roma, ma il direttore Maurizio Molinari invita tutti i giornalisti a partecipare dietro all'apposito striscione aziendale. Lo ha fatto con una scarna ma pregna comunicazione al corpo redazionale, il cui principale merito è di iniziare con un sobrio e paterno «Cari tutti», anziché utilizzare il più inclusivo schwa, l'impronunciabile elemento fonetico che viene dalla lingua ebraica e ci renderà tutti meno discriminati.
 
L'adunata del sabato iridato è in programma per il prossimo 11 giugno in una città che è detta eterna perché è sopravvissuta a tutto e a tutto sopravviverà. «Cari tutti, in questi anni abbiamo cercato di connotare sempre più Repubblica come il giornale dei diritti», scrive Molinari. E aggiunge che si tratta di «una battaglia nella quale crediamo e per la quale impieghiamo i nostri sforzi quotidiani, come persone prima ancora che come giornalisti».
 

la lettera ai dipendenti di repubblica sul gay pride di Molinari

Persone prima che giornalisti, esattamente come quando si pubblicavano paginate di intercettazioni telefoniche, con dentro cose e persone che nulla c'entrano con la notizia. Il direttore arrivato da una lunga carriera alla Stampa va dritto al sodo: «Quest'anno Repubblica prenderà parte con un proprio striscione al gay pride di Roma. Chiunque voglia partecipare è benvenuto».
 
Non solo, ma «chi desidera prendere parte attivamente alla sfilata e aiutare a sorreggere il nostro striscione per una parte del corteo, può scrivere a Laura Pertici che coordina l'iniziativa».
 
Quando era corrispondente da Washington, i perfidi colleghi avevano soprannominato Molinari Coccolino. Grande esperto di politica estera, lavoratore forsennato e collega di rara gentilezza e disponibilità con tutti, come direttore sta alla Repubblica di Scalfari come Matteo Renzi al Pd.
 

gay pride

Molinari, insomma, è il direttore più di destra che ci sia mai stato al quotidiano finito nelle mani della famiglia Agnelli Elkann, ma la sua destra non è quella di Giorgia Meloni. Figlio della buona borghesia ebraica romana, la scorsa settimana ha affiancato a una pagina di giubilo laico democratico e antifascista per la nomina di Matteo Zuppi alla guida della Conferenza episcopale italiana, un'intervista al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, così titolata: «Con noi ebrei adesso il dialogo crescerà». Era esattamente la prima preoccupazione di Bergoglio quando ha dovuto scegliere il capo dei vescovi italiani, a soli nove mesi dalle elezioni generali.
 

Maurizio Molinari

E comunque non deve passare sotto silenzio neppure la splendida trovata dello striscione aziendale pro gay, che messa così e ricordando che Molinari è stato per oltre un ventennio un dipendente della Fiat, potrebbe anche ricordare le gite aziendali del ragionier Fracchia. E invece questa trovata è più probabilmente un retaggio, se non della Marcia dei Quarantamila, di quelle manifestazione dietro gli striscioni di Lotta Continua alle quali hanno partecipato negli anni belli decine di giornalisti di Espresso e Repubblica.
 
La foto che aspettiamo, sabato 11 marzo, è quella di Molinari dietro lo striscione arcobaleno. E poi vorremmo vedere lo screenshot dei messaggi che gli manderà il suo ex co-editore Carlo De Benedetti. O la faccia del suo predecessore Ezio Mauro, che non scenderebbe in piazza neppure a difesa del tartufo d'Alba e adesso rischia di vedere qualche suo ex giornalista presentarsi alla manifestazione «con la famiglia».
 

maurizio molinari foto di bacco (4)

Ma non la famiglia a cui pensano loro, e neppure quella del «familismo amorale» contro cui i fondatori dell'Espresso, lottavano insieme a Mario Pannunzio, fondatore del Mondo. No qui, bisogna diramare una seconda circolare interna che specifichi che se un giornalista di Repubblica intende sfilare dietro lo striscione di redazione con il compagno/a vestito da drag queen, è pregato almeno di avvertire la collega Pertici.
 
Con l'occasione di questa ordinanza che potremmo definire Ordinanza decoro, si potrebbe anche indire, per non sembrare fascisti, un beauty contest per lo slogan migliore da scrivere sullo striscione.
 
L'unico che ci viene in mente e non ci farebbe radiare dall'ordine dei giornalisti è qualcosa come «Più Sambuco/a/x Molinari per tutti». Però sicuramente il fratello genio dell'editore, Lapo Elkann, troverà un'idea migliore e più raffinata.
 

maurizio molinari si addormenta in diretta al tg2 post 1

A parte ciò, è giusto cogliere con serietà il dato politico dell'iniziativa. L'ex giornale partito della sinistra che sfila al pride romano in nome della «battaglia per i diritti» chiude in modo perfetto, e anche giulivo, la parabola della sinistra italiana, che dai tempi della legge Biagi sul lavoro, della legge Mancino sui reati d'opinione, o della Turco-Napolitano sull'immigrazione, è passata dalla tutela dei diritti dei lavoratori a quella dei soli diritti civili.
 

 

Quanto agli attuali editori di Repubblica, come a quelli precedenti, se accostati alla parola «diritti», vengono in mente principalmente quelli di prelazione, di recesso e di opzione. E soprattutto, la battaglia per i diritti di successione.

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?