rissa neri afroamericani negri

LA VEDO NERA - IN AMERICA SONO SEMPRE DI PIÙ GLI AFROAMERICANI CHE PERDONO IL LAVORO PER AVER PRONUNCIATO LA PAROLA “NEGRO”: NON POSSONO PIÙ DIRSELO TRA LORO - FILIPPO FACCI CONTRO IL POLITICAMENTE CORRETTO: “ABBIAMO IL PROBLEMA DI SPIEGARE A UN GHANESE CHE ‘NEGRO’ UN TEMPO ERA UNA NORMALE PAROLA, MA CHE POI È SCADUTA ED È DIVENTATA ‘NERO’ CHE POI È DIVENTATA AFROASIATICO O AFROAMERICANO PRIMA DI ACQUIETARSI SUL DEMENZIALE EXTRACOMUNITARIO O IMMIGRATO DI COLORE…”

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

filippo facci

Negro. La scriviamo subito (la parola negro) perché dagli Stati Uniti rimbalzano notizie paradossali circa l' uso di questo termine, e, soprattutto, perché certe consuetudini anglosassoni spesso non fanno che anticipare degli orientamenti che nell' Occidente di retroguardia (l' Italia) si presentano poi con puntuale ritardo: ma si presentano. Non che il biasimo per chi adotti quest' espressione (ancora presente sui vocabolari) non sia da tempo, anche in Italia, una notissima regola del politicamente corretto: ma dire «negro», di norma, non produce ancora conseguenze tipo licenziamenti o allontanamenti da società sportive e non. Da noi, al limite, ti cacciano da qualche social network o ti arriva un esposto dell'Ordine dei Giornalisti. Negli Stati Uniti invece è diverso.

 

LINGUAGGIO DA PALESTRA

Penny Toler

Esempio numero uno. La direttrice di una squadra femminile di basket professionistico, i Los Angeles Sparks, è stata licenziata all' inizio del mese perché in un discorso rivolto alle giocatrici ha appunto usato la parola «negro». Facciamo notare, anzitutto, che l'espressione è talmente innominabile da non comparire neppure negli articoli americani che ne parlano: viene definita «N-word». Il secondo dettaglio è che questa direttrice generale è negra, o nera che dir si voglia.

 

Il terzo aspetto è che questa direttrice, che si chiama Penny Toler e che ricopriva l'incarico da vent' anni, secondo varie testimonianze non ha usato il termine in forma spregiativa o rivolta alle giocatrici: l'ha usato, in generale, all' interno di un discorso vivace e motivatore dopo una sconfitta coi Connecticut Sun nelle semifinali del Wnba, la lega professionistica femminile degli Usa. Notare che la Lega esiste dal 1997 e che Penny Toler, ai tempi giocatrice proprio dei Los Angeles Sparks, segnò il primo canestro della storia della Wnba e divenne direttrice dopo essersi ritirata nel 1999.

 

Marlon Anderson

Da allora, la sua squadra ha vinto tre campionati e ha raggiunto gli spareggi finali 18 volte. Ora l' hanno mandata via perché ha detto negro. Lei ha detto solo: «È un peccato che io abbia usato quella parola. Non dovrei. Nessuno dovrebbe».

 

Passiamo al secondo esempio, e qui vi invitiamo a leggere con attenzione perché è roba da capogiro. In sostanza, in una scuola del Wisconsin, una guardia giurata negra di 48 anni è stata licenziata perché, nel dire a uno studente negro di non usare la parola «negro», ha pronunciato la parola «negro». Rileggete, se necessario.

 

Si chiama Marlon Anderson e il caso risale al 9 ottobre scorso, quando i suoi superiori l' hanno invitato a occuparsi di uno studente ribelle il quale, per tutta risposta, ha cominciato a insultarlo e a chiamarlo «negro» per una quindicina di volte, dopodiché la guardia ha risposto «non chiamarmi negro» per altrettante volte.

 

NEGRO

Quindi ha detto anche lui «negro», e la scuola (West High School, a Madison) una settimana dopo l' ha licenziato dopo 11 anni. Motivo ufficiale: la politica di tolleranza zero del Metropolitan School District circa un eventuale linguaggio dispregiativo del personale. Poi, non essendo ancora tutti rinscemiti, qualcuno ha cominciato a protestare. Qualche decina di studenti ha improvvisato uno sciopero contro il licenziamento, e la notizia ha cominciato a circolare.

 

È diventata un piccolo caso nazionale e vi evitiamo gli strascichi, tipo la cantante Cher che si è offerta di pagargli le spese legali, cose del genere. Morale: dopo un po' di teatrino formale e mediatico, il distretto ha deciso di riassumerlo, e lunedì Marlon ha scritto «Sono tornato!!» sulla sua pagina Facebook. Nota: solo l'anno scorso, almeno sette impiegati dello stesso distretto sono stati licenziati per aver usato espressioni ritenute razziste. Ma non sono diventate un caso nazionale, e ignoriamo il colore della loro pelle. Seconda nota: non abbiamo commenti da fare.

DISCRIMINAZIONE RAZZIALE

 

RITARDO CULTURALE

Preferiamo serbarli per quando servirà da noi, al di qua dell' Atlantico. Siamo ancora in una fase involuta: abbiamo ancora il problema di spiegare - chessò - a un ghanese che «negro» un tempo era una bella e normale parola, ma che poi è scaduta ed è diventata nero (black) che poi è diventata afroasiatico o afroamericano (sette sillabe) prima di acquietarsi sul demenziale extracomunitario o immigrato di colore, espressione che peraltro ai negri non piace. Qualcuno di noi, impunito, continua a scrivere negro negli articoli e addirittura a farci dei titoli di giornale. Nella maggioranza dei vocabolari, come detto, la voce riporta «Chi appartiene alle diverse razze del ceppo negride, originarie del continente africano». Ma noi siamo in ritardo culturale, con poca o nessuna voglia - nel nostro caso - di accelerare.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”