serena mollicone

VENT’ANNI SENZA GIUSTIZIA – PRIMA UDIENZA PER L’OMICIDIO DI SERENA MOLLICONE, UCCISA NEL 2001 E RITROVATA SENZA VITA IN UN BOSCHETTO DI ARCE, IN PROVINCIA DI FROSINONE – DOPO CHE LA FAMIGLIA SI È OPPOSTA ALL’ARCHIVIAZIONE DEL CASO, I RIS HANNO CONFERMATO CHE LA RAGAZZA FU UCCISA NELLA CASERMA DI ARCE DURANTE UNA DISCUSSIONE - ALLA SBARRA SONO FINITI L'EX COMANDANTE DELLA STAZIONE DEL PAESE, SUA MOGLIE, IL FIGLIO E…

Tiziana La Pelosa per "Libero Quotidiano"

 

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Vent' anni. E chissà quanti ne passeranno ancora prima che sia fatta giustizia sul delitto di Arce, che ormai fa parte della memoria collettiva: il corpo senza vita di Serena Mollicone, 19 anni, venne ritrovato in un boschetto del comune in provincia di Frosinone. Era il 3 giugno del 2001. La sua morte non ha ancora dei colpevoli assicurati alla giustizia. Soltanto degli imputati, ai quali si è arrivati grazie alla caparbietà dell' avvocato dei Mollicone e del papà di Serena, che per tutta la vita si è speso alla ricerca della verità fino a morirne, lo scorso anno, senza vedere i frutti della sola cosa che lo teneva in vita.

 

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Ieri c' è stata la prima udienza del processo, ma è stata «velocissima» e rinviata al prossimo 16 aprile, in un' aula dell' Università di Cassino per permettere alla stampa di seguire il processo con le misure anti-Covid. La Corte, nel frattempo, «dovrà decidere l' ammissibilità della richiesta di costituirsi parte civile da parte del comune di Arce», ci spiega l' avvocato, Dario De Santis. Richiesta che va ad unirsi a quelle già ammesse, dell' Arma dei Carabinieri e dei familiari di Santino Tuzi, il brigadiere morto suicida a 59 anni. L' 11 aprile del 2008 il suo corpo venne trovato con il petto squarciato da un colpo sparato con la sua pistola d' ordinanza, a bordo della sua auto, una Fiat Marea.

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Più avanti avrebbe dovuto ripetere in aula quello che pochi giorni prima aveva riferito in procura, e cioè che il 1 giugno di sette anni prima, aveva visto Serena Mollicone entrare nella caserma di Arce a metà mattina, intorno alle 11, e che alle 14.30, orario in cui lasciò la caserma, quella ragazza era ancora lì, non era affatto uscita. Una testimonianza chiave, la sua.

Forse scomoda. Ma bisogna fare un passo indietro per capire il perché.

 

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ORRORE La mattina del 1 giugno del 2001, la liceale Serena con un posto nella banda del paese a suonare il clarinetto, esce dalla sua casa ad Arce, seimila abitanti in provincia di Frosinone, per andare all' ospedale di Isola del Liri a dieci chilometri di distanza. Serena sa come si sta al mondo, sa sbrigarsela da sola. Del resto aveva appena sei anni quando la mamma, maestra elementare, morì per un male incurabile. Ha una sorella di quasi dieci anni più grande che però vive lontano, un padre, Guglielmo, che ha una cartoleria in paese. Terminata la visita, Serena torna ad Arce, compra quattro porzioni di pizza e quattro cornetti nei pressi della stazione e viene vista per l' ultima volta nella piazza principale di Arce, piazza Umberto I. Poi il nulla.

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Una squadra della Protezione civile troverà il suo corpo in un boschetto ad otto chilometri da Arce, dove il giorno prima erano passati anche i carabinieri senza tuttavia scorgere il cadavere. Il corpo supino, nascosto dietro un contenitore metallico, è coperto di foglie e rami, mani e piedi legati da fil di ferro e nastro adesivo, la testa con un occhio vistosamente ferito è coperto da un sacchetto di plastica, il naso e la bocca coperti con diversi giri di nastro adesivo.

 

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CALVARIO Mai il padre, la sorella e lo zio avrebbero immaginato che a distanza di venti anni giustizia ancora non fosse fatta. «Il padre Guglielmo si è consumato in questa attesa», dice il legale De Santis, «si è speso, battuto e quando poteva vedere in lontananza questo inizio del processo, il destino ha voluto che si spegnesse». Guglielmo Mollicone, infatti, è morto lo scorso 31 gennaio dopo un coma conseguenza di un infarto.

 

«Si tratta di un caso drammatico, c' è profonda amarezza, ma è la fiducia nella giustizia l' elemento che ha dato la forza ai familiari di andare avanti». Per ben due volte, infatti, le indagini sono naufragate. Un primo processo vide imputato un carrozziere di Rocca Carmine Belli, sulla base del contenuto di un biglietto dal quale si evinceva che avrebbe dovuto incontrare Serena, che all' epoca frequentava un ragazzo di 26 anni. La giustizia lo riterrà del tutto estraneo, con sentenza passata in giudicato, nel 2004.

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Le indagini proseguono, ma per ben due volte, nel 2012 e nel 2014, viene chiesta l' archiviazione del caso «ritenendo che fossero state fatte tutte le indagini con l' impossibilità di trovare degli indagati». Ma non era affatto così. «Se le indagini sono proseguite è grazie alle nostre opposizioni», dice De Santis, che per ben due volte si è opposto alle decisioni di archiviazione. «La cosa che colpisce», spiega oggi, «è che dopo la riapertura del caso sono state fatte una montagna di nuove indagini che hanno portato allo sviluppo attuale».

 

Che significa cinque persone che nel 2019 sono state rinviate a giudizio. A fare luce è l' esito di un nuovo esame sul corpo della vittima eseguito dal medico legale Cristina Cattaneo, gli esami del Ris che confermano che l' omicidio avvenne nella caserma di Arce e la testimonianza del carabiniere suicida. Serena, dice l' accusa, fu uccisa in caserma battendo violentemente la testa contro una porta. Credendola morta, fu portata nel boschetto e finita perché ancora respirava.

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Gli imputati sono: l' ex maresciallo della caserma di Arce, Franco Mottola, sua moglie Anna Maria e suo figlio Marco. L' accusa: omicidio aggravato e occultamento di cadavere; l' appuntato scelto Francesco Suprano (unico imputato ieri presente in aula) accusato di favoreggiamento personale in omicidio volontario; il luogotenente Vincenzo Quatrale per concorso in omicidio volontario e istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi. Sono passati 20 anni «ma oggi (ieri, ndr) è solo l' inizio», assicura De Santis.

SERENA MOLLICONE E IL PADRE GUGLIELMOSERENA MOLLICONE

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