Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, la campagna elettorale è cominciata da poco - e anche se qualcuno potrebbe obiettare che non si è mai interrotta un istante - e già mi vengono i brividi. Corrado Formigli è un ragazzo intelligente e perbene, ma il modo in cui è andato addosso alla “ducetta” era dei più maldestri. Sbagliano alla grande quelli che vorrebbero dipingerla a tutti i costi come un Roberto Farinacci in gonnella e come se nell’Italia del terzo millennio sia pensabile un qualche Farinacci uomo o donna che sia. Giorgia Meloni l’ho avuta di fronte non so quante volte da vent’anni a questa parte, mai le ho sentito sbagliare una sillaba.
Mai. Certo, i suoi larghi consensi provengono dal fatto che standosene all’opposizione del governo Draghi lei sì che agli occhi dei babbei appariva come quella che avrebbe potuto moltiplicare i pani e i pesci, ossia l’aspettativa della grandissima parte dell’elettorato in una democrazia di massa. Purtroppo, e come se fosse un particolare da niente il fatto che il nostro debito pubblico rasenta i tremila miliardi di euro.
giampiero mughini casa museo muggenheim
Detto questo approvo totalmente lo spirito della lettera che il mio vecchio compare Giorgio Dell’Arti ha mandato a Francesco Merlo. E cioè che lui non esclude affatto di votare la Meloni, ovvero metterla alla prova, ovvero costringerla a mostrare se sì o no esiste una “destra” moderna in grado di governare una democrazia complessa, Mi pare di capire, e sarei totalmente d’accordo con lui, che Giorgio vuole intendere che le giaculatorie preconcette a favore della “sinistra” sempre e comunque valgono un fico secco. Dipingere la Meloni come il diavolo su questa terra non serve a niente e non racconta nessuna verità. E d’altra parte dove sta la verità, in quale accozzaglia possibile di una “sinistra” nel cui “campo largo” fanno a cazzotti quelli che vogliono a Roma un termovalorizzatore il più presto possibile e quelli che non lo vogliono affatto?
comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3
Quanto siamo sprovveduti nell’affrontare un comparto della storia repubblicana che non somiglia a nessun altro. E’ verissimo quello che sostengono i paladini dell’alleanza elettorale tra il PD/e affini e i 5Stelle, e cioè che il crudo linguaggio dei numeri dice che altrimenti non ci sarebbe alternativa possibile al trionfo maggioritario del centro-destra, e per quanto scombiccherate siano due gambe del loro tavolo elettorale, i salviniani e i residuati di quel che fu il berlusconismo degli anni migliori. Solo che quell’alleanza è assolutamente impossibile, assolutamente improponibile, sa di calcoli cialtroneschi a chilometri di distanza.
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Ovvio che per me personalmente non esiste alternativa possibile al votare per Calenda/Renzi, ovvero per quella che si presenta _ a dirla con Giuliano Ferrara _ come la seleçao della sconfittao. E allora? Accade che in politica si subiscano delle sconfitte, che quelle sconfitte siano necessarie. In attesa che ci salvi il partito imminente venturo fondato dal prode Michele Santoro, il partito che più di sinistra di così proprio non si può, il partito che illumina i sogni dei tanti babbei che alloggiano sulla sponda del fiume opposta a quella della Meloni.
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