giampiero mughini compagno mitra fratelli govoni

LA VERSIONE DI MUGHINI – MI AUGURO DI SENTIRE ALLA RAI, PRIMA O POI, I NOMI DEI SETTE FRATELLI GOVONI, MARTORIATI NEI PRESSI DI ARGELATO DA UNA BANDA DI PARTIGIANI COMUNISTI L’11 MAGGIO 1945 – FOSSE VERO UN DECIMO DI QUELLO CHE RACCONTA GIANFRANCO STELLA NEL SUO “COMPAGNO MITRA”, QUESTO LIBRO NON DOVREBBE MANCARE DAGLI SCAFFALI DI UN CITTADINO REPUBBLICANO VORACE DELLA VERITÀ. ALTRO CHE LE TESTIMONIANZE DEGLI EX PARTIGIANI COMBATTENTI DI CUI VEDO CHE LA RAI STA APPRONTANDO UN PROGRAMMA

LA VERSIONE DI MUGHINI

 

gianfranco stella 2

Caro Dago, tu lo sai che a me piacciono i libri che se ne stanno un po’ di lato, quei libri un po’ clandestini e un po’ maledetti, rarissimamente letti e rarissimamente citati. Ne sto leggendo uno, il “Compagno mitra” che Gianfranco Stella, un professore cattolico e ardentemente anticomunista (alle recenti elezioni europee s’era candidato nelle liste del partito di Giorgia Meloni) si è autoedito qualche mese fa e che nel frattempo è arrivato alla terza edizione.

 

gianfranco stella compagno mitra 1

Più precisamente Stella da trent’anni ha puntato il mirino sulle tragedie della guerra civile italiana del 1943-1945, su cui ha scritto almeno quattro o cinque libri di cui si è enormemente giovato Giampaolo Pansa. Libri che Stella adopera come un’ascia da combattimento, tale è la sua avversione totale al “partigianato marxista” cui attribuisce una indomita e indomabile attitudine alla violenza e allo strazio dell’avversario.

 

giampiero mughini

Né Stella attenua o camuffa di un etto questa avversione totale, assoluta. Di più: i suoi libri sono dei pamphlet prima ancora che delle documentatissime narrazioni. Libri dai quali è assente qualsiasi espediente letterario, com’è invece nei racconti del mio amico Pansa. Stella mette in fila crimini, massacri di intere famiglie, squartamenti di prigionieri, stupri collettivi di ausiliarie poi uccise con un colpo alla nuca. E nomi, nomi, nomi. I nomi dei morti assassinati innanzitutto, e poi i nomi degli assassini. Le loro foto, anzi.

gianfranco stella 1

 

Di tutti gli assassini fa i nomi e cognomi, e quanti anni hanno fatto di galera, e le loro fughe in Cecoslovacchia protetti dal Partito comunista, e le grazie presidenziali di cui hanno goduto e le medaglie al valoro militare della Resistenza che talvolta sono state revocate dinnanzi a condanne nell’ordine dei vent’anni e passa, talvolta no. Fosse vero un decimo di quello che Stella racconta, questo libro non dovrebbe comunque mancare dagli scaffali di un cittadino repubblicano vorace della verità di quegli anni drammatici quale il sottoscritto. Altro che le testimonianze degli ex partigiani combattenti di cui vedo che la Rai sta approntando un programma.

fratelli govoni q

 

Il fatto è che le verità di quegli anni bruciano, e le rammemorazioni improntate all’antifascismo non ti ci portano vicino. Trent’anni fa, quando io ero ancora largamente nutrito da quelle rammemorazioni – e non che fossi un ragazzo ancora ignaro e acerbo, è che non sapevo molto dell’essenziale – mai avevo sentito il nome dei sette fratelli Govoni martoriati nei pressi di Argelato da una banda di partigiani comunisti l’11 maggio 1945, e ho detto partigiani e avrei dovuto dire invece delinquenti.

GIAMPIERO MUGHINI

 

Il loro nome me lo fece per la prima volta Giano Accame, un ex volontario della Repubblica sociale italiana, un intellettuale fra i più adamantini che io abbia mai conosciuto: il suo nome in Israele sta nel parco riservato ai “Giusti”. Nel discutere con lui io mettevo avanti la tragedia dei fratelli Cervi, come a dire la superiorità della parte politica che aveva avuto quei martiri. Giano mi replicò che la sua parte ne aveva di martiri similari, per l’appunto i sette fratelli Govoni. Aveva perfettamente ragione Giorgia Meloni, la quale pochi giorni fa (nell’anniversario del massacro) lamentava che il nome dei Govoni non esiste nei libri di storia, non viene fatto alle scolaresche, è tabù per le istituzioni e per i grandi media. Tabù.

fratelli govoni

 

I sette fratelli Govoni non s’erano macchiati di alcuna azione infame. Nessuna. Due dei sette fratelli, Marino e Dino, erano stati convocati dal CLN subito dopo il 25 aprile e immediatamente rilasciati. L’11 maggio i partigiani della brigata garibaldina “Paolo”, gente non particolarmente ingombrata dall’uso dei guanti bianchi nei confronti dei loro avversari politici, sequestrò prima il fratello Marino, poi la sorella Ida e gli altri cinque fratelli. (Si salvò un’ottava sorella, Maria, che s’era maritata e viveva ad Argelato.)

 

gianfranco stella compagno mitra

Il camion della morte andò via caricando altre dieci persone, fra cui un sottotenente di artiglieria dell’esercito italiano del sud, uno che aveva combattuto contro i tedeschi. Tutti e diciassette i sequestrati vennero rinchiusi nella casa colonica di un partigiano. Dove vennero massacrati a calci e a colpi di bastone e infine strangolati con il filo del telefono. Nessuna delle vittime morì per arma da fuoco. I corpi vennero ritrovati molti anni dopo, nel 1951. Il processo contro quei delinquenti camuffati da partigiani cominciò poco dopo a Bologna e si concluse nel 1953.

 

fratelli govoni 3

Il commissario politico della brigata partigiana venne condannato all’ergastolo e così il vicecomandante della brigata e il partigiano che aveva guidato il sequestro. Riuscirono tutti a fuggire in Cecoslovacchia per poi usufruire delle numerose amnistie relative ai fatti di guerra del 1943-1945. Tornato in Italia, Vitaliano Bertuzzi, uno dei condannati all’ergastolo, ritrovò il suo lavoro di bigliettaio ai trasporti urbani di Bologna. Lo Stato italiano riconobbe ai genitori dei Govoni una pensione di settemila lire al mese, mille lire per ognuno dei figli assassinati.

eccidio dei fratelli govoni ad argelato

Mi auguro di sentirli alla Rai, prima o poi, questi fatti e questi nomi. O forse no?

 

GIAMPIERO MUGHINI

fratelli govoni 2

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”