giuseppe conte poltrona

''LUI SCEGLIE, NOMINA, SI DIMETTONO E LA FIGURA DI MERDA LA FACCIAMO TUTTI''. DAI COMMISSARI CALABRI ALL'ASSIST A FABRIZIO SALINI, TUTTE LE MOSSE IN SOLITARIA DI CONTE CHE STANNO ESASPERANDO I PARTITI DI MAGGIORANZA - COME DAGO-ANTICIPATO, I TEMI CALDI SONO I VICE DELL'INTELLIGENCE E IL VERTICE DEI CARABINIERI. SECONDO IL PD, IL GOVERNO RESTA NEL PANTANO E CONTE VIENE ACCUSATO DI BARRICARSI ATTRAVERSO UNA SERIE DI NOMINE

Marco Conti per ''Il Messaggero''

 

 

«Si sta facendo il suo cerchio magico». L'accusa è pesante, specie se rivolta da un partner di maggioranza, il Pd, al presidente del Consiglio e si aggiunge a quello del rilancio dell'azione di governo che segna il passo. L'arma di pressione dei dem si chiama rimpasto. Una parola che atterrisce il premier Conte preoccupato che alla fine della giostra possa finire anche lui rimpastato o ridimensionato. Magari con due vice pesanti al suo fianco come da mesi sostengono i renziani: Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. Poi giù a cascata una serie di cambi in un governo fermo sulle gambe ormai da mesi e che la pandemia ha aiutato a nascondere.

di maio zingaretti conte

 

A ciò si aggiunge, secondo i dem, il protagonismo di Conte sulle nomine. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la conferma di Gennaro Vecchione ai vertici del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Uno stallo che si registra ai tavoli del programma perché, come sostiene il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, Conte dovrebbe «assumere un ruolo». Il governo per i dem, resta nel pantano e Conte viene accusato di barricarsi attraverso una serie di nomine.

 

LA TELA

Ultima l'idea di confermare l'ad della Rai Fabrizio Salini. Un «sta facendo bene» che al Nazareno è suonato come riconferma soprattutto se parte il progetto di riforma della governance. Ma se nel Pd protestano soprattutto gli esclusi - mentre c'è chi continua a palazzo Chigi a confrontarsi con alcuni padri nobili del partito come Massimo D'Alema, i cui rapporti con i ministri Gualtieri, Speranza e il commissario Arcuri sono di vecchia data così come quelli con Ignazio Vacca e Massimo Paolucci, ora al Mef - Italia Viva ha alzato la voce anche nella sofferta scelta del commissario in Calabria.

giuseppe conte luigi di maio

 

«Lui sceglie, nomina, si dimettono e la figura di m....a la facciamo tutti», sostengono i renziani. Ma come c'è sempre una verifica dietro l'angolo, c'è sempre un pacchetto di nomine da fare e al Nazareno c'è attesa per le altre scelte che palazzo Chigi dovrà proporre e sulle quali, in alcuni casi, informare il Quirinale. Chiuso il nodo del vertice del Dis restano da nominare quattro vicedirettori - uno all'Aisi, due all'Aise e un vice al Dis - nonchè il Comandante generale dell'Arma.

 

Conte Zingaretti

Sulle intelligence Conte poteva decidere in solitudine, mentre il vertice dell'Arma deve uscire dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Ma il «problema di metodo» che sollevano i dem si somma ad altre recriminazioni che coinvolgono direttamente Conte accusato di tergiversare sul Mes e di voler gestire in proprio anche i piani per il Recovery ponendo a palazzo Chigi la cabina di regia e non al Mef come chiede il Pd. Malgrado le tensioni non manchino anche con i ministri grillini, il M5S resta l'ancora di salvezza interna di Conte, mentre Salvini continua a rappresentare la polizza esterna che lo garantisce da quasi due anni malgrado i tentativi di Berlusconi di dare un orizzonte di governo all'opposizione.

 

giuseppe conte gennaro vecchione

Ma la lentezza decisionale e la strategia del fatto compiuto irritano i dem che ora aspettano di vedere cosa dirà il 9 dicembre in aula il premier sul Mes per ottenere dai grillini quel via libera che permetta di non perdere la faccia a Bruxelles. L'idea prevalente è quella della mozione che autorizza Conte a dare il via libera al cambio di statuto, ma ribadendo che all'Italia il Mes non serve. Il sospetto dei dem è che Conte intenda continuare a sfruttare ad esclusivo suo vantaggio le lunghe contorsioni politiche dei grillini tenendo anche in scacco un pericoloso avversario interno come Luigi Di Maio.

 

 

Ma se persino Alessandro Di Battista serve a Conte per ergersi come unico possibile garante della contraddizione della maggioranza, si comprendono le ansie dei dem e le difficoltà che incontrano persino nel trovare un candidato sindaco per Roma. Chiusa però la legge di Bilancio e iniziate le vaccinazioni contro il Covid, sarà complicato per il presidente del Consiglio sfuggire ad un corposo rimpasto di governo che potrebbe rappresentare a breve l'unica carta per rimanere a palazzo Chigi.

ALESSANDRO DI BATTISTA VITO CRIMIANDREA ORLANDO FABRIZIO SALINI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…