''ROMA È IN MANO A UNA LOBBY OPACA''. E LEI LA CONOSCE BENE. PINUCCIA MONTANARI, UNA DEGLI ASSESSORI CHE HA RESISTITO PIÙ CON LA RAGGI, SI TOGLIE LE ECOBALLE DALLE SCARPE: ''LA SINDACA VOLEVA FAR FALLIRE L'AMA COSÌ DA PRIVATIZZARLA''. NON È CHE C'È DI MEZZO IL SOLITO VECCHIO CERRONI? - ''LA DIRIGENTE DEL MIO ASSESSORATO SI È DIMESSA PER DISPERAZIONE''

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Giuseppe Salvaggiulo per ''La Stampa''

 

Roma in mano a una lobby opaca, che indirizza la sindaca Raggi. Grillo impotente. I dissidi interni. Le filiere di potere. Pinuccia Montanari racconta la sua verità. Chiamata a Roma a fine 2016, se ne è andata l' 8 febbraio, dopo che la giunta Raggi ha bocciato il bilancio di Ama, l' azienda comunale dei rifiuti, e poco prima del licenziamento del presidente, Lorenzo Bagnacani, che ha depositato gli esposti e gli audio della sindaca su cui indaga la Procura.

lorenzo bagnacani pinuccia montanari lorenzo bagnacani pinuccia montanari

 

Che effetto le ha fatto ascoltarli?

«In pubblico la Raggi ci sosteneva. In privato, come dimostrano gli audio, mostrava un' altra faccia».

 

Bagnacani parla di pressioni. Le ha subite anche lei?

«Su di me non potevano esercitarle. Ma ho assistito a quelle di Franco Giampaoletti, direttore generale del Comune, su Rosalba Matassa, ottima dirigente del mio assessorato, perché cambiasse il suo parere positivo al bilancio di Ama».

 

La dirigente come reagì?

«Era disperata. Alla fine si è dimessa. Il suo successore ha poi fatto quello che Giampaoletti voleva».

 

La Raggi obietta: anche il collegio sindacale di Ama aveva dato parere negativo.

«Un' informazione inesatta. In un primo momento aveva dato parere favorevole. Ma a distanza di mesi, e nonostante fosse decaduto secondo pareri giuridici indipendenti e autorevoli, lo stesso collegio ha ribaltato il parere. Una vicenda non solo sorprendente e rarissima, ma anche inquietante».

 

In che senso?

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«Durante la giunta dell' 8 febbraio chiesi a Giampaoletti se era vero che quel parere era stato cambiato dopo che lui aveva preso un caffè col presidente del collegio sindacale, Marco Lonardo. Lui confermò. E qui mi fermo, perché c' è un' inchiesta penale in corso».

 

Che altro successe in quella giunta, l' ultima per lei?

«Giampaoletti mi mostrò per la prima volta la delibera che bocciava il bilancio dell' Ama: "Assessore, c' è da firmare". Una scorrettezza assoluta».

 

E gli altri assessori?

«Margherita Gatta condivideva le mie perplessità. Ma votò a favore dopo che Marcello De Vito (allora presidente dell' Assemblea capitolina, poi arrestato per corruzione, ndr), le si avvicnò sussurrandole qualcosa all' orecchio».

 

Fu stupita?

«Solo in parte. Negli ultimi mesi tra Raggi e De Vito c' era totale sintonia».

 

Poi cosa successe?

«Io votai contro e mi dimisi. Grillo, che avevo informato perché era stato lui a chiedermi di fare l' assessore a Roma nel 2016, mi disse che sulla mia rimozione erano irremovibili e lui non poteva essere d' aiuto».

 

Sa se Grillo ne ha parlato con la Raggi?

«Certo, l' ha anche tacciata di ingratitudine nei miei confronti. Poi mi ha detto che avevo fatto bene ad andarmene».

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Per la sua esperienza, che ruolo ha Grillo nel M5S?

«Ne custodisce i valori, ma non può far nulla. Ha scarsa voce in capitolo, almeno su Roma».

 

Nei mesi precedenti aveva provato a parlare con la Raggi?

«Era totalmente inaccessibile, schermata dai suoi collaboratori».

 

Come comunicavate?

«Con il sistema delle chat. Un meccanismo terrificante che, all' occorrenza, serve a colpire implacabilmente le persone che dissentono, per delegittimarle».

 

Chi è Giampaoletti, con cui lei si era scontrata in Campidoglio?

«Direttore generale del Comune e più stretto collaboratore della sindaca. Come Lemmetti, portato a Roma dall' avvocato Luca Lanzalone, che nel suo ufficio lasciava la valigia ogni volta che passava da Roma».

 

A Genova vi eravate incrociati?

«Con Giampaoletti no. Con Lanzalone una volta. L' aveva chiamato il segretario generale del Comune per una consulenza sull' azienda trasporti».

 

Chi era il segretario generale?

«Mariangela Danzì, attuale capolista del M5S alle Europee nel Nord-Ovest. Altro personaggio importante. Molto amica di Pietro Paolo Mileti, segretario generale del Campidoglio, a sua volta legatissimo a Giampaoletti. Stessa, unica filiera».

 

Ovvero?

FRANCO GIAMPAOLETTI 1 FRANCO GIAMPAOLETTI 1

«Lanzalone, Lemmetti, Giampaoletti. Gli ultimi due hanno brindato alla buvette del Campidoglio la sera delle mie dimissioni».

 

Lanzalone l' ha poi ritrovato a Roma?

«Ce lo presentarono Bonafede e Fraccaro come un giurista a nostra disposizione».

 

Il suo ruolo nasce dal rapporto con Grillo?

«Non mi risulta. Ho ragione di credere che nasca a Milano, non a Genova».

 

Che idea si è fatta del licenziamento di Bagnacani?

«Vergognoso, come il mio isolamento. Cacciati perché portavamo avanti i valori del M5S».

 

Chi prende le decisioni in Campidoglio: la sindaca?

«No. Mi sono fatta l' impressione che a comandare sia una lobby opaca. Lei non conta più molto, a quanto vedo. Pare eseguire le direttive delle persone che la circondano».

 

Ama è un' azienda decotta?

gianni lemmetti e compagna (3) gianni lemmetti e compagna (3)

«Sciocchezze. È solida e ricca. Dal punto di vista industriale può essere una macchina da guerra. Ma Lemmetti e Giampaoletti avevano altre mire».

 

Quali?

«Non lo so. Ma certo fa gola un business miliardario garantito per i prossimi 15 anni».

 

E quindi?

«Se paralizzata e sabotata, Ama può essere poi essere spolpata».

 

La Raggi dice: Roma era nella merda, per questo ho cacciato Bagnacani.

«Sciocchezze. Tutto quello che abbiamo fatto, con fatica, è stato condiviso con lei. E poi per strada la merda, per usare il suo linguaggio, c' è anche ora che lei si è liberata di noi.

Ma non se ne parla più».

 

Roma è un capitolo chiuso?

«Scriverò un libro. Titolo: Assesso' nun se po fa'».

 

 

2. "LA SINDACA VOLEVA IL BILANCIO IN ROSSO PER PRIVATIZZARE"

Lorenzo D'Albergo per ''la Repubblica''

 

 

Pinuccia Montanari è l' ex assessora all' Ambiente della giunta Raggi. Amica di Beppe Grillo, di Reggio Emilia come l' ex presidente di Ama Lorenzo Bagnacani, non ha dubbi: «Perché dannarsi per chiudere in rosso il bilancio dell' azienda? Perché dopo due rendiconti in rosso una società che vale 7 miliardi e che ha un affidamento per i prossimi 15 anni, dove la garanzia sono i soldi dei cittadini, può essere privatizzata. Ci ho provato in tutti i modi a farli ragionare, per il bene del Movimento.

 

GIANNI LEMMETTI GIANNI LEMMETTI

Ma la sindaca ha scelto un' altra strada». Uscita dal Campidoglio lo scorso 8 febbraio, alla bocciatura del rendiconto 2017 della municipalizzata, Montanari prefigura il futuro di un' Ama data in pasto ai privati: «Prenderebbero soltanto la parte in cui si fanno lauti guadagni, lasciando al pubblico il resto». Il business dei rifiuti da una parte, lo spazzamento e il decoro dall' altra.

 

Dottoressa Montanari, ma qualcuno le ha mai detto che il piano era questo?

«No, in caso il contrario. Ma qui parlano i fatti, non le intenzioni. E questo blocco su Ama non aveva senso per chi voleva il bene della capitale».

 

Deve pensarla così anche Grillo. Si è schierato dalla sua parte.

«Beppe, a livello nazionale, è l' unico che ha capito la situazione. Mi ha anche scritto che in Comune erano irremovibili e che avevo fatto bene ad andarmene. L' unico che conserva i valori 5S è lui. Ma non può far nulla».

E a Roma? I consiglieri difendono la sindaca.

luca lanzalone luca lanzalone

«Molti di loro hanno espresso vicinanza alle mie posizioni. Ma non tutti si sentono di fare gli eroi. Peccato, la politica ha tempi brevi e l' etica dovrebbe prevalere».

 

Era presente alle riunioni finite nelle registrazioni pubblicate dall' Espresso?

«Sì, a un incontro».

 

E che effetto le fa risentire quegli scambi?

«Risentendoli ho pensato che la politica deve avere il massimo rispetto per l' autonomia dei manager. Ieri sera, in tv, ho sentito la sindaca dire che poteva fare quello che voleva su Ama in quanto partecipata al 100%. È la stessa teoria di Lemmetti (Gianni, assessore al Bilancio, ndr). Ma il controllo sulle partecipate è altro».

 

Lo dicono anche i pareri che Ama ha richiesto a diversi legali Però, poi, il cda è stato comunque allontanato. Quale passaggio le resta più oscuro?

«Il collegio sindacale ha cambiato opinione dopo un caffè con Giampaoletti (Franco, il dg del Comune finito sotto inchiesta per tentata concussione proprio sul caso Ama, ndr). È terribile quello che c' è scritto sull' articolo dell' Espresso. Se fosse vero che il presidente del collegio sindacale ha avuto qualcosa in cambio della modifica del parere, sarebbe gravissimo. Equivarrebbe a falsificare un parere sul bilancio, cambiandolo, per un vantaggio ».

 

Cosa le diceva Bagnacani in quelle ore?

«Che lui era corretto. E su questo non ho dubbi. Se si deve cambiare un bilancio, occorre farlo solo sulla base di idonea documentazione, che non c' era».

E ora?

«Penso che faranno molta fatica a far digerire quel bilancio in giunta, rischiano di approvare un falso. Io li ho avvertiti».

 

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Se potesse tornasse indietro?

Cosa direbbe alla sindaca?

«Le suggerirei di esaminare tutti i pareri per farmi un' idea. Ma la sindaca ha scelto la via di Lemmetti e Giampaoletti. Per ora le ha portato lo stallo sul porta a porta, un' azienda senza cda e bilancio. Assistiamo alla lenta agonia di Ama e della città. Noi avevamo iniziato un cambiamento, ma qualcuno lo ha bloccato. A Reggio Emilia, dove il porta a porta è partito nel 2006, oggi la differenziata è all' 80%. Roma avrebbe potuto fare lo stesso. La sindaca non è stata lungimirante».

 

Ora, però, si difende.

«Stanno dicendo tante fesserie. La storia dei bonus ai dirigenti è falsa. E poi sono passati due mesi e il bilancio desiderato da sindaca, Lemmetti e Giampaoletti non è stato ancora approvato. Perché se il problema era Bagnacani?».

 

 

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