silvio berlusconi giorgia meloni

C'ERAVAMO TANTO ODIATI - TRA IL CAV E GIORGIA MELONI L'AMORE, PLATONICO IN QUESTO CASO, NON È MAI SBOCCIATO - IL "BANANA" NON HA MAI SOPPORTATO LA DONNA CARISMATICA CHE A UN CERTO PUNTO SI È ALLONTANATA PER FONDARE FRATELLI D'ITALIA: "QUESTA RAGAZZA MI HA GIA' ROTTO LE PALLE" - LEI, REGINA DELLA GARBATELLA, NON SI È MAI FATTA PROBLEMI A DIRE DI "NON ESSERE RICATTABILE" - ORA AL"BERLUSCA" NON RESTA CHE SBATTERE LA PENNA SUL BANCHETTO DEL SENATO...

Roberto Gressi per www.corriere.it

BERLUSCONI MELONI

 

«Può la donna permettersi di stare alla pari con l’uomo? No! È aperto il dibattito». Nella casa del popolo del film d’esordio di Roberto Benigni si consumava l’eterno confronto, che ora, anche in politica, vede sul ring il campione non più in carica e la sfidante. Eccoli: Silvio Berlusconi, 86 anni, da Milano, Bilancia, 165 centimetri per 84 chili, pantaloncini azzurri. E Giorgia Meloni, 45 anni, da Roma, Capricorno, 163 centimetri per 54 chili, pantaloncini tricolore con Fiamma. 

 

silvio berlusconi giorgia meloni

Non solo pugni, sul quadrato, ma anche guerra psicologica. Mohamed Alì fustigava con il dispregiativo di «zio Tom» i suoi avversari neri. E i duellanti di oggi non sono da meno. «Supponente, prepotente, arrogante, offensiva», ferisce Berlusconi, «con lei non si può fare nessun accordo». «Non mi piaci, non ti devo nulla, io non sono ricattabile», sferza Meloni. 

 

Sembrano a prima vista coltellate dell’ultimo minuto, un c’eravamo tanto amati finito a carte bollate, con la «ragazzina che si è montala la testa» (copyright Gianfranco Fini) da una parte e il patriarca che, con un filo di machismo, difende il suo onore e la sua prediletta, Licia Ronzulli.

 

berlusconi appunti su meloni

E invece no. A pelle non si sono mai sopportati. Lui che la fa ministra per i Giovani a nemmeno trent’anni. Lei che chiede agli atleti di non partecipare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino nel nome del Tibet oppresso.

 

Lui che la smentisce, Franco Frattini, il ministro degli Esteri di allora, pure. Lei che abbozza ma non abiura. Racconta che già al giuramento qualcuno del cerimoniale aveva avuto l’idea di metterla in fila in ordine di altezza, come i ragazzini delle colonie negli anni Cinquanta. «Tra Mara Carfagna, Stefania Prestigiacomo e Mariastella Gelmini sembro il brutto anatroccolo, qualcuno fa anche uno strepitoso fotomontaggio dove al mio posto c’è Kermit, la rana dei Muppet». 

SILVIO BERLUSCONI CON GLI APPUNTI SULLA MELONI AL SENATO

 

Non è l’unico fake. Diventa virale un video durante il congresso del Pdl. Si sente la voce di Berlusconi, che la chiama in prima fila: «Dov’è la piccola?». Viene deformato in «Dov’è la zocc*?». E incredibilmente in tanti ci credono. Ma comunque, è convinta lei, mi chiamava piccola perché non si ricordava il mio nome.

 

Fastidiosamente irritante, nella sua insignificanza, pare che la giudichi fino da allora Silvio Berlusconi. Ma il primo incidente vero arriva a firma di un giornalista del Corriere, Fabrizio Roncone. La chiama e le racconta delle intercettazioni di telefonate tra aspiranti soubrette e Berlusconi, le ragazze erano in cerca di raccomandazioni. «Io ero al mare e dissi quello che pensavo e penso, e cioè che le raccomandazioni sono frutto di una società che non premia il merito, che le protagoniste della storia mi facevano tristezza e che il comportamento di Berlusconi, in quel frangente, da donna di destra, proprio non mi era piaciuto». 

RONZULLI BERLUSCONI MELONI

 

Poi si rimette al sole. Ma all’alba la sveglia la telefonata di Ignazio La Russa: «Giorgia, ma come ti è venuto in mente? C’è Berlusconi fuori dalla grazia di Dio. Hai visto il titolo? “Questo Silvio non mi piace”. Lo sai che mi ha detto? Questa ragazza mi ha già rotto le palle». Nel suo libro Giorgia riconosce l’imprudenza, ma in realtà si appunta la lite al petto come una medaglia.

 

salvini meloni berlusconi piazza del popolo 4

Poi c’è il capitolo primarie, chi se le ricorda? Si preparavano le elezioni del 2013 e Berlusconi, magari per gioco, aveva fatto credere a tutti che il leader del centrodestra sarebbe stato scelto con una consultazione popolare. Ci cascarono in tanti: almeno undici, se non di più, erano pronti a candidarsi. L’ultima a non voler credere che fosse tutto uno scherzo fu Giorgia Meloni, testarda fino all’ultimo, tra qualche inquietudine e tanti sberleffi. Racconta allora che salì le scale di Palazzo Grazioli, per dire a Silvio che si metteva in proprio. Lui le rispose, pragmatico: «Va bene, ho capito. Dimmi: che cosa vuoi?». Sono fatti così, nati per non capirsi. 

 

salvini meloni berlusconi piazza del popolo 5

Lei andò a fondare Fratelli d’Italia, lui la guardò allontanarsi, con la pena di chi vede una che va a buttarsi dal ponte dell’Ariccia. Ma anche sulle cose piccole il rapporto è sempre urticante. Ha raccontato La Russa a Tommaso Labate: «Ce ne andiamo a pranzo a Villa Certosa, con Giorgia. Lui ci fa vedere le sue farfalle, vive e imbalsamate. E lei, rivolta a Silvio: tu sì che potevi invitare una ragazza a casa e mostrarle per davvero la collezione di farfalle...».

 

MURALE SALVINI MELONI BERLUSCONI CENTRO DI ROMA

Quando Salvini scavalca Forza Italia alle elezioni del 2018 si prende il diritto di parlare lui dalla tribunetta del Quirinale. Berlusconi lo tratta da ragazzo di bottega e mentre parla mima con le dita: uno, due, tre... come a controllare che abbia ripetuto bene la lezione. Matteo ne esce irritato, ma è Giorgia che, a favore di labiale, si rivolge a Silvio furiosa. Lui, a sua volta, non è mai tenero con lei. Liquidatorio: «Meloni? È leader a casa sua». Glaciale: «Non sostiene Draghi? Ne prendo atto con rispetto e con rammarico». Augurante: «Si isola e farà la fine della Le Pen».

 

GIORGIA MELONI E SILVIO BERLUSCONI

L’ultima puntata si chiude con Berlusconi che sbatte la penna e digrigna i denti, e con Meloni glaciale, tanto da far rimpiangere di non essere su Netflix, che le serie le dà tutte di fila, e non devi aspettare per sapere come va a finire. Nel frattempo vale, metaforicamente (e pacificamente) parafrasando, il comandamento di Lee Van Cleef, il cattivissimo dei film western: «Se spari a un alleato uccidilo, o prima o poi lui ucciderà te».

BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME BERLUSCONI SALVINI MELONIVERTICE CENTRODESTRA A MONTECITORIOSILVIO BERLUSCONI GIORGIA MELONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…