mario draghi enrico letta matteo renzi carlo calenda giovanni toti luigi di maio

L'EREDITA' DI MARIOPIO - VERDERAMI: “IN QUESTI SEDICI MESI LA FIGURA DI DRAGHI HA AGITO IN PROFONDITÀ NEI PARTITI DELLA MAGGIORANZA. L'ARCIPELAGO CENTRISTA PUÒ AVERE NELL'AGENDA DRAGHI IL COLLANTE IDEALE. VALE PER RENZI QUANTO PER CALENDA. COME VALE ANCHE PER DI MAIO. LA FORMAZIONE DI TOTI SARÀ CHIAMATA A UNA SCELTA DI CAMPO - GUERINI PARLA FITTO CON RENZI COME NON SUCCEDEVA DA ANNI. E LETTA PROVERÀ ORA A COSTRUIRE UN RASSEMBLEMENT NEL NOME DI ‘SUPERMARIO’. GIORGETTI INSIEME AI GOVERNATORI FA TRAPELARE UN MALCONTENTO CHE PROMETTE DI DIVENTARE ALTRO SE IL DISEGNO ELETTORALE DI SALVINI NON ANDASSE COME DA COPIONE”

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

LETTA DRAGHI

Draghi lascia la scena, ma in campagna elettorale il suo nome sarà quello più citato. Persino il profilo delle coalizioni sarà influenzato dagli effetti del suo governo, e dal modo in cui è finito. Insomma Draghi c'è anche se non c'è già più. E proprio perché la figura del premier agli occhi dei partiti stava progressivamente assumendo un carattere politico, il centrodestra ha sfruttato l'apertura della crisi provocata da M5S per puntare alle urne ed evitare di venir destrutturato dall'azione di Palazzo Chigi.

gianni letta e berlusconi

 

Già l'altro ieri si erano visti i prodromi della manovra: al vertice da Berlusconi - dove non erano stati invitati i ministri di Forza Italia - i tentativi di mediazione di Gianni Letta erano stati respinti. E ieri il Cavaliere ha risposto al telefono a Draghi solo a operazione completata. Tatticamente si tratta di una mossa «di scuola», che consente ai tre leader di compattarsi, di presentarsi uniti alle future elezioni e di impedire che la temuta «mutazione montiana» del premier si completi.

draghi letta

 

In realtà il centrodestra già oggi paga un costo per la sua scelta. L'addio del ministro Gelmini alle file azzurre - e il disagio che al momento non si è tradotto in rottura di Carfagna e di Brunetta - prelude a un'emorragia di una decina di parlamentari forzisti dell'area «moderata». Quelli che, per dirla con il senatore Cangini, non si rassegnano alla «politica mangiata dalla demagogia».

renzi di maio calenda

 

È un fatto però che l'accelerazione verso il voto toglie spazio e tempo al disegno di quelle pattuglie centriste che si muovono alla periferia della coalizione e sono attratte dal magnete draghiano. Si vedrà se il centrodestra sconterà un dazio elettorale per essersi cointestato l'offensiva finale contro il governo di unità nazionale. Ma non c'è dubbio che in campagna elettorale dovrà fronteggiare una narrativa degli avversari impostata proprio sulla figura e l'opera del premier.

 

draghi enrico gianni letta

«Sempre che il premier non scenda direttamente in campo», spiegavano ieri all'unisono un esponente di centro e un deputato del Pd. Sono speranze ridotte al lumicino e coltivate per qualche istante ieri sera dopo la scelta del Quirinale di imporre anche il passaggio alla Camera sulla fiducia. Ma ai centristi già basterebbe «un endorsement di Draghi con la sua agenda di governo»: «Un simile evento sconvolgerebbe il quadro politico e potrebbe mettere in dubbio il pronostico che dà già per vincente il centrodestra alle elezioni».

Bisognerebbe capire quanto del gradimento personale (molto alto) del premier si trasformerebbe in consensi. Eppure Renzi ci scommette.

 

renzi calenda

Lo si è capito nel dibattito al Senato, quando il leader di Italia viva ha annunciato che «daremo una casa e un tetto ai riformisti, perché il nostro sì a Draghi non riguarda solo il passato. Riguarda il futuro».

 

Quanto grande possa essere questa casa, non è dato sapere. La formazione di Toti, sebbene schierata con il premier, sarà chiamata a una scelta di campo. E siccome l'attuale sistema di voto ha una ferrea logica di schieramento e il governatore ligure guida una giunta di centrodestra, il passo sembrerebbe obbligato. Ma l'arcipelago centrista che si muove sulla linea di frontiera tra i due blocchi può avere nell'agenda Draghi il collante ideale. Vale per Renzi quanto per Calenda. Come vale anche per Di Maio, che meditava altri progetti quando fece la scissione dal M5S e confidava di avere tempo per strutturare la sua operazione.

giovanni toti luigi brugnaro

 

Al punto che, il giorno dopo il distacco dai grillini e sotto l'effetto dell'endorfina, si lasciò andare a una confidenza con un collega ministro: «Vedrai... a settembre anche Giancarlo sarà dei nostri». Vere o meno che fossero le aspettative, ieri sera «Giancarlo» Giorgetti le ha mandate deluse: «La fine del governo poteva avvenire in modo più dignitoso», ha commentato laconico. Il ministro non lascia la Lega, ma insieme ai governatori fa trapelare un malcontento che promette di diventare qualcos' altro in futuro se il disegno elettorale di Salvini non andasse come da copione.

 

giorgetti fontana zaia

Perché la verità è che in questi sedici mesi la figura di Draghi ha agito in profondità nei partiti della maggioranza. E per quanto nessuna forza politica abbia mai amato il premier, alcune di esse oggi - per calcolo o disperazione - si aggrappano all'ex capo della Bce per sfuggire a un destino apparentemente già segnato. È il caso, per esempio, del Pd. Quando nacque il gabinetto di larghe intese, al Nazareno l'ostilità dei democratici verso Draghi si tradusse in una frase: «Questo governo fa paura».

 

MATTEO RENZI LORENZO GUERINI

Ora che fa paura il centrodestra, persino i dirigenti più avversi al premier hanno in tasca il suo santino. D'altronde a chi potrebbero affidarsi adesso che il «campo largo» non esiste più? Ieri, appena si è sparsa la notizia di un incontro tra Letta, Speranza e Conte è scoppiato il pandemonio nel partito dove non vogliono più sentir parlare del capo grillino. Via il punto di riferimento del progressismo, nel Pd si alzano le insegne di Draghi e della sua agenda. Guerini parla fitto con Renzi come non succedeva da anni. E Letta proverà ora a costruire un rassemblement nel nome di «super Mario». In fondo la partita elettorale si deve ancora giocare.

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…