petroliere usa

L'IRAN USA IL METODO TRUMP: PRIMA BOMBARDO LE PETROLIERE, POI MI SIEDO AL TAVOLO: ''È UN'OPERAZIONE AMERICANA, GLI USA SONO UNA MINACCIA PER LA STABILITÀ, MA L'ACCORDO SUL NUCLEARE HA DIMOSTRATO CHE SE C'È UNA VOLONTÀ POLITICA POSSIAMO RISOLVERE I PROBLEMI'', DICE ROHANI - USA, IRAN, GIAPPONE, RUSSIA: RIMPALLO DI RESPONSABILITÀ. MA L'ARMATORE NIPPONICO DICE: ''HO VISTO UN'UNITÀ IRANIANA'' CHE RIMUOVEVA UNA MINA DALLO SCAFO. PER CANCELLARE LE TRACCE?

 

  1. IRAN: ROHANI, GLI USA UNA MINACCIA PER LA STABILITÀ

unita iraniane rimuovono la mina dallo scafo della petroliera colpita

 (ANSA) - "Nella regione in cui si trova l'Iran ci sono numerose crisi che mettono in pericolo e distruggono le infrastrutture dei Paesi. D'altro canto l'amministrazione Usa, usando i suoi strumenti economici, finanziari e militari, ha adottato una politica aggressiva ed è diventata una seria minaccia per la stabilità della regione e del mondo". Lo ha detto il presidente iraniano Hassan Rohani, al summit dell'Organizzazione della cooperazione di Shanghai in Kirghizistan: "L'accordo sul nucleare ha dimostrato che se c'è una volontà politica possiamo risolvere i problemi".

 

 

Rohani, nel suo discorso al 19/mo summit dell'Organizzazione della cooperazione di Shanghai (Sco) a Bishkek, in Kirghizistan, ha affermato che "l'accordo sul nucleare ha dimostrato che se c'è una volontà politica possiamo risolvere i problemi con il dialogo e il compromesso invece che con le sanzioni e il conflitto militare, ma gli Usa si sono ritirati unilateralmente e minacciano gli altri Paesi per far violare loro la risoluzione 2231 dell'Onu, che sostiene la normalizzazione dei rapporti commerciali con l'Iran".

 

petroliere colpite nel golfo dell oman 3

Per Rohani "oggi il mondo affronta sfide senza precedenti e problemi che mettono in pericolo la comunità internazionale, tra cui il terrorismo, il radicalismo, l'unilateralismo, le interferenze di Stati ultra-regionali negli affari di altri Paesi e il traffico di droga". Il leader iraniano ha sottolineato l'impegno del suo Paese in tutta la regione - in Iraq, Siria, Yemen e Afghanistan - contro il "radicalismo", compreso quello dell'Isis.

 

  1. ATTACCO A PETROLIERE: ARMATORE, 'VISTA UNITÀ IRANIANA'

(ANSA-AP) - L'armatore giapponese di una delle due petroliere attaccate ieri nel Golfo di Oman afferma che il suo equipaggio ha visto una unità iraniana nelle vicinanze.

 

  1. ATTACCO PETROLIERE:ARMATORE,'OGGETTI VOLANTI NON MINE'

petroliere colpite nel golfo dell oman 2

 (ANSA) - L'armatore giapponese proprietario della petroliera Kokuka Courageous, attaccata nel Golfo dell'Oman, riferisce di aver notato 'oggetti volanti' prima dell'esplosione, escludendo in questo modo che a causare i danni siano state mine, come suggerito dagli Stati Uniti. Da un video diffuso dal comando centrale Usa, infatti, il segretario di Stato Mike Pompeo accusava l'Iran di aver rimosso durante i soccorsi una delle mine dal fianco della nave per nascondere le prove.

 

  1. MANOVRE SOTTOMARINE E UNA SCIA DI SABOTAGGI COSÌ INIZIA UNA GUERRA

Guido Olimpio per il “Corriere della sera

 

petroliere colpite nel golfo dell oman 1

Gli osservatori mettono le mani avanti: non è l' inizio di una guerra. Però poi aggiungono: è così che potrebbe iniziare. Anche perché le esplosioni a bordo di due petroliere a Est dello Stretto di Hormuz non sono più un caso isolato, bensì parte di una catena di eventi regionali che si mescolano a sfide globali. E di mezzo ci sono l' economia, la libera navigazione, la partita mai finita tra Iran e Usa, con il seguito di alleati interessati.

 

Sfogliamo il calendario. Un mese fa, il 12 maggio, il caso misterioso al largo del porto di Fujairah, negli Emirati Arabi Uniti: è il primo sabotaggio contro navi cariche di greggio. L' inchiesta parla di responsabilità di uno Stato, i sospetti puntano sugli iraniani, si ipotizza l' uso di mine magnetiche, però le accuse restano a metà.

 

Dopo la storia di Fujairah, sono i guerriglieri sciiti Houti - molto abili anche nei sabotaggi in mare e sostenuti dall' Iran - a sfidare i sauditi.

Prima con l' attacco di droni, quindi con lancio di un missile contro un aeroporto civile.

mike pompeo

Colpi minori, ma di grande effetto. Il 7 giugno sono gli iraniani a raccontare dello strano incendio a bordo di alcuni loro piccoli cargo, i classici dhow , divorati dalle fiamme. Circolano anche delle foto, nessuna teorie sulle cause.

 

Passano i giorni, un' altra sorpresa, con gli scafi della Front Altair e della Kokuka Courageous squarciati da qualcosa: un siluro, un ordigno, di nuovo le mine. Fonti statunitensi lasciano trapelare la voce che ci siano ancora gli iraniani, si scrutano le coste in cerca di indizi, si analizzano i tracciati di imbarcazioni.

 

golfo di oman petroliere colpite

Lo scenario è quello di un gesto condotto dai pasdaran, magari attraverso il coinvolgimento di qualche gruppo affiliato. Un modo per mettere alla prova gli Stati Uniti, costringendoli ad una reazione di deterrenza. Chi non crede alla tesi parla di provocazione montata ad arte per cercare un casus belli proprio mentre Donald Trump minaccia i mullah. Teheran nega qualsiasi responsabilità, però è interessante che le prime notizie per entrambi gli incidenti siano arrivate da media vicini all' Hezbollah.

 

I russi (e non pochi esperti) invitano a non trarre conclusioni affrettate. Suggerimento ragionevole vista la delicatezza del dossier e le implicazioni che coinvolgono molti attori.

In questi ultimi anni i contendenti della regione hanno cercato di dotarsi di materiale per la guerra subacquea. Gli iraniani si sono rivolti ai nordcoreani anche se in passato sembra che abbiamo fatto buona pesca anche da noi. Gli sceicchi sunniti, grazie a budget generosi, hanno comprato in Occidente, Italia compresa. I militanti sciiti partner di Teheran in Medio Oriente - Houti yemeniti e Hezbollah libanesi - hanno sviluppato unità agguerrite. Chiunque, se lo vuole, può creare problemi al traffico civile, una ripetizione di quanto avvenne negli anni Ottanta durante il conflitto tra Saddam e Khomeini.

 

PETROLIERE COLPITE NEL GOLFO DELL OMAN

Quanto è avvenuto ieri fa comodo e preoccupa, nello stesso tempo, i due schieramenti. Infatti, entrambi possono denunciare i pericoli per un settore strategico interno ed internazionale, si sentono in diritto di mobilitare le loro forze militari, hanno un buon motivo per sollecitare l' intervento della diplomazia al fine di evitare che le fiamme sulle petroliere diventino la scintilla per un rogo devastante. Il petrolio è per tutti o per nessuno, i guardiani della rivoluzione hanno più volte minacciato di chiudere Hormuz come ritorsione.

 

Se un gesto doloso da parte dei khomeinisti mentre ricevono il premier nipponico Shinzo Abe in veste di mediatore sembrerebbe improbabile, è altrettanto vero che l' arcigno leader Alì Khamenei ha escluso nei colloqui con il suo interlocutore qualsiasi negoziato con Washington. Così come sono ben chiare le intenzioni della parte interventista statunitense. E allora c' è spazio per il resto.

 

Le manovre sottomarine, gli incursori, le cariche sono soluzioni ideali: creano tensione senza lasciare un' impronta precisa e concedono tempo ai protagonisti. Almeno per il momento.

 

 

  1. LE COINCIDENZE E I MISTERI DI UNA PARTITA ESPLOSIVA

Franco Venturini per il “Corriere della sera

 

PETROLIERE COLPITE NEL GOLFO DELL OMAN

Da ieri la partita geopolitica nel Golfo Persico è diventata più esplosiva e anche più misteriosa. Nelle stesse ore in cui il premier giapponese Abe portava al leader iraniano Khamenei un messaggio di Trump (Khamenei lo ha respinto, ma ha ripetuto che Teheran non vuole la bomba), nelle acque del Golfo dell' Oman due petroliere venivano «attaccate» . Da chi?

 

Qualcuno ha parlato di siluri, altri propendono per mine navali, ma resta non identificato l' autore dell' impresa. Una provocazione destinata ad accendere la miccia tra Usa e Iran? Una replica del celebre «Incidente del Golfo del Tonchino» , che nell' agosto del 1964 sancì l' inizio della guerra del Vietnam?

 

Teheran ha rilevato la coincidenza «sospetta» tra il viaggio di Abe e la petroliera giapponese, il Cremlino ha esortato Washington a non usare l' episodio per attaccare l' Iran, il Segretario dell' Onu ha prospettato una guerra «che il mondo non può permettersi». Ma tutti ricordano che le provocazioni di ieri sono il seguito di quelle del 12 maggio, quando altre due petroliere vennero danneggiate. In quel caso, mentre Trump ripeteva di non volere una guerra, il suo consigliere John Bolton parlò di mine iraniane, prospettando uno scontro armato in un nutrito numero di casi che sono stati ripetuti ieri dal segretario di Stato Pompeo.

 

A complicare ulteriormente la ricerca c' è il fatto che né il potere di Teheran né quello di Washington sono compatti.

PETROLIERE COLPITE NEL GOLFO DELL OMAN

Trump sembra voler ripetere con l' Iran quello che non gli è sin qui riuscito con la Corea del Nord: io ti strangolo con le sanzioni e tu devi venire a negoziare con me. Ma Bolton e i «falchi» non vogliono attendere tanto. A Teheran le durissime sanzioni imposte di fatto da tutto l' Occidente per non rinunciare al mercato americano stanno paralizzando il Paese, e rafforzando le Guardie della Rivoluzione. Ma possono costoro essere autori degli attacchi mentre Khamenei e Rouhani tentano ancora di frenare? Oppure è in atto un sottile doppio gioco?

 

In un groviglio di interessi che tocca il petrolio e dunque il mondo intero, la verità su chi provoca, che si tratti di siluri, di mine o di incursori, dovrà per forza venire a galla. E giungerà così l' ora più temuta, quella delle conseguenze.

PETROLIERE COLPITE NEL GOLFO DELL OMAN

 

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