L'ULTIMO DETOX DI CHENOT –  VALE LA PENA STARE A DIETA TUTTA LA VITA PER POI ANDARSENE  A 77 ANNI? – DA CIARRAPICO A ANDREOTTI, NEL SUO HOTEL DI MERANO E’ PASSATA LA PRIMA E LA SECONDA REPUBBLICA – LA BOMBA NEL 1986 MESSA DAI SEPARATISTI TIROLESI (“PENSAVO FOSSE UN BOTTO DI CAPODANNO”), LA TISANA ALL’ORTICA DI ROSY BINDI, MARADONA E IL PATTO DEL DETOX TRA BERLUSCONI E LA BOSCHI – QUEL FILM CON VERDONE E POZZETTO CHE IRONIZZO’ SULLE DIETE… - VIDEO

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Tommaso Labate per corriere.it

 

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In una delle tante volte che si era messo a dieta, alla domanda su come fosse riuscito a perdere chili che poi puntualmente riprendeva, il senatore Giuseppe Ciarrapico inclinava la testa verso destra e poi la faceva oscillare verso il basso, imitando la finta modestia di chi viene richiesto di indicare la griffe dell’abito di pregio che indossa ma ritiene quasi superfluo farlo. Poi era quasi un sussurro, «Chenot», unito al vanto di esserci stato tra i primi a scoprirlo, di essere quasi un pioniere. Sai, è dal 1991 che ci vado…».

 

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Già ai tempi in cui continuava a spopolare il «Ciarra» – si era alla metà degli anni Novanta, l’andreottismo era già bello che tramontato e l’editore si stava spostando sempre più verso Silvio Berlusconi – Henri Chenot non era un semplice vate delle diete, non era il dietologo dei vip, non era certo uno di quelli che potevi incrociare nei collegamenti tv delle trasmissioni del mattino a suggerire alle masse questo lo puoi mangiare e questo no, con questo dimagrisci e con questo no.

 

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Chenot, scomparso ieri, era una griffe su una dieta per pochi eletti e l’assonanza col marchio Chanel, per anni, forse ha contribuito a elevarne il mito. Ma visto che non basta un nome per ottenere la fiducia di Andreotti e Berlusconi, Maradona o Naomi Campbell – tutti frequentatori dell’hotel Palace di Merano, tutti adepti del suo miracoloso detox di sei giorni – ecco che Chenot calava sul tavolo verde della vita e degli affari i suoi altri atout: la riservatezza più assoluta e la privacy più granitica, bocconi prelibati per gli indaffarati celebri alla ricerca di qualche giorno di spensieratezza.

 

 

CHENOT MARADONA CHENOT MARADONA

E così nel giugno del 2018, quando dalla segreteria dell’onorevole Maria Elena Boschi chiamarono a Merano per riservare una stanza, lo staff di Chenot rispose che sì, c’era disponibilità e sarebbe stato un onore avere come ospite l’ex ministra del governo Renzi. Ma c’era da fare una premessa: «Gli stessi giorni sarà nostro ospite Silvio Berlusconi. È un problema?». Non lo era. E così, a tre anni dallo scioglimento del Patto del Nazareno, Berlusconi e un pezzo da Novanta del renzismo alloggiarono allo stesso hotel e fecero lo stesso percorso di detox senza che nessuno — da dentro — spifferasse ai cronisti se si erano visti, incontrati, salutati o anche solo incrociati da lontano. Per Berlusconi il pit- stop da Chenot era diventato quasi un obbligo.

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Non c’era digiuno mediatico dell’ex premier — la lontananza dalle telecamere durante l’epoca del governo Monti arrivò a sfiorare un anno — che non fosse accompagnato da una visita dal guru. Poi, anticipato dagli spifferi dei fedelissimi («Preparatevi alla sorpresa, sta in forma e ha perso dieci chili»), l’ex premier si presentava in tv come nuovo e in certi casi, come fu durante la famosa partecipazione al programma di Michele Santoro prima delle elezioni del 2013, finiva per scrivere una pagina di storia. Piccola o grande che fosse.

 

ciarrapico andreotti ciarrapico andreotti

Per Andreotti era diverso. «Non un mangione ma nemmeno un amante delle diete, fedelissimo alla linea del “tutti quelli che mi consigliavano di fare sport poi sono morti prima di me”», come ricorda Paolo Cirino Pomicino, il Divo frequentava l’hotel di Merano ancora prima che la struttura avviasse la collaborazione con Chenot. La notte di San Silvestro del 1986 un gruppo di sedicenti separatisti tirolesi lo sveglia in piena notte con un ordigno di due chili di tritolo lasciato dietro il muro di cinta dell’imponente costruzione asburgica. La bomba finirà per terrorizzare due coniugi polacchi che avevano la stanza cinque piani sotto.

rosy bindi rosy bindi

 

Non lui, all’epoca ministro degli Esteri, che la mattina dopo è fresco come una rosa. «Mah, terroristi… È una piccola minoranza intollerante. Ho sentito un piccolo botto, pensavo fosse per Capodanno». Chenot approda a Merano giusto in tempo per legare con Andreotti, che aveva ereditato la passione del capodanno in montagna da De Gasperi e Moro. In un libro-questionario sulla medicina naturale uscito nel 1998 – in cui il dietologo praticamente si esercitava nel giochino “dimmi che vita conduci e ti dirò che autovettura umana sei”, titolo Le sorgenti della salute — il Divo veniva associato «una macchina cilindrata 1000, colore grigio» che aveva come piante preferite il tarassaco e il timo. Nello stessa opera erano elencate anche una serie di bevande ad politicum.

 

CHENOT ZIDANE BRIATORE MESSNER CHENOT ZIDANE BRIATORE MESSNER

Rosy Bindi, altra frequentatrice di Merano, era stata consigliata una tisana di ortica bianca, salvia e menta peperita. Nel testo non c’erano riferimenti a Ciarrapico, pare. Che d’altronde, com’è noto, alla tisane ha sempre preferito un’amatriciana. Anche se ogni tanto lo si sentiva pronunciare quel nome, con finta modestia: «Chenot. Sai, ci vado dal ’91…».

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