giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

ALL’ARMI, IL GOVERNO SI SPACCA! MELONI E TAJANI SI INCAZZANO CON SALVINI SECONDO CUI “PIÙ ARMI SI INVIANO ALL’UCRAINA PIÙ LA GUERRA VA AVANTI”: “IL LEGHISTA FA IL GIOCO DEI RUSSI” – MELONI, INFURIATA COL "CAPITONE", TEME I CONTRACCOLPI DEGLI IMPEGNI MILITARI: SA CHE È DIFFICILE FAR DIGERIRE ALL'OPINIONE PUBBLICA ITALIANA L'AUMENTO DELLA SPESA PER ARMI E L'OBIETTIVO NATO DI ARRIVARE AL 2% DI PIL – MAL DI PANCIA NEL CARROCCIO: IL PRESIDENTE DELLA CAMERA FONTANA E I GOVERNATORI LEGHISTI PRENDONO LE DISTANZE DA SALVINI SULL’UCRAINA TEMENDO L'ISOLAMENTO IN EUROPA

Ilario Lombardo Francesco Moscatelli per la Stampa - Estratti

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

Alla fine questo vertice, dove in sostanza non si è deciso granché, dovrà aver raggiunto almeno un obiettivo: mostrare che la Nato è unita ed è più forte. In questa fotografia di famiglia Giorgia Meloni c'è, anche se dentro di sé vive il disagio di chi deve gestire un governo spaccato, con un leader, Matteo Salvini, che continua a perseguire l'idea che l'Ucraina si aiuta dialogando con Vladimir Putin. Una convinzione che secondo la presidente del Consiglio non ha radici nella realtà, ma solo – ha detto l'altra sera arrivando a Washington – nella «propaganda russa».

 

All'hotel St. Regis, a pochi passi dalla Casa Bianca, c'è un via vai di delegazioni, gli staff del governo italiano si mescolano e si confrontano. 

 

 

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

(...) L'equazione secondo la quale «più armi si inviano più la guerra va avanti», incisa sui social da Salvini martedì sera, ha irritato non poco Meloni. Un'uscita che ha un tempismo preciso, chirurgico: perché nelle stesse ore lei è alle prese con il vertice dell'Alleanza Atlantica e il presidente Joe Biden ringrazia il governo italiano – lo stesso in cui il leghista siede da vicepremier – per la spedizione a Kiev di sistemi di difesa e missilistici.

 

Il botta e risposta a distanza è continuo. Gli strappi in Europa di Orbán sono il principale argomento di discussione a Washington. Il viaggio dell'ungherese a Mosca, nei primi giorni di presidenza di turno della Ue ha spiazzato i partner. Poi, la nascita dei Patrioti, il nuovo gruppo di sovranisti battezzato da Orbán assieme a Salvini e Marine Le Pen, ha scombussolato gli equilibri a destra e, dopo la visita al Cremlino, fatto scattare il cordone sanitario nell'Europarlamento.

 

A interpretare la posizione più critica nel governo italiano è Tajani: «Orbán non ha il mandato Ue quando fa questi viaggi. Stia attento a non indebolire l'unità dell'Europa e della Nato». Un giudizio che si fa ancora più aspro quando gli chiedono quali siano gli orizzonti politici dei Patrioti: «Le forze estremiste sono isolate, irrilevanti. Non svolgeranno un ruolo nemmeno in questa legislatura europea».

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

 

Parole che scatenano immediatamente i pretoriani di Salvini in Parlamento. Il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo difende Orbán: «Andrebbe lodato». Mentre il vicesegretario Andrea Crippa ribadisce la contrarierà all'incremento di armi: «In questo momento l'aumento degli aiuti Nato non fa altro che innalzare il rischio di un'escalation militare e di un coinvolgimento diretto nel conflitto».

 

Un tempo anche solo metà di questa dichiarazione avrebbe imposto una crisi di governo: perché il secondo partito più rappresentativo della maggioranza ha esplicitamente una linea di politica internazionale contraria alla presidenza del Consiglio. Invece, come in passato, per Tajani e Crosetto conterà cosa farà la Lega in Parlamento. Quella è la linea rossa che ha fissato anche Meloni. «Fino ad adesso non hanno votato contro i pacchetti di aiuti all'Ucraina», è il concetto che ribadirà Meloni, assieme a un altro invito, rivolto implicitamente a Salvini, di «non fare il gioco della propaganda russa».

matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani

 

Tajani sa che un buon viatico per placare i leghisti più scettici sarebbe affidare all'Italia l'inviato Nato per il fronte sud e il Medioriente. Un candidato c'è, si chiama Alessio Nardi, ma la concorrenza con la Spagna si è fatta molto dura in queste ore.

 

A Meloni non sfuggono i contraccolpi politici degli impegni militari. Sa che è difficile far digerire all'opinione pubblica italiana l'aumento della spesa e l'obiettivo Nato di arrivare al 2% di Pil. Anche per questo durante il suo intervento al vertice ha precisato che il «sostegno italiano all'Ucraina continuerà, ma sarà mirato ed efficace». Una razionalizzazione obbligata, secondo la premier, per evitare «duplicazioni», visto che «96 cittadini dell'Ue su 100 sono anche di una nazione Nato, e il bilancio nazionale al quale attingiamo è sempre lo stesso».

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

C'è la consapevolezza di una difficoltà economica enorme, che - ammettono da Palazzo Chigi – si somma alle incertezze sui mercati dopo il voto francese. Non è facile in questo contesto parlare di armi e Meloni si trova anche a dover sminare i prossimi assalti della Lega. In realtà, il fronte filo-atlantista del governo è consapevole che la Lega è lacerata al suo interno. C'è chi guarda a Donald Trump e alla sua vittoria elettorale, per chiudere in fretta il conflitto, senza troppo pensare se saranno tradite le richieste degli ucraini. E c'è invece chi non vuole cedere al putinismo.

 

Da Washington persino Lorenzo Fontana, presidente della Camera, e per anni l'uomo che costruiva alleanze in Europa per conto di Salvini, ha parlato di un «convinto sostegno all'Ucraina a cui oggi torniamo a confermare la nostra concreta vicinanza e la piena volontà di essere al suo fianco nel grande sforzo di resistenza che sta compiendo». Inequivocabile anche la posizione del presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, da tempo impegnato a tessere relazioni da una parte all'altra dell'Atlantico.

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

 

Basta leggere il messaggio pronunciato domenica scorsa in occasione della visita del papa a Trieste. La pace, sostiene «se non ottenuta con la tutela degli aggrediti, sarebbe una resa». Che metterebbe «a rischio il futuro di pace del continente, indebolito anche da una mancata e imprescindibile condanna dell'aggressore».

 

Parole che rimettono al centro il concetto di pace giusta, riconoscendo fino in fondo le responsabilità del Cremlino. Quella parte della Lega che si riconosce nel pragmatismo dei governatori, poi, ha qualche dubbio anche sulla scelta di Salvini di aderire al gruppo dei Patrioti. Stesse perplessità che ha il presidente della Camera. Il partito degli amministratori teme infatti che il posizionamento della Lega accanto a Orbán e agli altri partiti filo-putiniani condannerà il generale Roberto Vannacci e gli altri eletti a cinque anni di irrilevanza. «Isolarsi – avvertono - non è mai una bella idea».

matteo salvini e massimiliano fedriga

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...