amato melillo barbano

AMATO-MELILLO, CHE DUELLO SULL’ANTIMAFIA! ALL’AUDITORIUM DI ROMA, DURANTE LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ALESSANDRO BARBANO, IL DOTTOR SOTTILE CHE DA EX PREMIER FIRMÒ LE LEGGI SPECIALI CONTRO LA MAFIA HA AMMESSO CHE L’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO HA “PASSATO IL SEGNO”. TOTALMENTE OPPOSTA LA POSIZIONE DEL PROCURATORE NAZIONALE, CONTRARIO ALL’IDEA DI COMPRIMERE L’AZIONE DEGLI INQUIRENTI – IN PLATEA ANCHE GIANNI LETTA, PAOLO SAVONA, CARLO CALENDA, MARIA ELENA BOSCHI, MATTEO RICHETTI, RENATO BRUNETTA…

Luigi Romano per formiche.net

 

AMATO

Un presidente emerito della Consulta e un procuratore nazionale si dividono su un libro che mette sotto accusa l’Antimafia, descrivendola come un apparato burocratico, giudiziario, politico e affaristico cresciuto a dismisura e fuori da ogni controllo di legalità e di merito. Il primo, Giuliano Amato, sposa in toto le ragioni del libro, il secondo, Giovanni Melillo, le contesta altrettanto apertamente.

 

Così la presentazione all’Auditorium parco della Musica de “L’inganno”, scritto dal giornalista e saggista Alessandro Barbano ed edito da Marsilio, si trasforma in un faccia a faccia vibrante. A cui non sono estranei gli altri due protagonisti del dibattito: il giornalista e storico Paolo Mieli e il segretario nazionale delle Camere Penali, Eriberto Rosso, la cui adesione alle tesi del libro è esplicita. A moderare l’incontro la giornalista Eva Giovannini.

 

melillo

Così una platea di trecento invitati, tra cui rappresentanti delle istituzioni, della politica, dell’impresa e delle professioni, come Gianni Letta, Paolo Savona, Carlo Calenda, Maria Elena Boschi, Matteo RichettiRenato BrunettaLucia AnnibaliRoberto GiachettiLorenzo Bini SmaghiLorenzo CasiniVeronica De RomanisDanilo IervolinoGianni LettieriGabriella GiammancoAnnamaria MalatoLuca De FuscoFrancesco TaglienteEnzo Cardellicchio, assiste  a un confronto serrato sulla crisi della giustizia penale e sulla deriva dell’Antimafia, che il libro di Barbano definisce un sistema dove l’eccezione diventa regola. Con l’effetto che confische e sequestri colpiscono migliaia di cittadini e imprenditori mai processati, o piuttosto assolti, sentenze anticipano leggi, pene crescono al diminuire dei reati e una falsa retorica professa l’idea che il rovesciamento dello Stato di diritto sia necessario alla vittoria sulla malavita.

 

ALESSANDRO BARBANO

«Da giurista negli anni Sessanta – racconta Amato – ho firmato un libro nel quale proclamavo l’insostenibilità delle misure di prevenzione, da Presidente del Consiglio trent’anni dopo ho firmato le leggi speciali seguite all’omicidio Borsellino. Portando dentro di me tanto le ragioni che ostano alla pena del sospetto quanto quelle che ritengono prioritaria la lotta alla mafia, io condivido quello che scrive l’autore del libro, e cioè che qui abbiamo passato il segno». Il presidente conclude con un appello a non esagerare.

 

Di segno opposto l’intervento del procuratore Giovanni Melillo, per cui «il j’accuse del libro ripete non pochi dei vizi che attribuisce al mostro giudiziario contro cui si scaglia. Neanche come provocazione può accogliersi – secondo Melillo – l’idea che la legislazione antimafia sia un moloch nutrito di sole pulsioni giustizialiste». Il procuratore condivide l’idea che «il sistema giudiziario abbia bisogno di una massiccia dose di cambiamento, ma non nel senso che auspica Alessandro Barbano, che vuol comprimere il ruolo della magistratura inquirente».

ALESSANDRO BARBANO COVER

 

Esprimendo «personale dissenso sulla tesi del libro», il procuratore accusa l’autore di «estremismo». Ma a difendere l’autore sono tanto Paolo Mieli quanto Eriberto Rosso. Il primo denuncia il «lockdown giudiziario che tiene in una morsa la democrazia italiana e che scatena retate contro innocenti nell’indifferenza generale. «Come mai – dice lo storico e giornalista – abbiamo consegnato il Sud a questo stato di cose, senza avere neanche un senso di colpa? Come mai – aggiunge provocatoriamente, rispondendo a Melillo – la scuola dell’illuminismo napoletano oggi produce solo la tiritera al libro di Barbano»?

 

«Un bel libro e non una provocazione», definisce «L’inganno» Eriberto Rosso: «Barbano tenta di ricostruire una sensibilità garantista che la nostra politica e il legislatore hanno perduto nel tempo, poiché tutte le risposte emergenziali si sono stabilizzate nel sistema. Non a caso la stessa riforma Cartabia prevede che il giudice che proscioglie l’imputato, perché non è riuscito a provare la sua colpevolezza, trasmetta gli atti al procuratore antimafia, affinché valuti se procedere con le misure di prevenzione. Vuol dire assolvere e punire allo stesso tempo, questo è inaccettabile».

 

Da ultimo l’intervento dell’autore, che è una replica alle critiche del procuratore: «Sono un estremista perché vorrei che le sentenze di assoluzione non divergessero dalle sentenze di confisca? Perché ho criticato l’estensione del codice antimafia ai reati contro la pubblica amministrazione, l’estensione della pericolosità dalle persone alle cose, dai defunti agli eredi?

 

auditorium presentazione libro barbano

Sono un estremista perché chiedo che il concorso esterno sia definito da una legge dello Stato e non cucito dalle sensibilità delle diverse sezioni della Cassazione, e poi ricucito nella prassi attraverso le sentenze dei tribunali fondate sul sospetto? Sono un estremista perché ricordo che la confisca senza condanna non esiste in quasi nessun paese d’Europa, e dove pure esiste è ancorata alle garanzie del processo penale e all’accertamento di un reato?

 

Sono ancora un estremista perché chiedo che la legge Rognoni-La Torre venga ricalibrata per tornare a colpire la mafia? Non mi sento un estremista – ha concluso Barbano – quando chiedo che la ricerca doverosa degli autori delle stragi porti a giudizio prove verificate, o quando rivendico che la giustizia non sia la sede della lotta alla mafia, ma il luogo sacro ed estremo dove si accerta la colpevolezza o piuttosto l’innocenza».

 

 

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”