L’ANALISTA USA IAN BREMMER: “LA POLITICA ESTERA AMERICANA È IN DECLINO, COME SI VEDE DAI CASI SNOWDEN E CRIMEA - OBAMA NON FERMERÀ PUTIN CON LE SANZIONI MA MOSCA NEL LUNGO PERIODO PERDERÀ - AL QAEDA COMBATTE A LIVELLO LOCALE E ASSAD HA VINTO IN SIRIA”

Paolo Mastrolilli e Gianni Riotta per ‘La Stampa'

In Italia mi preoccupa il malessere dei giovani, che scalfirà lo stesso processo democratico e la fabbrica sociale, se non verrà risolto. Il governo in carica può superarlo, ma di certo non ha bisogno dello shock che la crisi russo-ucraina potrebbe provocare all'economia europea». Tutto si lega, nella testa di Ian Bremmer, presidente dell'Eurasia Group. Scherza col suo «muppet», il pupazzo che un amico gli ha costruito a sua immagine e somiglianza, mentre sul divano dell'ufficio a Manhattan disegna l'atlante del disordine mondiale.

Quali sono le crisi che la preoccupano di più?
«Iran, Cina-Giappone, e Russia-Ucraina. Non vi farei un buon servizio, però, se non dicessi che tutta questa instabilità dipende dal declino della politica estera americana».

È una scelta, o un declino che gli Usa stanno subendo?
«In parte scelta e in parte strutturale. È una scelta perché c'è stata una reazione all'Iraq e l'Afghanistan, che ha portato non solo alla volontà di non condurre più operazioni come quelle, ma anche ad eleggere presidente un senatore al primo mandato, che certamente non aveva grande esperienza in politica estera.

Gli americani hanno poca voglia di impegnarsi nel mondo, e quindi anche se la Siria viene gestita male, ottengono ciò che chiedono, ossia starne fuori. Poi è un problema strutturale, perché c'è la crisi, gli europei sono concentrati sui loro problemi, la Germania ha una visione economica e non geopolitica, e il potere dei paesi non in accordo con noi come la Cina è aumentato. Gli effetti di questo declino si vedono ovunque, dal caso Snowden alla Crimea».

Cosa pensa di Snowden?
«È un giovane idealista, ma perché non critica la Russia e la Cina per i loro atti analoghi o peggiori dei nostri? È un comportamento da traditore, e non è credibile quando dice che non ha ceduto intelligence a Mosca e Pechino. I danni che ha fatto sono molto superiori ai vantaggi in termini di trasparenza».

Obama ha deluso, o può ancora riprendersi nei prossimi due anni?
«Gli americani lo avevano preferito ad Hillary perché non era un politico, o almeno si aspettavano un politico diverso, ma non è stato così. Ha fatto qualche discorso, al Cairo e Berlino, ma senza muovere l'ago della politica estera. Ha scelto in maniera prematura di passare dal salvataggio dell'economia alla riforma sanitaria, e così la disoccupazione ha continuato a tirare giù il paese.

Se l'economia si riprenderà, come è probabile, la sua popolarità tornerà intorno al 50%, che dovrebbe consentirgli di recuperare un po' l'elettorato indipendente. Bush non era un analista, ma era un leader; Obama è un grande analista, ma non è un leader naturale, e questo ha sorpreso gli americani».

Putin farà altre mosse in Ucraina?
«Certo. Se con la linea delle sanzioni pensiamo di cambiare il suo comportamento, siamo pazzi. I russi hanno speso tra 80 e 200 miliardi in Ucraina negli ultimi venti anni: non l'hanno fatto per carità, ma perché la considerano un loro territorio, e non lo molleranno certo per paura delle sanzioni. Aspettano solo una scusa per invadere, e se gli ucraini non gliela daranno, continueranno a destabilizzare il governo. Gli Usa devono decidere cosa vogliono. Ora stiamo andando verso la recessione in Russia, il crollo economico dell'Ucraina, un contraccolpo sulla crescita europea, e la spinta di Mosca verso la Cina».

Cosa dovremmo fare, invece?
«Smettere di punire i russi, pensare nuove sanzioni, o cercare di isolarli, quando nessuno dei Brics, e neppure gli europei, sono decisi a farlo. Cercare piuttosto un compromesso, sulla base del modello federale suggerito dallo stesso ministro Lavrov».

Ma Putin così non ha riunificato e rinsaldato Europa e Nato?
«Gli europei vogliono pagare per quella voragine che è l'Ucraina e investire nel riarmo? Non credo. Cerchiamo di essere pragmatici: Putin può sembrare vincente ora, ma nel lungo termine è perdente sul piano politico, economico, demografico, diplomatico, militare. La Russia è in declino e ha amici orribili. Basta non fare l'errore di spingerla nelle braccia della Cina».

Pechino non ha interesse a replicare l'aggressività di Mosca?
«No. Farà qualche provocazione, in particolare sulle isole contese col Giappone, ma vede gli Usa in ripresa economica e vuole fare affari con noi. È la vera vincente di questa crisi».

Sull'Iran, vede un'intesa sul nucleare?
«Sì, perché lo vogliono gli americani, e soprattutto lo vogliono gli iraniani. Hanno scelto un presidente apposta per fare l'intesa, e conviene anche a noi, perché l'Iran è un potenziale partner per i nostri investimenti migliore dell'Arabia».

I sauditi accetteranno di dividersi la regione con Teheran?
«Non credo. L'Arabia diventerà sempre meno importante per gli Usa, per i mutamenti del settore energetico. L'accordo con Teheran sarà buono per tutti, tranne il Medio Oriente».

Cosa succederà in Siria?
«È andata. Assad sta riconquistano l'asse di comunicazione tra Damasco e Aleppo, e si appresta a prevalere sul terreno. Poi vincerà le elezioni».

Cosa comporta questo per la sicurezza dell'Occidente?
«Al Qaeda è cambiata. È un'organizzazione molto più regionale, che combatte guerre locali nel nord della Nigeria, nell'Iraq occidentale, in Siria, nello Yemen. Non so se l'Occidente è ancora un target interessante come dieci anni fa».

Per uscire da questo declino americano basta un'elezione?
«Oppure una grave crisi, tipo una mossa di Putin nell'area Nato, che spinga gli Usa a reagire. Il problema è anche strutturale, e non può essere scaricato su Obama».

L'Italia come ne risente?
«Da voi, e nelle regioni periferiche dell'Europa, mi preoccupa il malessere dei giovani, che giudicano illegittimi politici e governi. Questa delegittimazione è cresciuta con la crisi dell'euro. Finché questi giovani non vedranno vantaggi, la ripresa sarà anemica, e non saranno reintegrati come parte funzionale dell'economia, l'intero processo democratico sarà scalfito e l'appoggio per l'eurozona diminuirà. La stessa fabbrica sociale di questi paesi è a rischio.

In Grecia Alba Dorata rischia di vincere le elezioni. In Francia, Italia, Spagna e Portogallo ci sono movimenti preoccupanti. Da voi i problemi sono strutturali, ma ora che la crisi più grave è passata, il nuovo governo ha la possibilità di affrontarli. Di certo non ha bisogno dello shock e dei danni che la crisi russa minaccia di provocare all'economia europea».

 

 

INCONTRO TRA PUTIN E OBAMA DURANTE IL G obama assadsnowdenSNOWDEN E IL DEPUTATO TEDESCO DEI VERDI HANS CHRISTIAN STROEBELEIAN BREMMER joe biden e xi jinping IAN BREMMER

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…