donald trump serraj haftar

ANVEDI RAMPINI, ORMAI SEMPRE PIÙ TRUMPIANO! - ''LA SINISTRA RADICALE E LE DESTRE PUTINIANE HANNO SEMPRE DESIDERATO CHE L'AMERICA SMETTESSE DI IMPICCIARSI DEI FATTI DEL MONDO. ORA L'ISOLAZIONISTA TRUMP ESAUDISCE IL DESIDERIO: VIA DALLA SIRIA, PACE COI TALEBANI, ZERO INTERVENTI IN VENEZUELA E LIBIA. VI LAMENTATE? QUEL CHE VIENE DOPO LA "QUASI" PAX AMERICANA È IL TRIONFO DEL CAOS'' - GLI USA ORMAI SONO INDIPENDENTI PER GAS E PETROLIO. PER QUESTO TRIPOLI PUO' PURE BRUCIARE

 

 

Federico Rampini per “la Repubblica

DONALD TRUMP AL SERRAJ

 

«La situazione della sicurezza in Libia diventa sempre più complessa e imprevedibile», dichiara il generale Thomas Waldhauser, capo dello United States Africa Command. Conseguenza? Gli Stati Uniti ritirano il loro minuscolo contingente militare, già evacuato via mare domenica mattina. Per l' Italia, per l' Europa, per il Nordafrica e il Medio Oriente, il messaggio è chiaro: benvenuti in un mondo post-americano. La presenza in Libia di soldati Usa e di esperti anti- terrorismo, pur molto ridotta, era l' ultimo residuo di una scelta che fece Barack Obama e di cui lui stesso si era pentito.

 

Trascinato da Nicolas Sarkozy e David Cameron nell' intervento militare per deporre Gheddafi, l' allora Presidente fornì all' attacco franco-britannico un supporto soprattutto logistico e di bombardamenti aero-navali.

 

Se ne pentì in seguito, dopo aver capito che Parigi e Londra si erano lanciate in quell' operazione senza avere un piano serio per il dopo- Gheddafi. Dopo una fase utopistica o ingenua in cui aveva appoggiato le rivolte delle primavere arabe credendo che avrebbero spianato la strada alla democrazia, dall' Egitto in poi Obama era tornato alla realpolitik.

al serraj haftar giuseppe conte

In una confessione autocritica, mentre stava lasciando la Casa Bianca, disse che la prima regola della politica estera dovrebbe essere don' t do shit ( traduzione edulcorata: non fare casini). La Libia la mise nel novero dei casini che si era lasciato dietro.

 

Dopo oltre due anni di presidenza, Trump ha aggiunto un principio ulteriore: non fare nulla in politica estera se non sia strettamente necessario alla difesa di un interesse strategico minacciato. Siamo in una fase di crescente isolazionismo. Che viene giustificato anche da una rivoluzione negli assetti energetici mondiali. L' America è ormai quasi autosufficiente per il suo fabbisogno di petrolio e gas.

TRUMP PUTIN SIRIA

 

La " motivazione energetica" nella politica estera - che fu una delle costanti in Medio Oriente dalla Seconda guerra mondiale in poi - si è praticamente dissolta. Resta dell' eredità neoimperiale solo un fattore- interdizione: gli Stati Uniti rimangono ben presenti militarmente nelle aree petrolifere come il Golfo Persico, perché da quelle forniture è dipendente la Cina, il che la rende vulnerabile. Ma come si vede nel caso del Venezuela, anche sull' interdizione della penetrazione cinese o russa Trump non è disposto a investire più di tanto.

 

Chi da mesi denuncia le trame di un' invasione militare americana in Venezuela è stato smentito: neppure le riserve petrolifere più abbondanti del pianeta smuovono Trump, che ha una vera allergia all' intervento militare. America First, lo ha sempre detto nei comizi ( ed è di nuovo in campagna elettorale), vuol dire anche smetterla di sperperare risorse per fare i gendarmi del mondo.

 

 

 

trump

Prima il ritiro dalla Siria, ora da Tripoli: la realpolitik isolazionista di Trump prevede che non si faccia nulla in politica estera se non strettamente necessario alla difesa di un interesse minacciato. I dietrologi che non riescono a concepire un mondo dove lo Zio Sam si ritira, si eserciteranno a inventare oscure trame americane dietro l' avanzata del generale Haftar. L' ex ufficiale di Gheddafi effettivamente ebbe un passato di legami con la Cia, dopo aver tentato un golpe ed essersi rifugiato in Virginia.

 

Negli ultimi anni però gli Stati Uniti hanno evitato di appoggiarlo; hanno invece sostenuto gli sforzi dell' Onu per una soluzione di governo che unifichi le varie fazioni. Perciò l' Italia ha potuto affermare che la posizione di Washington era più allineata alla nostra.

Per le sue scorribande, per i suoi finanziamenti, per le sue armi, il generale Haftar si è rivolto di volta in volta alla Francia, alla Russia, all' Egitto, agli Emirati.

 

donald trump putin

Trump si era già affrettato a chiudere quel poco di coinvolgimento americano in Siria, che aveva ereditato da Obama. La nuova realpolitik isolazionista di Washington prende atto che la Siria è sempre stata un vassallo di Mosca, e non vede cosa l' America possa ricavare da una presenza militare. Ora lo stesso disimpegno si sta realizzando in Libia. Delle ricadute nel Mediterraneo, in particolare sulla tragedia dei profughi, questa Amministrazione Usa si disinteressa.

 

Un proverbio americano dice: «Stai attento a cosa auspichi; i tuoi desideri potrebbero realizzarsi». In Europa un ampio arco di forze - dalla sinistra radicale alle destre putiniane - hanno sempre denunciato le ingerenze americane e desiderato che lo Zio Sam se ne stesse a casa sua. Ora che questo desiderio diventa realtà, fino al punto da logorare le fondamenta dell' alleanza atlantica, bisogna misurarsi con le conseguenze.

 

XI JINPING DONALD TRUMP

 La " quasi" Pax Americana fu sempre traballante e precaria, non impedì conflitti sanguinosi in Medio Oriente; fu segnata da errori gravissimi come l' invasione dell' Iraq. Quel che viene dopo, però, è il trionfo del caos. Altri imperialismi più antichi riaffiorano e si affrontano per ritagliarsi sfere d' influenza: dalle nostalgie coloniali di Parigi all' espansionismo di Mosca, dal sultano ottomano ai sauditi, è lungo l' elenco degli attori che aspirano a riempire i vuoti lasciati dall' America.

Ultimi Dagoreport

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...

fabio pinelli soldi csm

DAGOREPORT – ALTRO CHE SPENDING REVIEW AL CSM TARGATO FABIO PINELLI – IL VICEPRESIDENTE DI NOMINA LEGHISTA SEMBRA MOLTO MENO ATTENTO DEL PREDECESSORE NELLA GESTIONE DELLE SUE SPESE DI RAPPRESENTANZA – SE NEL 2022, QUANDO ERA IN CARICA DAVID ERMINI, ERANO STATE SBORSATI APPENA 4.182 EURO SU UN BUDGET TOTALE DI 30 MILA, CON L’ARRIVO DI PINELLI NEL 2023 LE SPESE DI RAPPRESENTANZA PER TRASFERTE E CONVIVI SONO LIEVITATE A 19.972 EURO. E NEL 2024 IL PLAFOND DISPONIBILE È STATO INNALZATO A 50 MILA EURO. E PER LEGGE IL VICEPRESIDENTE DEL CSM NON DEVE DETTAGLIARE LE PROPRIE NOTE SPESE DI RAPPRESENTANZA...