L’ARTE DI GALLEGGIARE NEL POTERE - ALLA LUNGA COLLEZIONE DI POLTRONE, ANTONIO PAOLUCCI NE AGGIUNGE UN’ALTRA: QUELLA IN MPS

Tomaso Montanari per il "Fatto quotidiano"

Cosa c'è di meglio, per rilanciare il Monte dei Paschi, di mettere nella sua nuova Deputazione la zavorra di uno dei più chiacchierati e intoccabili residui del vecchio potere democristiano come Antonio Paolucci?

Nato nel 1939 a Rimini in una famiglia di mercanti d'arte molto intraprendenti, Paolucci è uno storico dell'arte la cui importanza scientifica (prossima allo zero) è inversamente proporzionale all'immensa influenza che ha esercitato nel suo governo del patrimonio artistico fiorentino, durato per quasi vent'anni: dal 1988 al 2006. Un regno lunghissimo - interrotto solo dalla (dimenticabile) esperienza come ministro per i Beni Culturali nel governo del fiorentino Lamberto Dini (1995-96) - che gli ha permesso di creare un sistema di potere ancora intatto (il figlio Fabrizio è l'attuale responsabile delle antichità agli Uffizi).

IL capolavoro di Paolucci fu l'acquisto della Collezione Martelli. Questa importantissima collezione d'arte fiorentina era stata lasciata al Seminario della Curia di Firenze, ma un onere testamentario disponeva che dovesse essere aperta al pubblico: dunque si trattava di una raccolta già, di fatto, della città.

Ma il fratello dell'allora arcivescovo, Silvano Piovanelli, si appropriò di decine di opere d'arte immettendole sul mercato antiquario: nel luglio del 1996, Paolo Piovanelli patteggiò la pena di un anno e mezzo di reclusione per furto continuato e aggravato. Paolucci pensò di risolvere l'imbarazzante situazione attraverso un accordo in forza del quale, se lo Stato avesse acquistato il donatelliano Stemma Martelli, la Curia avrebbe donato allo Stato il palazzo e quanto vi era conservato.

Così fu: nel novembre 1996 l'arcivescovato incassò ben diciassette miliardi e mezzo di lire per la scultura, e nel maggio del 1998 venne firmata la donazione. Così Paolucci premiò una clamorosa infedeltà con una regalìa colossale: non stupirà che nel 2007 Paolucci divenga direttore dei Musei Vaticani. È nel passaggio tra Firenze e Vaticano che Paolucci organizza l'"operazione Michelangelo".

Nel 2004 egli espone a Firenze un piccolo crocifisso ligneo di proprietà di Giancarlo Gallino (antiquario torinese con cui Paolucci aveva già trattato l'acquisto per gli Uffizi di una rovinatissima e strapagata opera di Antonello da Messina), avallandone l'attribuzione a Michelangelo.

Nell'estate del 2007, Paolucci si guarda bene dal comperare il "Michelangelo" per i Musei Vaticani, ma scrive al "caro Francesco " Rutelli, allora ministro per i Beni culturali, consigliandogli caldamente di comprare l'opera per lo Stato. Cosa che avviene, sotto Sandro Bondi, per 3.250.000 euro. Ma visto che la scultura non è di Michelangelo e vale (secondo una stima di Christie's) 85.000 euro, oggi la Corte dei Conti processa per danno erariale la successora di Paolucci a Firenze, che concluse l'acquisto.

Paolucci stesso, invece, è inaffondabile. L'anno scorso l'allora ministro per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi pensò bene di confermarlo (sebbene dipendente ormai di un altro Stato, il Vaticano) nel massimo organo consultivo del Mibac, il Consiglio Superiore dei Beni culturali, del quale divenne anzi vicepresidente. Ed è da qui che il sempre agile Paolucci spicca il salto verso il Monte dei Paschi.

A giugno, a Siena decidono di chiedere due nomi ad "alti organismi scientifici" come il CNR e, appunto, il Consiglio Superiore del Mibac. Quest'ultimo, contro ogni decenza, indica nella terna un proprio membro, anzi il suo vicepresidente: e il gioco è fatto.

Ma l'atterraggio a Siena di Paolucci è tutto tranne che pacifico. Non solo egli guida la commissione scientifica delle Scuderie del Quirinale (un mostrificio con mille cointeressenze col mondo delle banche), ma soprattutto è il capo del comitato scientifico dell'Associazione Civita, cui fa capo la potente società di servizi Civita, presieduta da Gianni Letta.

Proprio una controllata di Civita, Opera Laboratori Fiorentini, sta prendendo il controllo di tutto il patrimonio artistico pubblico senese: prima di un "ramo d'azienda" dell'Opera del Duomo (cessione su cui ora indaga la Procura di Siena), poi del Santa Maria della Scala e ora anche dei Musei Civici e addirittura della Torre del Mangia, simbolo della città. Insomma, con Paolucci non arriva al Monte dei Paschi un tranquillo pensionato, ma uno dei nuovi padroni di Siena. Non c'è più nemmeno bisogno dell'ipocrisia gattopardesca: ormai, per non cambiare nulla, non si cambia direttamente nulla. Meglio non rischiare.

 

ANTONIO PAOLUCCI E MONSIGNOR COMASTRIANTONIO PAOLUCCI jpegANTONIO PAOLUCCI IL CROCIFISSO DI MICHELANGELO jpegNapolitano osserva Cristo ligneo di Michelangelo

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)