AVETE APPLAUDITO IL PREMIER ALBANESE, EDI RAMA PER GLI AIUTI ALL'ITALIA? ECCO ORA BECCATEVI UN CONTRORITRATTO - A TIRANA, I SUOI AVVERSARI LO ACCUSANO DI TUTTO: “E’ PAZZO”, “COCAINOMANE”, “CAPO DEI NARCOTRAFFICANTI” - L’EX PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SALI BERISHA, CHE LO DETESTA, LO ACCUSA DI ESSERE "UN GOLPISTA" DEFINENDO L'ALBANIA "UN NARCOSTATO" - BILANCIO? MOLTE LUCI E QUALCHE OMBRA…

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Enrico Fierro per il “Fatto quotidiano”

 

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Cocainomane. Pazzo. La sua casa è un bunker inaccessibile, vive come un asociale. È il capo dei narcotrafficanti È solo un piccolo assaggio dell' antologia di insulti che puoi raccogliere a Tirana se ti fermi a un caffè con i militanti del Pd, il Partito democratico d'Albania, eterni e feroci avversari dei socialisti al governo.

 

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Oggetto di tante calorose attenzioni è Edi Rama, 56 anni, una laurea in Arti figurative, di mestiere primo ministro dell'Albania. Un personaggio divenuto familiare alla maggioranza degli italiani, pochi giorni fa, quando in un video sapientemente studiato ha annunciato in perfetto italiano l'invio di 30 medici e infermieri per aiutare il nostro Paese nella lotta alla pandemia. Aeroporto di Tirana, aereo pronto a partire sullo sfondo, il premier legge un breve discorso circondato da operatori sanitari protetti da tute bianche e maschere. "Laggiù è casa nostra. Noi non abbandoniamo l'amico in difficoltà".

 

Poche parole e un grande gesto che hanno fatto guadagnare a Rama e al suo Paese la stima bipartisan del governo e del mondo politico italiano. Chi è davvero questo leader balcanico dai modi gentili e che parla perfettamente la nostra lingua, forse eredità di una nonna dalle origini italiane, è difficile capirlo. Se giri per Tirana trovi mille tracce lasciate da Edi Rama sindaco della città nel 2000.

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La città ha cambiato volto nel bene e nel male. Enormi centri commerciali hanno sostituito le vecchie e fatiscenti costruzioni del regime enverista. Piazza Scanderbeg, il cuore di Tirana, è risorta, il Parco della Gioventù è stato risanato con l' abbattimento delle costruzioni abusive nate dopo il crollo del regime. Tutto frutto del Piano regolatore varato dall' amministrazione Rama.

 

Obiettivo: far uscire anche l'architettura della città dal grigiore di due regimi, quello fascista dell'occupazione italiana, e il lungo medioevo enverista. Vanto dei piani di risanamento "le case colorate", come il Palazzo Arcobaleno, nei pressi della stazione di Biloku e l' edificio viola al Boulevard Bajram Curri, diventati ormai mete turistiche di pregio. Colori e street art, una corsa forsennata vero modelli urbani occidentali, che nascondono sotto il tappeto le contraddizioni delle periferie e dei vecchi kombinat.

 

L'Albania moderna è paese di contrasti forti. E somiglia per tanti aspetti alla vita politica di Edi Rama. Inizia da ministro della Cultura e della gioventù, nel 2000 diventa sindaco di Tirana, riconfermato col 61% dei voti nel 2003, nel 2005 conquista la guida del Partito socialista albanese del vecchio leader Fatos Nano. Nel 2011 guida le manifestazioni contro il governo di destra di Sali Berisha.

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La piazza è infuocata, la polizia spara e uccide quattro persone. Rama accusa il governo e il suo ministro dell'Interno, Lulzim Basha, di essere degli "assassini". Due anni dopo vince le elezioni e diventa primo ministro. Crescita economica, attrazione di investimenti stranieri, soprattutto italiani, modernizzazione della corrotta macchina statale e del sistema giudiziario: sono questi i punti fermi della sua azione. La crescita che nel 2013 era dello 0,5% balza al 3,5 nel 2016, la disoccupazione è al 14,7%, fra i tassi più bassi dell' area balcanica. Successi e contraddizioni. Se parli con Sali Berisha, ex medico personale del dittatore Hoxha ed ex presidente della Repubblica albanese, Rama è "un golpista" e l' Albania "un narcostato" guidato dal partito socialista, ribattezzato "partito cannabista". Accuse e scontri di piazza che non impediscono a Rama di essere rieletto nelle elezioni del 2017 col 48,34% dei voti.

 

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Rama è capace di districarsi nella politica internazionale. La mossa di inviare aiuti in Italia vuole dimostrare più cose. In primo luogo che l' Albania è riconoscente (per gli aiuti italiani dopo il crollo del regime con le operazioni Pellicano e Arcobaleno) ed è cresciuta.

 

Che vuole accelerare il percorso per entrare nella Ue (la procedura è in corso), e che ha abbandonato progetti come quello della Grande Albania, un unico Stato insieme a Kosovo e Macedonia del nord. "Noi vogliamo solo una cosa, aderire alla Ue", ha ribadito Rama anche recentemente. E sempre guardando all' Italia.

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