sergio mattarella

AVVISO AI LEADER: TUTTI VOGLIONO MATTARELLA - UGO MAGRI: "AGLI OCCHI DEI 'PEONES' CHE LO VOTANO, IL PRESIDENTE USCENTE È L'UNICO IN GRADO DI COPRIRE LE SPALLE A DRAGHI E DI GARANTIRE CHE LA LEGISLATURA ARRIVI A CONCLUSIONE. CERTO, SENZA UN APPELLO CORALE DEI PARTITI, MANCHEREBBERO LE CONDIZIONI MINIME PER CONVINCERE MATTARELLA A RIPENSARCI. PERÒ LE CANDIDATURE A PERDERE, I TENTATIVI A VUOTO, PORTANO A RITENERE CHE L'IMMOBILISMO DEL CENTRODESTRA SIA ARRIVATO AL DUNQUE. PERDURANDO L'IMPASSE, SENZA COLPI D'ALA, CI SONO DUE POSSIBILI CONCLUSIONI. LA PRIMA, CHE AL COLLE VADA DRAGHI; OPPURE, CHE L'ONERE DI RESTARE AL SUO POSTO RICADA SULL'INQUILINO ATTUALE..."

Ugo Magri per "la Stampa"

 

SERGIO MATTARELLA IN VERSIONE UMARELL

Al primo scrutinio erano soltanto in 16 e facevano la figura (un po' patetica) degli ultimi giapponesi nella giungla di Montecitorio, quelli che non sanno rassegnarsi alla fine del settennato, anzi pretendono di incatenare Sergio Mattarella sul Colle vietandogli di fare il nonno come in fondo ne avrebbe diritto. Poi però, alla seconda votazione, le file dei «resistenti» si sono ingrossate raggiungendo quota 39. Al terzo tentativo, per effetto del passaparola, i fautori del «bis» si sono ritrovati addirittura in 125.

 

E ieri, dopo il quarto giorno consecutivo di contatti inconcludenti tra i partiti, i «giapponesi» sono diventati un piccolo esercito: ben 166 che sarebbero perfino di più se l'intero centrodestra non si fosse astenuto, e oggi lo saranno di sicuro se questo stallo dovesse continuare. Non si possono trattenere 1009 grandi elettori per giornate intere nell'acquario della Camera in un clima da eterna vigilia, di estenuante surplace, nell'attesa di un accordo che slitta di ora in ora, senza attendersi qualche reazione.

ugo zampetti sergio mattarella 1

 

La gente finisce per ribellarsi ed è precisamente quello che sta succedendo. Il voto per Mattarella segnala anzitutto che la frustrazione supera i livelli di guardia. Se non vogliono farsi travolgere, i leader debbono darsi una mossa. Ma c'è dell'altro. Agli occhi dei «peones» che lo votano, contravvenendo agli ordini di scuderia, il presidente uscente è la stabilità politica fatta persona, l'unica figura in grado di coprire le spalle a Mario Draghi e di garantire che la legislatura arrivi alla sua conclusione.

 

mario draghi sergio mattarella

Qualcuno ci spera per motivi poco commendevoli: garantirsi un altro anno di indennità parlamentare e, a settembre, conquistare il diritto alla pensione. Altri invece sono sinceramente persuasi che questo Parlamento abbia ancora parecchio da dire, per cui sarebbe un delitto mandarlo a casa con un anno di anticipo, mettendo in pericolo le riforme da cui dipendono i miliardi del Recovery Fund.

 

Quali che siano le motivazioni, nobili o meno elevate, una cosa è certa: dietro quei 166 voti a Mattarella non si vede una regia politica; in particolare non c'è quella del diretto interessato. Il presidente si trova a Roma, è tuttora al Quirinale, però come se già se ne fosse allontanato.

mattarella draghi

 

In totale silenzio stampa per evitare qualunque tipo di interferenza nelle trattative in corso. Ieri sera, per sottrarsi al martellamento dei cronisti che volevano sapere se Mattarella aveva cambiato idea, o quantomeno ci sia possibilità che la cambi in futuro davanti a una valanga di schede con su scritto il suo nome, dal Colle hanno ritenuto informalmente di precisare quanto già si sapeva: che il capo dello Stato durante le elezioni del suo successore «non ha nulla da dire, niente da commentare o da far trapelare», per cui inutile insistere con le domande. Né Mattarella ha avuto incontri, promosso colloqui, avviato contatti riservati come altri personaggi, che invece si stanno dando molto da fare.

sergio mattarella e mario draghi

 

Più una postilla enigmatica, nello stile tipico della casa: il presidente eviterà di confermare e perfino di smentire qualunque cosa dicano i media sul suo conto, sciocchezze comprese, dal momento che le smentite suonano molto spesso come conferma. Insomma, per chi ancora non l'avesse chiaro, Mattarella vuol mantenersi perfettamente estraneo a tutto quanto potrà capitare, senza che qualche candidato alla sua poltrona possa fargliene carico.

MELONI SALVINI TAJANI

 

Per adesso lo soccorre il niet che Giorgia Meloni ha pronunciato nei suoi confronti e che Matteo Salvini - come spesso gli accade - non ha trovato la forza di contraddire. Senza un appello corale dei partiti, mancherebbero le condizioni minime indispensabili per convincere Mattarella a ripensarci. Però la sequenza delle candidature a perdere, dei tentativi a vuoto, delle rose prematuramente sfiorite, porta a ritenere che il frenetico immobilismo del centrodestra sia arrivato al dunque. I muscoli non stanno portando da nessuna parte (a Berlusconi il merito di averlo capito).

meme del presepe con matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

 

E non occorre troppa fantasia per indovinare che, perdurando l'impasse, senza colpi d'ala nelle prossime ore, il copione del Romanzo Quirinale preveda due sole possibili conclusioni, entrambe già note. La prima, che il presidente della Repubblica lo faccia Draghi; oppure, nel caso in cui Super Mario dovesse fallire, che l'onere di restare al suo posto ricada sull'inquilino attuale.

 

Certamente è ciò che il presidente meno si augura perché ha già dato; perché un bis non aggiungerebbe nulla all'immagine che gli italiani si sono fatti di lui e magari la sgualcirebbe (come è capitato a Giorgio Napolitano); perché una riconferma non cercata e tantomeno voluta certificherebbe che in Italia la democrazia è al collasso. Ma nemmeno Mattarella può impedire alla politica di fare il suo corso.

 

maria elisabetta alberti casellati e silvio berlusconi

Tra l'altro c'è una data che pericolosamente si avvicina come una specie di ghigliottina. Tra cinque giorni il presidente non sarà più tale perché gli scadrà il mandato; a quel punto non si sa nemmeno chi dovrebbe controfirmare gli eventuali decreti del governo in tema di pandemia, se Mattarella in regime di «prorogatio» o Elisabetta Casellati in veste di «supplente»: perché nulla specifica la Costituzione al riguardo e grande è il disordine sotto il cielo.

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...