BIDEN ANCORA NON È PRESIDENTE MA È GIÀ PIENO DI ROGNE - LA OCASIO-CORTEZ PARTE ALL'ATTACCO: ''HAI VINTO GRAZIE A GIOVANI E NERI''. ALLA DEPUTATA DEL BRONX NON STA BENE LA VIRATA CENTRISTA DI JOE, E LA SUA LISTA DI MINISTRI ''MODERATI''. GIA' SI PREPARA ALLA BATTAGLIA PER IL 2024 - L'ALTRA GRANA È L'OBAMACARE CHE ARRIVA ALLA CORTE SUPREMA ORMAI REPUBBLICANA. SE A GENNAIO PURE IL SENATO SARÀ OSTILE, BIDEN NON POTREBBE RILANCIARE UNA RIFORMA SANITARIA AZZOPPATA DAI GIUDICI

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1. FINE DELLA «TREGUA» TRA I DEMOCRATICI OCASIO-CORTEZ INSORGE

Massimo Gaggi per il ''Corriere della Sera''

 

biden kamala harris biden kamala harris

Fine della tregua nel partito democratico. Fino a l'altroieri la sinistra radicale del «grande vecchio» Bernie Sanders e e della giovanissima Alexandria Ocasio-Cortez, aveva morso il freno per non esporre le fratture che attraversano il mondo progressista alla vigilia del voto. Ma ora che Joe Biden l'ha spuntata e si appella ai conservatori per riunificare il Paese (per governare dovrà lavorare con la maggioranza repubblicana del Senato), i liberal del partito, che pensavano di essere centrali nella formazione del nuovo governo, temono di essere marginalizzati da un Biden che, dopo aver aperto alla sinistra, ora corregge di nuovo la rotta seguendo i suoi istinti centristi.

 

ALEXANDRIA OCASIO CORTEZ ALEXANDRIA OCASIO CORTEZ

E allora, dopo i moniti di Sanders, è scesa in campo la Ocasio-Cortez con interviste televisive e al New York Times nelle quali nega che la mancata «valanga blu» e la perdita di diversi deputati democratici sia stata dovuta a campagne rumorose della sinistra come quella per tagliare i fondi destinati alle polizie che hanno spaventato i moderati. Di più: la trentunenne deputata di origine portoricana ha contrattaccato sostenendo che il mancato trionfo del partito è dipeso dalla sua incompetenza sul piano organizzativo: «Non è un caso se a suo tempo Barack Obama si è costruito una sua struttura elettorale anziché affidarsi a quella del Dnc».

 

Poi la nuova stella della politica progressista - entrata due anni fa alla Camera sconfiggendo nelle primarie uno dei capi del vecchio establishment democratico e rieletta il 3 novembre nel suo collegio del Bronx col 70 per cento dei voti - è andata oltre prendendo di mira, se non proprio Biden, almeno il suo mondo: «Se pensiamo di fare politica nel 2020 coi programmi e la propaganda del 2005 è finita».

JOE BIDEN E KAMALA HARRIS JOE BIDEN E KAMALA HARRIS

 

Nei prossimi giorni sarà battaglia sui ministri e i programmi (la sinistra vorrebbe il Tesoro, il Lavoro e non molla sul Green New Deal), ma per adesso lo scontro è sul significato del voto: mentre per i moderati l'onda delle proteste razziali, che all'inizio hanno attirato grandi simpatie, ha finito per spaventare molti quando sono cominciati i disordini e gli attacchi alla polizia, Ocasio-Cortez sostiene che giovani, sinistra e neri sono stati decisivi per la vittoria di Biden: «Ha conquistato il Michigan grazie a Detroit che ha votato al 94% per lui, grazie a Filadelfia e alla Georgia dove gli attivisti sono riusciti a raddoppiare il numero dei votanti.

 

Chi dice che abbiamo vinto grazie a Kasich (l'ex governatore repubblicano dell'Ohio che si è schierato con Biden), fa un errore madornale: il partito rischia di sfasciarsi e tra due anni perderà malamente le elezioni di mid term».

 

 

2. PRIMA SPINA PER JOE L'OBAMACARE ALL'ESAME DELLA CORTE SUPREMA

Simona Siri per ''la Stampa''

 

OCASIO CORTEZ E BERNIE SANDERS OCASIO CORTEZ E BERNIE SANDERS

Neanche una settimana da Presidente eletto e Joe Biden deve già affrontare la sfida che potrebbe definire la sua futura presidenza: cercare di salvare l'Affordable Care Act. La riforma della sanità voluta da Obama e passata come legge nel 2010 è sotto attacco dai repubblicani che l'hanno già amputata di un pezzo importante - il mandato obbligatorio - e che oggi la porteranno davanti la Corte Suprema. Se la decisione dell'Alta Corte - prevista per la primavera - dovesse essere quella di abbattere l'Obamacare nel suo complesso, l'intero sistema sanitario sarebbe sconvolto e oltre 23 milioni di americani rimarrebbero senza assicurazione, quasi 11 milioni perderebbero la copertura attraverso i mercati creati sotto l'Aca e circa 12 milioni, assicurati grazie alle espansioni di Medicaid, potrebbero rimanere scoperti.

 

OBAMACARE 1 OBAMACARE 1

Al momento, non essendosi ancora insediato, Biden non può fare ovviamente nulla. Dal 21 gennaio, giorno successivo al suo giuramento, molto dipenderà dal Senato: se passerà a maggioranza democratica (i ballottaggi dei due seggi in Georgia verranno decisi il 5 gennaio) o se rimarrà a maggioranza repubblicana.

 

Nel primo caso, Biden avrebbe la strada spianata per il progetto più ambizioso, partire da Obamacare e su quella costruire Bidencare, mantenendo così la promessa che ha caratterizzato la sua campagna elettorale, una riforma sanitaria che crei una opzione pubblica, ovvero gestita dal governo federale a prezzi competitivi e che sarebbe in concorrenza con quella privata gestita dalle assicurazioni. Se invece il Senato rimarrà a maggioranza repubblicana, Biden avrà bisogno dei voti dell'altra parte per poter attuare riforme sostanziali. Due aspetti su cui potrebbe trovare un accordo bipartisan e dai quali cominciare sono la protezione dei soggetti con "pre-existing conditions" e il fatto che i figli possano essere inclusi nell'assicurazione dei genitori fino ai 25 anni.

 

donald trump amy coney barrett donald trump amy coney barrett

Questi due aspetti introdotti dall'Obamacare sono quelli che negli anni hanno ricevuto l'approvazione maggiore da parte dei cittadini e sono quelli su cui uno come Biden, abituato a lavorare con i repubblicani, potrebbe comporre una maggioranza mista, in particolare riguardo alle protezioni per chi ha malattie pregresse e che a oggi vietano agli assicuratori di addebitare a tali clienti prezzi più alti, di rifiutarsi di coprirli per le cure associate alla loro condizione o di rifiutarsi di vendere loro un piano sanitario.

 

L'altro strumento a disposizione di Biden saranno gli ordini esecutivi attraverso i quali potrà annullare alcune decisioni prese dall'amministrazione Trump votate ad azzoppare l'Obamacare. Dal ripristinare i fondi per la sensibilizzazione dei consumatori affinché si iscrivino ad Aca fino alla gestione del sito governativo, passando per una delle riforme più consequenziali messe in atto dai repubblicani, quella che dà ai singoli Stati la possibilità di rendere più difficoltosa l'iscrizione a Medicaid, il programma assicurativo per le fasce di popolazione meno abbienti.-

 

 

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