A BIDEN NON NE VA BENE UNA - DOPO LE POLEMICHE PER GLI AGENTI USA CHE PRENDONO A FRUSTATE I MIGRANTI AL CONFINE CON IL MESSICO, DANIEL FOOTE, L'INVIATO SPECIALE DEGLI STATI UNITI PER HAITI, HA LASCIATO IL SUO INCARICO: “LA DECISIONE DI RISPEDIRE MIGLIAIA DI MIGRANTI HAITIANI NEL LORO PAESE D'ORIGINE È DISUMANA”  - L'AMMINISTRAZIONE USA SI PREPARA A RIAPRIRE UN CAMPO DI DETENZIONE PER I MIGRANTI A GUANTANAMO BAY…

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Valeria Robecco per "il Giornale"

 

Non ha fatto neppure in tempo a tentare di ricomporre la frattura con la Francia per l'accordo sui sottomarini che Joe Biden è finito di nuovo nella bufera, per la gestione della crisi migranti al confine con il Messico. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per le immagini scioccanti degli agenti Usa a cavallo che prendono a frustate i migranti che tentano di attraversare il Rio Grande, sono arrivate le dimissioni dell'inviato speciale degli Stati Uniti per Haiti. 

 

JOE BIDEN DANIEL FOOTE JOE BIDEN DANIEL FOOTE

L'ambasciatore Daniel Foote ha lasciato il suo incarico dicendo di non voler essere associato alla decisione dell'amministrazione Biden di rispedire migliaia di migranti haitiani nel loro paese d'origine, una mossa che ha definito «disumana» visto il deterioramento della sicurezza nello stato più povero dell'emisfero occidentale. 

 

DANIEL FOOTE DANIEL FOOTE

«Il nostro approccio politico verso Haiti rimane profondamente imperfetto e le mie raccomandazioni sono state ignorate e respinte», ha spiegato Foote nella dura lettera indirizzata al segretario di stato Antony Blinken: «Non sarò associato alla decisione disumana e controproducente di deportare migliaia di rifugiati e immigrati illegali in un paese in cui i funzionari americani sono confinati in aree protette a causa dei pericoli posti dalle gang armate che controllano la vita quotidiana». 

DANIEL FOOTE DANIEL FOOTE

 

Nella missiva, riportata da alcuni media tra cui il Washington Post, l'ambasciatore ha anche criticato il sostegno dell'amministrazione Biden al premier haitiano ad interim Ariel Henry, mossa che ricorda a suo parere il fatto che Stati Uniti e altri governi stranieri abbiano manovrato la politica del paese per decenni. «L'arroganza che ci fa credere che dovremmo scegliere il vincitore, ancora una volta, è impressionante», ha aggiunto. 

 

Ariel Henry Ariel Henry

Molti ad Haiti ritengono che Henry sia stato in grado di mantenere il potere grazie al suo sostegno da parte di Washington. Foggy Bottom, da parte sua, ha difeso la politica dell'amministrazione Usa, affermando che «gli Stati Uniti rimangono impegnati a sostenere una migrazione sicura, ordinata e umana in tutta la nostra regione». 

 

«Nessuna idea viene ignorata, ma non tutte le idee sono buone idee», ha detto il portavoce Ned Price, sottolineando che «questo è un momento impegnativo che richiede leadership. È un peccato che, invece di partecipare a un processo politico orientato alle soluzioni, Foote si sia dimesso». Il dipartimento di stato ha poi affermato che sta lavorando con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) per garantire che gli haitiani di ritorno siano accolti all'aeroporto e abbiano assistenza immediata. 

 

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Anche se l'Oim ha spiegato che ad ora l'assistenza consiste in un versamento di 100 dollari in contanti, un kit per l'igiene e cure mediche in loco se necessario. Ormai i migranti che bivaccano in condizioni igieniche disastrose sotto il ponte di Del Rio che collega Stati Uniti e Messico, in attesa che la loro richiesta di asilo venga presa in considerazione da parte delle autorità statunitensi, sono oltre 10mila. 

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La maggior parte di loro proviene da Haiti, da dove sono partiti i seguito all'instabilità causata dall'assassinio del presidente ad agosto e dal terremoto (nello stesso mese) che ha causato la morte di oltre 1.200 persone. Dopo le polemiche dei giorni scorsi - ha riportato la Cnn - il dipartimento di sicurezza interna ha deciso di sospendere temporaneamente l'uso delle pattuglie a cavallo a Del Rio. 

 

Nel frattempo è emerso pure che l'amministrazione Usa si sta preparando a riaprire un campo di detenzione per i migranti a Guantanamo Bay (Cuba): secondo i media l'Ice (Immigration and Customs Enforcement) è alla ricerca di un appaltatore privato per gestire il Migrant Operations Center nella base navale statunitense vicino ai complessi carcerari che ospitano i restanti 39 detenuti della «guerra al terrore». 

la prigione di guantanamo 8 la prigione di guantanamo 8

 

Il centro è stato allestito per la prima volta nel 1991 con lo scopo di accogliere i richiedenti asilo cubani: è servito per detenere 34.000 haitiani e lo stesso numero di cubani fino a quando l'amministrazione Obama ha smesso di utilizzarlo nel 2017.

 

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