giorgia meloni nomine

BOIARDO CHI MOLLA – NEI PALAZZI DEL POTERE SONO TUTTI A CACCIA DI CONTATTI CON LA TRIMURTI MELONIANA CROSETTO-URSO-LOLLOBRIGIDA: CHI SARÀ CONFERMATO, E CHI TROMBATO? – LE IPOTESI DELLA “STAMPA”: RUFFINI E MINENNA SARANNO SOSTITUITI, DESCALZI, DONNARUMMA, FOLGIERO E MATTARELLA (NIPOTE) RIMARRANNO. STARACE E PROFUMO OUT – PER IL TESORO ORA SPUNTA IL NOME DI LUIGI BUTTIGLIONE, GIÀ FUNZIONARIO DI BANKITALIA E POI DELLA BANCA DI INVESTIMENTO BREVAN HOWARD, CONSIGLIATO ALLA MELONI DA PANETTA…

Alessandro Barbera per “La Stampa”

 

giorgia meloni a cernobbio 1 2

Per capire come si sta componendo la rete che con molta probabilità accompagnerà Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, occorre scorgere le mosse dei suoi fedelissimi. Quelle di Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera e marito della sorella. Quelle di Guido Crosetto, fondatore del partito e a capo dell'associazione italiana dei produttori di armi.

 

E quelle di Adolfo Urso, già ministro ai tempi di Alleanza Nazionale e silenzioso presidente del Copasir, il comitato parlamentare per i servizi segreti. Dalle parti di Fratelli d'Italia - e non solo - c'è la convinzione che il voto del 25 settembre sarà un successo migliore delle attese.

 

CROSETTO MELONI

Dunque è ora di accreditarsi, costruire relazioni, iniziare a ragionare come presentarsi di fronte al capo dello Stato con le idee chiare, quando il tempo delle decisioni arriverà e il tempo sarà poco. Raccontano i ben informati che Urso questa settimana ha in programma un viaggio a Washington. In agenda - lo confermano fonti americane - ha incontri con membri repubblicani del Congresso, fondazioni politiche, rappresentanti dell'Amministrazione.

 

giorgia meloni francesco lollobrigida

Il 19 agosto, mentre Roma consumava gli ultimi pomeriggi pigri del Ferragosto, Urso ha ricevuto a Roma sei senatori americani membri di commissioni decisive del congresso: Difesa, Energia, Intelligence. Crosetto sta curando i rapporti con il mondo della finanza e ha preparato il terreno per un incontro nella City dopo il 25 settembre.

 

Lollobrigida è concentrato sulla politica. Con discrezione, è a lui che la leader ha chiesto di essere presente al discorso di Mario Draghi a Rimini, colui che in giro per le cancellerie spiega di dare fiducia a colei che (se in sondaggi non sbagliano) sarà la prima capa di governo della storia repubblicana.

 

mario draghi roberto cingolani

«Ci attendiamo che Urso ci confermi la continuità istituzionale dell'Italia», fa sapere una delle fonti che incontrerà il presidente del Copasir a Washington. A parole, e sulla base delle informazioni raccolte, l'intenzione è questa, anche se molto dipenderà dai rapporti di forza che usciranno dalle urne con Lega e Forza Italia, sulla cui ferma fedeltà atlantica fuori dall'Italia c'è chi avanza più di un dubbio.

 

ADOLFO URSO

Benché sia presto per dare per certa la scelta delle caselle, con l'aiuto di alcune fonti incrociate si possono avanzare però ipotesi credibili. Al governo cambierà tutto, ed è inevitabile sia così vista la natura istituzionale del governo Draghi. Salvo forse per un nome: Roberto Cingolani.

 

Il fisico pugliese, già patron dell'Istituto italiano di tecnologia e capo della ricerca di Leonardo potrebbe restare al suo posto, per almeno due ragioni.

 

luigi buttiglione

La prima: la sua conferma servirebbe a rassicurare l'Europa sulla continuità della politica energetica italiana. La seconda: benché i Cinque Stelle ne abbiano sempre rivendicato la paternità della scelta, è l'unico esponente tecnico dell'attuale governo che è riuscito a evitare l'accusa di avere referenti politici.

Nel caso di riconferma, sarebbe però affiancato da una figura nuova: un ministro dedicato al piano nazionale delle riforme. «Su questo la Meloni è molto decisa», racconta un interlocutore del governo Draghi, piuttosto lontano dalle sue convinzioni ideologiche. «Penso tutto sommato abbia ragione: se vuole ottenere qualche modifica e far marciare il piano, occorre una figura politica. Da qui in poi, oltre alle riforme, occorre dimostrare a Bruxelles che i soldi sono ben spesi».

 

IPOTESI VALZER DI NOMINE BY GIORGIA MELONI

Salvini e Berlusconi rivendicheranno posti, dunque è difficile immaginare una lista precisa dei ministri. Ma si possono dare per certe alcune indicazioni. Meloni ha già fatto sapere al Quirinale di essere disposta alla «massima collaborazione istituzionale» su quattro nomi, quelli sui quali il Capo dello Stato ha sempre messo bocca: Interni, Esteri, Difesa e Tesoro.

 

Per quest' ultima casella sarebbero già state scartate le ipotesi di tre ex: Giulio Tremonti (ricorda troppo l'esperienza del 2011), Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli (indisponibili). Sembra fuori gioco anche il membro del board della Banca centrale europea Fabio Panetta, che ambisce alla successione a Ignazio Visco alla Banca d'Italia. Il nome più accreditato in questo momento è quello di Luigi Buttiglione, già funzionario di via Nazionale e poi della banca di investimento Brevan Howard.

 

Consigliato alla Meloni da Panetta, gode di una discreta fama nel mondo accademico. Qualche anno fa - correva il 2014 - firmò un articolo con l'economista italiana Lucrezia Reichlin e il capo economista di Francoforte, l'ex governatore della Banca d'Irlanda Philip Lane, molto stimato da Draghi.

 

IPOTESI VALZER DI NOMINE BY GIORGIA MELONI

«Non c'è nulla di anomalo nell'avvalersi di alcune figure con profilo più tecnico che politico», spiega Giovanbattista Fazzolari, senatore del partito e responsabile del programma. A dar retta alle voci di palazzo, Fazzolari è in competizione con Urso per la poltrona di sottosegretario alla presidenza, se a quest' ultimo non verrà assegnato un ministero di peso.

 

«Tenuto conto delle indicazioni del capo dello Stato, credo ci sarà spazio anche per qualche spacchettamento di ministeri», aggiunge una fonte della Lega. Fra le ipotesi c'è quella di ricostituire il ministero delle Finanze, dove è in buona posizione l'ex sottosegretario di Alleanza Nazionale Maurizio Leo.

 

Fatto il governo verrà il momento delle nomine. Il primo passo saranno i massimi dirigenti dei ministeri: entro sessanta giorni dall'insediamento la legge consente al nuovo governo di cambiare il direttore generale, il capo dipartimento del Tesoro e il Ragioniere generale dello Stato.

 

MAURIZIO LEO GIORGIA MELONI

Dei tre attualmente in carica (Alessandro Rivera, Fabrizia Lapecorella e Biagio Mazzotta) quello meno in bilico è l'ultimo. Cambieranno quasi certamente i vertici dei servizi segreti (al Dis ora c'è Elisabetta Belloni), mentre potrebbe essere confermato in un ruolo di vertice l'ex capo della Polizia e attuale sottosegretario con delega ai Servizi Franco Gabrielli.

 

A gennaio scadono i vertici dell'Agenzia delle Entrate (Ernesto Ruffini) e quello delle Dogane (Marcello Minenna): entrambi verranno sostituiti. Poi, con la primavera, verrà il momento della grande abbuffata delle partecipate pubbliche. Anche in questo caso - nonostante manchi qualche mese - nei palazzi fioriscono le ipotesi.

ELISABETTA BELLONI FRANCO GABRIELLI

Quelle sulle conferme: Claudio Descalzi all'Eni (molto apprezzato al Quirinale nonostante le inchieste che lo hanno lambito), Stefano Donnarumma a Terna, Pierroberto Folgiero, l'uomo scelto da Draghi per porre fine alla monarchia pluridecennale di Giuseppe Bono a Fincantieri e Bernardo Mattarella (nipote del Presidente) a Invitalia.

 

dario scannapieco

Matteo Del Fante potrebbe spostarsi da Poste a Enel, dove volge al termine la lunga stagione di Francesco Starace.

 

E' quasi certa la sostituzione dell'ex numero uno di Unicredit Alessandro Profumo alla guida di Leonardo, scelto per la prima volta dal governo Renzi.

 

alessandro profumo massimo d alema

Infine c'è la potente poltrona della Cassa depositi e prestiti, la holding pubblica che possiede alcune fra le più importanti partecipazioni dello Stato (da Autostrade a Tim), e da cui passerà la decisione sulla creazione di una rete unica pubblica di telecomunicazioni. L'ex vicepresidente della Banca europea degli investimenti Dario Scannapieco - molto legato a Draghi - è disponibile alla riconferma, ma a Palazzo Chigi in pochi credono avverrà

 

 

 

Articoli correlati

GIORGIA MELONI E LA GRANDE SFIDA DELLE NOMINE: L\'ASCESA DI DONNARUMMA, LA CONFERMA DI..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?