PER BRUXELLES LA RICETTA È SEMPRE LA STESSA: VA BENE LA FLESSIBILITA’ MA SERVONO LE RIFORME – LA COMMISSIONE UE HA PRESENTATO LE LINEE-GUIDA PER LA RIFORMA DEL PATTO DI STABILITÀ. I PAESI POTRANNO ALLUNGARE DA 4 A 7 ANNI IL PERCORSO PER RIDURRE IL DEBITO MA DOVRANNO GARANTIRANNO RIFORME E INVESTIMENTI – NIENTE FONDI A CHI VÌOLA LE REGOLE E SANZIONI PIÙ RAPIDE – ORA IL TESTO DOVRA’ ESSERE DISCUSSO CON I SINGOLI STATI. IL COMMISSARIO GENTILONI È STATO CHIARO CON LA MELONI: “DOVRAI VEDERTELA CON LA GERMANIA. E SARÀ UN OSSO DURO”

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1 – PATTO DI STABILITÀ, ECCO LA PROPOSTA UE

Beda Romano per wwwilsole24.ore.com

 

PAOLO GENTILONI PRESENTAZIONE RIFORMA PATTO STABILITA 1 PAOLO GENTILONI PRESENTAZIONE RIFORMA PATTO STABILITA 1

Dopo mesi di negoziato informale con i paesi membri, la Commissione europea ha presentato oggi, mercoledì 9 novembre, le linee-guida di una possibile riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Al di là del desiderio di rendere le norme più trasparenti e più facili da rispettare, viene confermata la possibilità di condizionare l'esborso dei fondi europei, anche di quelli provenienti dal NextGenerationEU, al rispetto delle regole di bilancio.

 

Le linee-guida, che ora andranno discusse con i paesi membri e poi tradotte eventualmente in proposte legislative, confermano nei fatti le indicazioni circolate in queste settimane a Bruxelles. L'obiettivo dell'esecutivo comunitario è di rendere il Patto più facile da rispettare e da far rispettare, dopo che per anni molte delle sue regole sono state platealmente ignorate (a cominciare dalla regola di una riduzione del debito in eccesso di un ventesimo all'anno).

 

PAOLO GENTILONI PRESENTAZIONE RIFORMA PATTO STABILITA 2 PAOLO GENTILONI PRESENTAZIONE RIFORMA PATTO STABILITA 2

«Le proposte che presentiamo oggi mirano a conciliare tre imperativi, che sono complementari e non contraddittori – ha spiegato il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni -. In primo luogo, vogliamo sostenere la crescita e migliorare la sostenibilità del debito. In secondo luogo, vogliamo rafforzare la titolarità nazionale delle decisioni di politica economica. In terzo luogo, vogliamo semplificare le nostre regole, preservandone l'utilità».

 

Più precisamente, Bruxelles propone di organizzare il rapporto con i paesi membri nel modo seguente. Presenterà per ogni Stato membro un percorso di aggiustamento del debito su un periodo di quattro anni. In risposta alla proposta comunitaria il singolo paese metterà sul tavolo il proprio percorso di aggiustamento, tenendo conto delle sue priorità economiche, riforme e investimenti. Nei due casi, il metro di riferimento deve essere la spesa netta primaria.

 

PASCHAL DONOHOE - GIANCARLO GIORGETTI - PAOLO GENTILONI PASCHAL DONOHOE - GIANCARLO GIORGETTI - PAOLO GENTILONI

La Commissione sarebbe poi chiamata ad approvare il piano nazionale, dopo un prevedibile tira-e-molla negoziale. L'importante, spiega Bruxelles, è che «il percorso del debito rimanga discendente o si mantenga su livelli prudenti, e che il deficit di bilancio rimanga al di sotto del 3% del PIL nel medio termine».

 

Tutti i paesi membri, sia quelli ad alto debito che quelli a basso debito, potranno chiedere di allungare da quattro a sette anni il percorso di aggiustamento, se giustificato da riforme e investimenti.Il piano nazionale verrebbe fatto proprio dal Consiglio. Nel contempo, l’uso di eventuali sanzioni finanziarie sarebbe reso più semplice ed efficace, riducendo i loro importi. «La condizionalità macroeconomica per i fondi strutturali e per lo strumento per la ripresa e la resilienza verrebbe applicata con uno spirito simile, ovvero i finanziamenti europei potrebbero essere sospesi se i paesi membri non hanno intrapreso azioni efficaci per correggere il loro deficit eccessivo».

 

PAOLO GENTILONI COMMISSIONE EUROPEA PAOLO GENTILONI COMMISSIONE EUROPEA

Inoltre, «sarà più facile far scattare la procedura per debito eccessivo, nel caso di deviazione dal percorso di aggiustamento, anche se il deficit è sotto al 3,0% del PIL», ha precisato un funzionario europeo. Spiega Bruxelles nella documentazione pubblicata oggi: «La Commissione europea controllerà costantemente l’attuazione dei piani. Gli Stati membri presenteranno relazioni annuali sullo stato di avanzamento dell’attuazione dei piani per facilitare un monitoraggio efficace e garantire la trasparenza».

 

PASCHAL DONOHOE - GIANCARLO GIORGETTI - PAOLO GENTILONI PASCHAL DONOHOE - GIANCARLO GIORGETTI - PAOLO GENTILONI

Nelle linee-guida presentate oggi, l'esecutivo comunitario propone anche di rivedere lo strumento che permette di individuare, risolvere ed eventualmente sanzionare gli squilibri macroeconomici (l'Italia è un paese alle prese sia con un debito elevato che con una bassa competitività). La Commissione europea vuole che lo strumento venga utilizzato con uno sguardo di lungo periodo, anticipando per quanto possibile le situazioni pericolose.

 

Secondo Bruxelles, un consenso tra i paesi membri sulla riforma del Patto di Stabilità dovrebbe essere raggiunto «prima delle procedure di bilancio degli Stati membri per il 2024». Nel primo trimestre del 2023 «l'esecutivo comunitario fornirà nuovamente indicazioni sulla politica di bilancio per il periodo successivo. Questi orientamenti faciliteranno il coordinamento delle politiche di bilancio e la preparazione delle politiche di stabilità e convergenza degli Stati membri».

 

2 – MELONI CERCA SPONDE SUL PATTO DI STABILITÀ

Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

giorgia meloni paolo gentiloni giorgia meloni paolo gentiloni

La sostanza è questa: la Germania sarà un osso duro nella fase dei negoziati sul nuovo Patto di stabilità. E questo potrebbe rivelarsi un problema per l'Italia. Paolo Gentiloni non ci ha girato intorno quando, durante il pranzo improvvisato a Bruxelles, ha anticipato a Giorgia Meloni più o meno quali saranno le linee guida della riforma. Oggi è il giorno dell'ufficialità. I Paesi contrari e quelli favorevoli a cambiare le regole sul debito avranno tutto il 2023 per trattare e litigare. La base di partenza è la proposta che La Stampa ha anticipato l'altro ieri: un nuovo Patto plasmato sul modello del Recovery.

 

GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ

Come avvenuto per il Next Generation Eu durante la pandemia, non ci saranno vincoli uguali per tutti, ma ogni Paese li potrà negoziare, con obiettivi su misura e controlli che, però, - e questa è la moneta di scambio con i rigoristi del Nord Europa - saranno più stringenti e meno sottoposti alla discrezionalità politica della Commissione. In cambio di una maggiore flessibilità sui parametri europei, l'Italia dovrà essere brava a macinare riforme e investimenti.

 

La sfida non è semplice, ma parte da lontano, dalle interlocuzioni che per conto di Meloni, il futuro ministro agli affari Ue Raffaele Fitto aveva avuto con il commissario agli Affari economici Gentiloni e il collega al Commercio Valdis Dombrovskis, già prima delle elezioni italiane.

 

OLAF SCHOLZ OLAF SCHOLZ

L'ostacolo maggiore è quello che Gentiloni ha illustrato alla premier pochi giorni fa: «Bisogna trattare con la Germania, senza di lei è impossibile convincere il resto del gruppo dei "frugali"». Con Berlino i conti aperti non sono pochi. Sono tre i capitoli europei più ostici nei rapporti con Roma: tetto al prezzo del gas, Sure dedicato all'energia (e in generale misure a debito comune destinate al caro bollette), e Patto. Solo sulla futura ricostruzione dell'Ucraina Meloni ha immaginato una possibile intesa con i tedeschi, in queste prime settimane di governo.

 

Gentiloni non ha nascosto a Meloni l'impressione che la tedesca Ursula Von der Leyen non stia facendo grandi sforzi per andare in una direzione poco gradita alla Germania. Lo pensava l'ex premier Mario Draghi e lo ha esplicitamente detto, riferito al price cap, anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Frenate e incertezze che non aiutano l'Italia. A margine del summit sul clima, Cop27, in Egitto, Meloni ha avuto modo di confrontarsi con il cancelliere Olaf Scholz e di toccare soprattutto il tema energetico.

 

URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ

La Germania va convinta in due tempi. Il primo parte da oggi e finisce nei primi due mesi del 2023. Si apre una discussione franca con i governi per il via libera alla proposta della Commissione. La battaglia si combatterà all'Ecofin e dovrà condurla il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Il secondo tempo inizia quando si depositeranno i testi della proposta legale su cui ci sarà il negoziato finale, da chiudere entro la fine del 2023. In caso contrario, dal 2024 si tornerebbe alle vecchie regole. E per l'Italia sarebbe un disastro.

 

Per questo, Gentiloni ha consigliato a Meloni e a Giorgetti prudenza sul debito e sulle prospettive di deficit. E è stato rassicurato sulla cautela che si userà per la manovra. Germania, Olanda e i rigoristi del Nord non prenderebbero bene l'idea dell'Italia seduta al tavolo delle trattative sul nuovo Patto di stabilità mentre eccede in spesa e in deficit.

 

MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ

Le nuove regole nascono da una visione economista più keynesiana: puntare alla crescita per avere più stabilità. Con l'austerity e la dottrina economica dell'ex falco tedesco delle finanze Wolfgang Schäuble non era così. Ma i tempi cambiano. Pandemia e guerra hanno stravolto il mondo. E Meloni è pronta a far pesare le conseguenze delle due tragedie. Lo farà, dicono i suoi uomini di fiducia, con «spirito costruttivo e senza pregiudizi».

 

Per esempio, rimangiandosi tutti i no verso il Mes. Un passo che potrebbe aiutare nel gioco delle trattative europee. Giorgetti ha già detto che l'Italia avallerà la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità, anche detto Fondo salva-Stati. Meloni dall'opposizione accusò l'ex premier Giuseppe Conte di averlo firmato nottetempo, «tradendo gli italiani».

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni giancarlo giorgetti

Ora la linea, conferma il ministro del Tesoro, è di aspettare la sentenza della Corte Costituzionale tedesca che dovrebbe sancire la ratifica del Mes da parte della Germania, unico altro Paese oltre all'Italia a non averlo fatto. Un modo per prender tempo. Curioso per un governo che nasce su presupposti sovranisti e con una certa insofferenza per Berlino.

GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI giorgia meloni giancarlo giorgetti guido crosetto giorgia meloni giancarlo giorgetti guido crosetto

 

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