carlo calenda matteo renzi

BULLI E ILLUSI – ANCHE SE DOVESSE SUPERARE IL 10%, IL TERZO POLO DI RENZI E CALENDA NON RIUSCIREBBE A IMPEDIRE LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA – SECONDO UNA SIMULAZIONE DI YOUTREND, SONO SOLO 22 I COLLEGI CHE TORNEREBBERO IN BILICO. ANZI, NELLE GRANDI CITTÀ E IN TOSCANA, DOVE LA DISTANZA TRA SCHIERAMENTI È RIDOTTA, LA DIVISIONE TRA IL CENTROSINISTRA E IL TICKET CARLETTO-METTEUCCIO AVVANTAGGERÀ IL CENTRODESTRA…

Niccolò Carratelli per “La Stampa”

 

carlo calenda dopo l accordo con renzi 1

Se anche riuscissero a «fare il botto», per citare Matteo Renzi, non cambierebbero l’esito della partita. Se il Terzo polo arrivasse in doppia cifra, superando il 10% dei voti e togliendoli tutti alla destra, non sposterebbe gli equilibri al punto da impedire la vittoria del centrodestra. La simulazione sui collegi uninominali realizzata da YouTrend, in collaborazione con Cattaneo Zanetto, ridimensiona le aspirazioni di Carlo Calenda e soci.

 

Ad esempio, spiega che sono solo 14 i collegi in cui oggi il vantaggio del centrodestra sul centrosinistra è inferiore alla percentuale di cui è accreditata l’alleanza tra Azione e Italia Viva (in media tra il 5% e il 6%). Sono concentrati soprattutto nelle grandi città (Roma, Milano, Torino e Genova) e in Toscana.

carlo calenda dopo l accordo con renzi 2

 

Non c’è dubbio che lì la divisione tra il centrosinistra e il ticket Calenda-Renzi avvantaggerà il centrodestra. Stesso discorso al Senato, dove i collegi uninominali sono più grandi e solo in 5 il terzo polo risulterebbe decisivo per la sconfitta di Letta e compagni: a Roma, in Toscana e in Romagna. Questo lo scenario realistico, prendendo per buoni gli attuali sondaggi e dando per scontato che una (buona) parte degli elettori che voterà Azione o Italia Viva sia di centrosinistra.

 

IL SIMBOLO DELLA LISTA UNICA AZIONE ITALIA VIVA

 

Ma gli analisti di YouTrend hanno voluto seguire il ragionamento ambizioso della coppia Calenda-Renzi, «un’ipotesi di scuola estrema e molto ottimistica», precisa Lorenzo Pregliasco: «Mettiamo che arrivano davvero al 10% e questi voti in più che prendono, circa un milione, li levano tutti a Forza Italia e al centrodestra».

 

Va bene, è praticamente impossibile. Ma, se anche accadesse il miracolo, tornerebbero contendibili solo 14 seggi alla Camera e 8 al Senato. In molti casi si tratta di collegi del Sud, da Bari a Palermo, da Potenza a Cagliari. Poi un paio di municipi di Roma, i collegi di Cologno Monzese e Sesto San Giovanni, quelli di Aosta e Parma, ma anche Rimini e Trieste.

 

Il punto è che, nella situazione attuale, ci sono 114 collegi con una chiara tendenza favorevole al centrodestra a Montecitorio e, con il terzo polo al 10%, diventerebbero 100: 3 collegi li vincerebbe il centrosinistra e in 11 i giochi sarebbero riaperti. Proporzione simile per palazzo Madama: il centrosinistra guadagnerebbe solo due seggi e altri 6 tornerebbero in bilico.

 

LA STORY DI MATTEO RENZI DOPO L'ACCORDO CON CALENDA

«Anche nella migliore delle ipotesi, riuscendo a sottrarre tutti quei voti a Berlusconi, Salvini e Meloni – spiega Pregliasco – il centrodestra resterebbe nettamente maggioritario, con 240 deputati e 120 senatori». Insomma, l’obiettivo della “non vittoria” di Meloni, del sostanziale pareggio senza una netta maggioranza in Parlamento, appare lontano. «Di fatto, in queste condizioni il disegno politico che punta a far tornare Draghi a Palazzo Chigi non regge».

 

Sia Renzi che Calenda, però, intervistati da La Stampa, hanno insistito sul fatto che la loro battaglia contro le destre sarà piuttosto sul terreno del proporzionale al Senato. Una sfida che non convince Pregliasco, perché «in quel caso l’assegnazione è su base regionale e, nelle regioni medio piccole, la soglia di sbarramento implicito è più alta del 3% nazionale. Quindi, non vedo come il Terzo polo, anche con un ottimo risultato, possa essere determinante».

 

MATTEO RENZI E CARLO CALENDA

Senza contare che, nel caso, «toglierebbero seggi a chi è in vantaggio in quella regione – aggiunge Pregliasco – e loro andranno bene, ad esempio, in Toscana ed Emilia-Romagna, dove è più forte il centrosinistra». Secondo i calcoli di YouTrend, arrivando al 10%, Azione e Italia Viva otterrebbero 10 seggi a palazzo Madama: in Lombardia (2), Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia. Di questi, solo due verrebbero tolti al centrodestra.

 

CARLO CALENDA MATTEO RENZI

In sostanza, se pure sfondassero a destra, scippando a Forza Italia gran parte dei voti moderati, «riuscirebbero solo a frenare leggermente la destra al Senato, spostando qualche seggio, ma certo non a indirizzare diversamente la partita», conclude Pregliasco. Per renderla davvero contendibile, «è il Pd con i suoi alleati che deve recuperare almeno 6 punti». Giusto quelli del terzo polo

renzi calendarenzi calenda

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”