luigi di maio matteo salvini giuseppe conte

LA CAMBIALE DA PAGARE AL SOVRANISMO - COL GOVERNO GIALLOVERDE CALA IL PIL, SCENDE L'EXPORT E I MUTUI DIVENTANO PIÙ CARI. LA COLPA OVVIAMENTE NON È SOLO DI GIGGINO E MATTEUCCIO: CI SONO I DAZI DI TRUMP, IL RALLENTAMENTO EUROPEO, LA FINE DEL QUANTITATIVE EASING DI DRAGHI. MA LO SPREAD E LE INCERTEZZE POLITICHE PESANO MOLTO: NON AIUTA NON SAPERE SE LE TASSE AUMENTANO, SE IL GOVERNO TIENE, O COME ANDRÀ DOPO LE EUROPEE

Ettore Livini e Roberto Petrini per ''la Repubblica''

 

 

Pil ancor più in caduta, spread in salita, rincaro dei mutui, meno esportazioni, meno investimenti delle multinazionali dall' estero, una manovra d' autunno più difficile da realizzare senza azzoppare ancora di più l' economia. La guerra dei dazi rischia di diventare uno shock, al pari di Brexit e crisi greca, in grado di mettere in ginocchio l' Italia. Il Paese potrebbe essere chiamato a pagare in un paio di anni una cambiale da quasi 93 miliardi, tra effetto dazi, richieste di Bruxelles e pretesa del governo di introdurre la flat tax.

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO COME BUD SPENCER E TERENCE HILL

 

Ancora meno Pil

La guerra dei dazi è già costata lo scorso anno 1,7 miliardi all' Italia.

E se scoppierà su tutti i fronti comprese le sanzioni americane contro la Ue - il pedaggio potrebbe salire (stime del centro studi Confindustria) a 8,5 miliardi entro il 2021. Le scaramucce commerciali degli ultimi mesi hanno già sforbiciato la crescita mondiale, scesa dal 3,8% del primo semestre 2018 al 3,2% del secondo. E l' Fmi ha appena tagliato dello 0,4 le stime sul 2019, dando la colpa alle tensioni tra Usa, Cina ed Europa.

 

di maio salvini

Quali sono i rischi per il nostro Paese? Se il focolaio di crisi rimanesse isolato al braccio di ferro tra Washington e Pechino, la situazione sarebbe gestibile: secondo l' ufficio studi di Confindustria, anzi, nel primo anno di dazi il Pil italiano potrebbe avere un piccolo effetto positivo. Tendenza che si invertirebbe (di poco) in negativo nei due anni successivi. Se a fine maggio invece Donald Trump concretizzasse i dazi all' Europa gli effetti per l' Italia sarebbero ben più gravi: per Confindustria perderemmo lo 0,5 del Pil in due anni. «Il danno per la nostra manifattura è scontato», commenta Andrea Montanino, capo economista di Viale dell' Astronomia.

 

L' effetto-incertezza

giuseppe conte giovanni tria

Gli shock geopolitici come la guerra dei dazi o la Brexit generano incertezza. La conseguenza è normalmente un aumento dei tassi d' interesse e una maggiore vulnerabilità per chi ha debiti, dalle aziende alle famiglie. Fino ad oggi, sebbene le misure protezionistiche siano state più minacciate che attuate, l' effetto c' è stato: sul commercio mondiale, sul Pil e sugli investimenti esteri delle multinazionali.

 

Un ennesimo colpo sui mercati finanziari, innescato da una escalation del confronto Usa-Cina, potrebbe surriscaldare lo spread: attualmente veleggiamo intorno a quota 260, se si salisse di 100 punti in più il costo in termini di tassi d' interesse per i conti pubblici, secondo Antonio Forte del Cer, sarebbe di quasi 750 milioni per la restante parte di quest' anno e 7,7 per il prossimo biennio 2020-2021 (complessivamente 8,45 miliardi).

 

Mutui e credito al consumo

La pressione al rialzo già c' è.

Come ha dimostrato il "Rapporto sulla stabilità finanziaria", pubblicato la scorsa settimana dalla Banca d' Italia, il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato ha fatto aumentare i mutui a tasso fisso, dal settembre scorso, di mezzo punto percentuale: se lo spread, ad esempio, aumentasse di altri 50 punti i mutui a tasso fisso subirebbero un aumento complessivo di 3,5-4 miliardi.

matteo salvini luigi di maio

 

Con l' aumento dello spread rischiano anche i debitori più deboli: famiglie povere che hanno fatto ricorso al credito al consumo per la lavatrice, lo scooter o il frigorifero oppure imprese con bilancio già zoppicante.

 

Manovra più difficile

Solo per evitare l' aumento dell' Iva servono 23 miliardi, con le richieste di Bruxelles si sale a 33 e con la flat tax si superano abbondantemente i 45 miliardi per il 2020. Secondo la Corte dei Conti, nel 2021, serviranno altri 30 miliardi: totale nel biennio 63 miliardi (al netto delle iniziative del governo). Una stangata che l' economia italiana già con un Pil intorno allo "zero" non è in grado di sopportare. Anzi, ridotto il canale dell' export che fino ad oggi ha sostenuto la nostra economia, bisognerà tutelare la domanda interna e rilanciare i consumi.

 

Si "piega" l' export

Anche su questo fronte i focolai di guerra commerciale rischiano di far pagare all' Italia - che vende all' estero il 50% di quello che produce - un pedaggio salato.

Uno studio interno di Prometeia stima (nello scenario peggiore di un conflitto tariffario globale) un calo delle esportazioni italiane del 2%. In soldoni, circa 9 miliardi. Un effetto "incertezza", del resto, si vede già oggi. La crescita dell' export verso gli Stati Uniti è passata dal +8,6% del 2017 al +5% del 2018. Quella verso la Cina ha addirittura cambiato segno algebrico, passando dal +15,7% al - 1,4%.

XI JINPING DONALD TRUMP

 

Vincitori e vinti

In caso di conflitto commerciale limitato al fronte Usa-Cina, vincerebbero le piastrelle, la moda di fascia media, il tessile e la meccanica italiana, che diventerebbero più competitivi negli States rispetto ai rivali di Pechino. A perdere sarebbe invece la componentistica auto.

 

Se scoppia il conflitto commerciale globale, invece, molti cavalli di battaglia del made in Italy sarebbero a rischio: il Prosecco e il Campari, per dire, minacciati dai balzelli di Trump, Leonardo che faticherebbe a vendere i suoi elicotteri, l' olio d' oliva, il pecorino (i 2/3 della produzione vanno negli Usa). Il 50% dei 4,3 miliardi di prodotti alimentari venduti agli Usa sarebbe colpito da dazi.

 

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann theodore kyriakou repubblica

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”