enrico letta

CAMPIDOGLIO E CAPIGRUPPO: LE PRIME ROGNE PER IL SOTTI-LETTA -IL PD ROMANO FORZA E LANCIA GUALTIERI COME CANDIDATO SINDACO, ARRIVA LA FRENATA DI ENRICHETTO: “VOGLIO CONFRONTARMI CON VOLTI, NON CON MASCHERE. NULLA E’ DECISO” – TENSIONI IN VISTA ANCHE CON GLI EX RENZIANI: IL CAPOGRUPPO DEM AL SENATO MARCUCCI NON PENSA ALLE DIMISSIONI ED E’ PRONTO AD ANDARE ALLA CONTA (I NUMERI SONO DALLA SUA PARTE). POTREBBE NASCERE UN BRACCIO DI FERRO CON IL NEO LEADER

Fabio Martini per "la Stampa"

gualtieri letta

 

Il primo buongiorno del "mondo Pd" al suo nuovo segretario è arrivato 24 ore dopo l'insediamento di Enrico Letta al Nazareno e ha preso le forme di una fake news: per alcune ore su alcuni dei principali siti online ha campeggiato la notizia dell'annuncio «a breve» della auto-candidatura a sindaco di Roma da parte di Roberto Gualtieri.

 

Ma a Letta una notizia così rilevante non era stata preannunciata né da Nicola Zingaretti, (che resta il "sovrintendente" del Pd a Roma) e tantomeno da Gualtieri. A Letta è bastato poco per accertare che si era trattato di una voce fatta filtrare ad arte da esponenti del Pd del Lazio.

Enrico Letta annuncia la candidatura a segretario del Pd

 

Uno spin per mettere Letta davanti al fatto compiuto? Una forzatura dei quadri zingarettiani, in piena sindrome da "8 settembre" dopo che il loro "sovrano" li ha abbandonati senza una prospettiva politica e di carriera e speranzosi di riconquistare almeno il Campidoglio? Enrico Letta si è irritato e non per modo di dire: non si è limitato (come avrebbe fatto nel passato) a farsi passare il fastidio. In serata, senza darne notizia, ha convocato una riunione a distanza con i vertici del Pd romano per farsi sentire: segretario romano e segretario regionale.

zingaretti letta

 

Per chiedere conto dello stato dell'arte sulle candidature a sindaco per Roma, per assicurare condivisione centro-periferia, ma soprattutto per metterli sull'avviso, nella sostanza rilanciando l'immagine coniata nel suo discorso di accettazione: «Voglio confrontarmi con volti e non con maschere». Ovviamente nessun riferimento ai due ma l'indicazione di un metodo.

LA PAGINA FACEBOOK PER LA CANDIDATURA DI ROBERTO GUALTIERI A ROMA

 

E così, il caso-Gualtieri ha finito per trasformarsi in una vicenda che racconta due fenomeni significativi, destinati a pesare nei prossimi mesi: la comparsa sulla scena di un "nuovo" Letta e il perdurare del vecchio Pd. In queste ore si sta muovendo sulla scena pubblica un Letta diverso dal passato, che sembra aver "elaborato" le ragioni politiche e caratteriali che lo avevano sospinto verso l'esilio. Come ha dimostrato in questi giorni, Letta non è certo diventato un aggressivo, ha semmai deciso di non restare sempre e comunque "sereno". Ma di difendersi, contrattaccando.

ENRICO LETTA MARIO DRAGHI

 

Non soltanto mediando. Ecco perché ieri ha fatto diffondere una nota informale: «Nulla è deciso», «il segretario non ha ancora avuto modo di aprire il dossier delle amministrative». Anche perché la falsa notizia sul Gualtieri che aveva già deciso di candidarsi, lo ha indotto in un equivoco. All'oscuro di come stessero le cose, perché impegnato in un incontro con la Stampa estera, ad un'apposita domanda che accreditava la "notizia", Letta ha riposto che Gualtieri sarebbe «un ottimo candidato», giudizio che corrisponde da tempo al suo pensiero più volte espresso in pubblico. Ma a suo avviso anche il migliore dei candidati non può essere scelto a sua insaputa.

gualtieri

 

E poi c'è il "vecchio" Pd romano che resiste.

 

Quei quadri che, da quando Nicola Zingaretti era diventato segretario, esattamente 2 anni fa, in ogni passaggio critico, hanno sempre puntato su elezioni anticipate che consentissero ai quadri laziali di ascendere ad un seggio parlamentare. E ora che pure Andrea Orlando si è messo in proprio con la corrente dei "Dems", le ambizioni del cerchio romano vanno ridimensionate. Ecco perché il Campidoglio diventa un'attrattiva. Ma il primo che vuole vincere le amministrative di ottobre a Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli, è proprio Letta.

 

enrico letta by carli

Roma non è una città qualsiasi: non è soltanto la capitale, è anche una città che dal 1976 ad oggi è stata governata per 25 anni dalla sinistra e lasciarla alla destra, che l'ha governata soltanto 5 anni su 45, sarebbe uno smacco. Letta nelle prossime ore incontrerà Roberto Gualtieri per capire da lui se e quanto sia motivato: in caso positivo, il nuovo leader del Pd vuole parlare con Carlo Calenda, in campo da mesi, e che ieri alla quasi-candidatura di Gualtieri, ha risposto: «Ci vedremo alle urne». E poiché l'attuale sindaca grillina Virginia Raggi ha annunciato che si ripresenterà Letta, Calenda e Gualtieri cercheranno di capire se all'ultimo momento chiedendoglielo in coro possa "cedere" colui che metterebbe d'accordo tutti: Nicola Zingaretti.

 

2 - TENSIONI IN VISTA ANCHE COI CAPIGRUPPO DEM 

Carlo Bertini per "la Stampa"

 

Zingaretti Bettini

Le premesse per un'altra bella grana per Enrico Letta, dopo quella di Roma, ci sono tutte: la differenza è che la resistenza che si sta organizzando al Senato (teatro di tutte le battaglie e di tutti gli equilibri di governo), contro un cambio di poltrone al vertice del Pd, ancora non è sotto la luce dei riflettori. Ma ci arriverà presto. Oggi alle 11 il capogruppo del Pd Andrea Marcucci riunisce i suoi senatori per fare il punto e inviterà il nuovo segretario come di prammatica alla prossima assemblea.

 

renzi marcucci

Peccato che se Letta dovesse aspettarsi (e conoscendo il personaggio si potrebbe togliere il condizionale) un beau geste, ovvero le dimissioni dei capogruppo eletti in un'altra stagione politica, rimarrà deluso. Di sicuro da Marcucci, non si sa se pure da Delrio. E non sarà una delusione da poco. Perché a sentire l'aria che tira, il presidente dei senatori è pronto ad accettare una verifica (ovvero una conta) sulla sua carica, ma i numeri restano dalla sua parte.

 

E un braccio di ferro per rimuoverlo (in quanto amico di Renzi e non allineato al nuovo corso), rischia di trasformarsi in un boomerang: «Su 35 senatori - nota un ex renziano - ben 22 sono di Base riformista, la corrente di Andrea e gli altri 13 delle correnti Zingaretti-Franceschini-Orlando...». Quindi Marcucci potrebbe spuntarla, ma il punto è: davvero gli ex renziani avrebbero voglia di intestarsi uno scontro? Chi conosce il neo segretario scommette che sarà molto determinato, anche perché proprio nel discorso di insediamento in Assemblea ha avvertito che di questa nuova fase, avulsa dalla logica delle correnti, ne devono prendere atto anche i gruppi parlamentari.

marcucci zingaretti

 

E a chi fa sapere che Marcucci (e forse anche Delrio) non si dimetteranno - poiché a differenza di quando offrirono la loro carica a Zingaretti che non avevano votato al congresso, stavolta hanno votato Letta segretario - i dem già saltati sul carro del vincitore (parecchi) fanno notare che il Pd, dopo esser precipitato nei sondaggi, ha chiamato Letta con un accordo forte sul metodo che riguarda tutti. Quindi non si esclude che il capogruppo al Senato addivenga a più miti consigli.

 

Ma non si esclude pure che si consumi un braccio di ferro, esiziale per un leader che sta puntando tutto su norme di rango parlamentare, come il voto a 16 anni, il Mattarellum, la lotta ai cambi di casacca: tutti temi che richiedono grande coesione dei gruppi al Senato e alla Camera.

graziano delrio

 

Il neo segretario si giocherà la carta rinnovamento con una segreteria di giovani e molte donne, così come una donna sarà sua vice (Pinotti, Serracchiani, Fedeli, Madia, De Micheli), forse affiancata da un uomo della sinistra dem come Giuseppe Provenzano. Letta potrebbe sfidare Salvini candidandosi a Milano alle suppletive per il collegio di Martina, ma c'è anche la carta di Siena, nel collegio di Padoan.

 

Per ora, alla stampa estera ha sfidato il Capitano sullo ius soli: «In Italia è inverno demografico e dalla destra solo demagogia». E ha fatto capire che il nuovo corso è affine all'era Veltroni-Prodi della vocazione maggioritaria: «Vedrò Conte, terrò insieme il Pd e l'alleanza di centrosinistra va costruita, un campo articolato. Incontro Conte, ma non solo lui, anche tanti atri esponenti politici, Speranza sarà uno dei primi». Insomma, il Pd è il perno e non un partito sparring partner dei grillini.

enrico letta

 

FRANCESCHINI ENRICO LETTA 4

Ultimi Dagoreport

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...