steve lambert capitalism works for me

IL CAPITALISMO È MARCIO – IL‘’FINANCIAL TIMES’’ È D’ACCORDO CON PUTIN (“IL LIBERALISMO È DIVENTATO OBSOLETO”) E LANCIA L’ALLARME: ''LO SVILUPPO INCONTROLLATO DELLA FINANZA FRENA LA CRESCITA E AUMENTA LE DISEGUAGLIANZE. OGGI NEI PAESI OCCIDENTALI I FIGLI GUADAGNANO MENO DEI PADRI E LA RICCHEZZA SI CONCENTRA NELLE MANI DI POCHISSIMI. UNO SCENARIO SUDAMERICANO DOVE SPUNTANO I LEADER XENOFOBI''

Articolo di Martin Wolf per Financial Times pubblicato da “il Fatto quotidiano”

donna legge il financial times 7

 

"Anche se le singole aziende che rappresentiamo perseguono scopi aziendali privati, collettivamente noi condividiamo tutti un impegno fondamentale nei confronti di chiunque sia interessato dalle nostre attività". Con questa frase, l' associazione americana Business Roundtable, che riunisce i capi di 181 tra le più grandi aziende del mondo, ha sancito l' abbandono del tradizionale principio per cui "le aziende esistono essenzialmente per fare gli interessi dei loro azionisti", e solo i loro. È stato senza dubbio un evento. Ma qual è, e quale dovrebbe essere, la sua esatta portata?

MARTIN WOLF

 

Per rispondere è necessario partire dalla constatazione che finora qualcosa è andato storto. Nel corso degli ultimi 40 anni, soprattutto negli Usa, ha preso il sopravvento una sorta di trinità diabolica composta da rallentamento della produttività, inasprimento delle disuguaglianze ed esplosione di enormi choc finanziari.

 

Come hanno osservato Jason Furman dell' Università di Harvard e Peter Orszag di Lazard Frères in un articolo dell' anno scorso: "Dal 1948 al 1973, il reddito mediano reale delle famiglie negli Stati Uniti è aumentato del 3% all' anno. A questo ritmo () la probabilità che un figlio avesse un reddito superiore a quello dei suoi genitori era del 96%. Dal 1973 in poi il reddito della famiglia mediana è cresciuto invece solo dello 0,4% all' anno (), con la conseguenza che il 28% dei figli oggi ha un reddito inferiore a quello dei genitori".

globalizzazione1

 

La produttività al palo Come mai l' economia non produce? La responsabilità è in gran parte dovuta all' espansione del capitalismo di rendita, che accumula e non investe. "Rendita" significa in questo caso un livello di benefici che eccede di gran lunga la soglia necessaria a indurre l' offerta di beni, servizi, terreni o manodopera nella società.

 

Così il "capitalismo della rendita" descrive un' economia in cui il potere politico e di mercato permette a un numero ristretto di individui e grandi aziende di estrarre una grande quantità di profitti da tutti gli altri. Da solo, tuttavia, questo fenomeno non basta a spiegare i risultati deludenti degli ultimi anni.

globalizzazione

 

Come sostiene Robert Gordon, professore di Scienze sociali alla Northwestern University, nella seconda metà del XX secolo si è verificato anche un rallentamento del tasso di innovazione. La tecnologia, inoltre, ha creato una maggiore dipendenza delle economie dai laureati aumentando i loro salari relativi, fenomeno che spiega in parte la crescita delle disuguaglianze. Ma la quota di ricchezza detenuta dall' 1% dei redditi più alti è passata dall' 11% del 1980 al 20% nel 2014, e questo non si può spiegare soltanto con il mutamento tecnologico.

 

LA MAPPA DELLE POPOLAZIONI GLOBALI TRA CINQUE ANNI

Lo spauracchio stranieri A sentire i dibattiti politici in corso in molti Paesi, specie negli Usa e nel Regno Unito, si potrebbe concludere che la performance deludente dell' economia sia dovuta alle importazioni dalla Cina o agli immigrati a basso salario, o a entrambe le cose. Gli stranieri sono i capri espiatori ideali, ma l' idea che l' aumento delle disuguaglianze e il rallentamento dell' incremento della produttività siano dovuti agli stranieri è falsa.

 

Hong Kong registra una grande disuguaglianza sociale

Qualunque Paese occidentale ad alto reddito oggi intrattiene più scambi commerciali con i Paesi emergenti di quanto non facesse quarant' anni fa. Tuttavia, l' aumento delle disuguaglianze è variato in modo sostanziale da Paese a Paese, e questo è dipeso dal diverso comportamento delle singole istituzioni dell' economia di mercato e dalle scelte di politica interna.

 

Nella sua panoramica dell' ampia letteratura accademica sul tema, l' economista di Harvard, Elhanan Helpman, giunge alla conclusione che "la globalizzazione basata su commercio estero e delocalizzazione non è stata un grande fattore di aumento delle disuguaglianze. Lo confermano numerosi studi su vari eventi in tutto il mondo". Lo spostamento di molte attività produttive all' estero, principalmente in Cina, potrebbe aver parzialmente ridotto gli investimenti nelle economie ad alto reddito, ma questo effetto non può essere stato abbastanza forte da ridurre in modo significativo l' incremento della produttività. ()

TRUMP A WALL STREET

 

Il presidente Trump, invece, ragiona da mercantilista ingenuo e sostiene che la causa della perdita di posti di lavoro stia negli squilibri commerciali bilaterali, risultato di cattivi accordi commerciali. È vero che la bilancia commerciale degli Stati Uniti è in disavanzo, mentre quella dell' Unione europea è in surplus, ma le politiche commerciali delle due aree sono abbastanza simili.

trump wall street

 

Queste non spiegano gli equilibri bilaterali, e gli equilibri bilaterali non spiegano gli equilibri globali. () Le ricerche mostrano che l' effetto dell' immigrazione sul reddito reale della popolazione nativa e sulla posizione fiscale dei Paesi di accoglienza, è stato molto limitato e spesso positivo. Piuttosto che concentrarsi sui danni causati dal commercio e dalla migrazione, idea politicamente remunerativa ma sbagliata, è molto più produttivo prendere in esame il capitalismo della rendita contemporaneo.

 

FINANZIAMENTI PUBBLICI

Il dogma della rendita La finanza gioca qui un ruolo chiave, a vari livelli. Quando viene liberalizzata tende alla metastasi, perché comincia a finanziare redditi, profitti (spesso illusori) e le sue stesse attività con la sua capacità di creare credito e denaro. Uno studio del 2015 di Stephen Cecchetti ed Enisse Kharroubi per la Banca dei Regolamenti Internazionali afferma che "lo sviluppo finanziario è positivo solo fino a un certo livello, oltre il quale diventa un freno alla crescita. E un settore finanziario in rapida crescita è dannoso per la crescita della produttività aggregata".

schiavo finanziario

 

Quando il settore finanziario cresce rapidamente, dicono gli autori, fa sì che vengano assunte persone di talento, che poi finiscono a fare mutui immobiliari, perché offrono più garanzie, distogliendo così risorse umane di talento per impiegarle in settori improduttivi e inutili. Anche in questo caso la crescita eccessiva del credito porta quasi sempre a crisi, come hanno dimostrato Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff nel libro Questa volta è diverso. Otto secoli di follia finanziaria (Il saggiatore, 2010).

 

Questo è il motivo per cui nessun governo si sognerebbe mai di lasciare che il settore finanziario (ipoteticamente "orientato dal mercato") operi da solo e senza guida. Ma ciò crea a sua volta per la finanza enormi opportunità di guadagnare nella totale irresponsabilità: una sorta di gioco del lancio della moneta in cui se esce testa vincono loro e se esce croce perdiamo tutti. La crisi è garantita.

 

tempesta finanziaria

La finanza scava poi disuguaglianze sempre più grandi. Thomas Philippon della Stern School of Business, e Ariell Reshef della Paris School of Economics hanno dimostrato che i guadagni relativi dei professionisti della finanza sono esplosi negli anni 80, dopo la deregolamentazione della finanza. Hanno anche stimato che gli "utili" rappresentavano tra il 30 e il 50% del divario retributivo con il resto del settore privato.

 

Questa esplosione dell' attività finanziaria a partire dagli anni 80 non ha aumentato la crescita della produttività. Semmai l' ha abbassata, soprattutto dopo la crisi. Vale lo stesso per l' esplosione delle retribuzioni dei manager, che non è altro, di fatto, che un' altra forma di estrazione di rendita.

CRISI FINANZIARIA

 

Come osserva Deborah Hargreaves, fondatrice dell' High Pay Centre, nel Regno Unito il rapporto tra la retribuzione media di un amministratore delegato e il salario medio di un lavoratore è passato da 48 a 1 nel 1998 a 129 a 1 nel 2016. Negli Usa lo stesso rapporto è passato da 42 a 1 nel 1980 a 347 a 1 nel 2017. () Il fatto di essere pagati in proporzione al prezzo delle azioni della propria azienda ha dato ai manager un incentivo enorme a far sì che quel prezzo si alzasse sempre di più, a costo di manipolare i guadagni o contrarre prestiti per acquistare azioni. Senza aggiungere nessun valore alle aziende, ma producendo solo una grande quantità di ricchezza per gli stessi manager. Un problema correlato è rappresentato poi dai conflitti di interessi, in particolare per l' indipendenza dei revisori dei conti.

CRISI FINANZIARIA

 

In sintesi, le decisioni delle aziende sono prese sulla base di considerazioni finanziarie personali dei loro manager. E, come ricorda l' economista indipendente Andrew Smithers nel suo libro Productivity and the bonus culture, tutto ciò avviene a spese degli investimenti aziendali e quindi della crescita della produttività.

 

Nessuna concorrenza Una questione forse ancora più fondamentale è il declino della concorrenza. A proposito degli Stati Uniti, Jason Furman e Peter Orszag affermano che esistono le prove di un aumento del tasso di concentrazione del mercato, di una diminuzione del tasso di ingresso di nuove imprese e, infine, di una riduzione della quota di ricchezza detenuta da imprese giovani rispetto a 30 o 40 anni fa.

 

CRISI FINANZIARIA

(). Tutto ciò è indice di un indebolimento della concorrenza e di un aumento delle rendite monopolistiche. Inoltre, gran parte dell' aumento delle disuguaglianze deriva dall' esistenza di enormi divari salariali per i lavoratori con competenze simili che lavorano in imprese diverse: un' altra forma di estrazione di rendita.

 

TRUMP A WALL STREET

Una parte della spiegazione è data dall' avvento di sempre più mercati dove "chi vince prende (quasi) tutto": le superstar del mercato e le loro aziende acquisiscono rendite monopolistiche che è difficile scalfire (). Gli esempi lampanti sono le esternalità di rete, ovvero i vantaggi derivanti dall' utilizzo di una rete usata anche dai concorrenti, e i costi marginali nulli di piattaforme monopolistiche come Facebook, Google, Amazon, Alibaba e Tencent.

 

trump wall street

Un' altra forza naturale di questo tipo è rappresentata dalle esternalità di rete degli agglomerati, come ha segnalato Paul Collier nel suo The Future of Capitalism. Le aree metropolitane di successo come Londra, New York, la Bay Area in California, generano potenti meccanismi di feedback attirando e premiando persone di talento. Ciò va a svantaggio delle imprese e delle persone che restano nelle città che restano indietro. () Tuttavia, la rendita monopolistica non è solo il prodotto di queste tendenze economiche, naturali seppur preoccupanti. È anche il risultato della politica. Negli anni 70, negli Usa, il giurista Robert Bork sosteneva che il "benessere dei consumatori" dovrebbe essere l' unico obiettivo delle politiche antitrust.

 

BLOOMBERG BUSINESSWEEK FACEBOOK

() L' effetto è stato una certa condiscendenza nei confronti del potere monopolistico, purché mantenesse i prezzi bassi. Ma gli alberi ad alto fusto privano gli alberelli della luce di cui hanno bisogno per crescere, e lo stesso vale per le aziende giganti. () L' evasione fiscale Un aspetto veramente disdicevole del principio della continua ricerca di accrescere le rendite è l' altissima evasione fiscale.

 

Le grandi imprese (e quindi anche i loro azionisti) traggono beneficio dai beni pubblici (sicurezza, sistemi legali, infrastrutture, forza lavoro istruita e stabilità sociopolitica) forniti dalle più potenti democrazie liberali del mondo, ma sono anche nella posizione perfetta per sfruttare le scappatoie fiscali, specialmente quelle aziende in cui è difficile determinare l' esatta localizzazione della produzione o dell' innovazione.

 

International Business Machines Corporation IBM

Le maggiori sfide della tassazione per le grandi aziende sono rappresentate dalla concorrenza fiscale, l' erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili. La prima è visibile nel calo delle aliquote fiscali, le ultime nel trasferimento della proprietà intellettuale nei paradisi fiscali, nella crescita di debiti deducibili dalle imposte sugli utili maturati nelle giurisdizioni a tassazione più elevata e, infine, nella manipolazione dei prezzi di trasferimento tra un' impresa e l' altra.

 

salvini orban

Uno studio del Fmi del 2015 ha calcolato che l' erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili hanno ridotto le entrate annuali a lungo termine nei Paesi Ocse di circa 450 miliardi di dollari (ossia l' 1% del Pil) e nei Paesi non Ocse di poco più di 200 miliardi di dollari (l' 1,3% del Pil). Si tratta di cifre significative nel contesto di una tassazione che nel 2016, nei Paesi Ocse, è cresciuta in media soltanto del 2,9% del Pil, e solo del 2% negli Usa.

 

Brad Setser del Council on Foreign Relations mostra che le società statunitensi registrano profitti 7 volte superiori nei piccoli paradisi fiscali (Bermuda, Indie occidentali britanniche, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Singapore e Svizzera) rispetto a quelli ottenuti in 6 grandi economie (Cina, Francia, Germania, India, Italia e Giappone). Questo è ridicolo. ()

 

manifestazione a milano contro salvini e orban 20

In tutti questi casi, le rendite non vengono semplicemente sfruttate. Vengono create attraverso pressioni per creare scappatoie fiscali distorsive sleali e dirette contro le basilari normative che regolano fusioni, pratiche anti-concorrenziali, comportamenti finanziari scorretti e che tutelano l' ambiente e il mercato del lavoro. Le lobby delle grandi aziende sopraffanno gli interessi dei comuni cittadini. ()

 

populismo

Non da ultimo, poiché alcune economie occidentali sono diventate più latinoamericane nella distribuzione dei redditi, anche la loro politica è diventata più latinoamericana. Alcuni dei nuovi populisti occidentali riflettono su cambiamenti radicali, ma necessari, nelle politiche di concorrenza, leggi e fiscalità. Ma altri si affidano alle sirene xenofobe e continuano a promuovere un capitalismo truccato per favorire una piccola élite. Tutte queste attività potrebbero anche finire, intendiamoci, e sarebbe la morte stessa della democrazia liberale.

 

Populismo web

I membri della Business Roundtable e i loro pari hanno questioni importanti da porsi.

() Dovranno chiedersi come questa constatazione andrà a influire nel modo in cui sono abituati a fissare le loro retribuzioni e ad avvalersi (anzi, a creare attivamente) delle scappatoie fiscali e normative.

 

Dovranno, non da ultimo, riconsiderare le loro attività nell' arena pubblica. Cosa stanno facendo per garantire, per esempio, migliori leggi per il governo delle grandi imprese, un sistema fiscale equo ed efficace, una rete di sicurezza per chi viene colpito da forze economiche che trascendono il suo controllo, un ambiente locale e globale più sano e una democrazia capace di rispondere ai desideri dell' ampia maggioranza?

POPULISMO - SALVINI LE PEN . PETRY

 

Abbiamo bisogno di un' economia capitalistica dinamica, che dia a tutti la legittima convinzione di poter partecipare ai benefici. Quello che invece sembriamo avere di fronte adesso è sempre più spesso un capitalismo della rendita instabile, dove la concorrenza è indebolita e la crescita della produttività langue, la disuguaglianza è elevata. Il tutto, non a caso, in un contesto democratico sempre più degradato. () I nostri sistemi economici e politici devono cambiare il loro modo di funzionare, altrimenti soccomberanno.

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...