anna falcone tomaso montanari

LA CARRIERA SENZA UNA M - CHI È, CHI NON È E CHI SI CREDE DI ESSERE TOMASO MONTANARI, PROF UNIVERSITARIO, NEO PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE GINORI, GIRA-CATTEDRA, AGIT-PROP SUI GIORNALI, MA CON IL PALLINO DELL'IMPEGNO POLITICO: ESSERE CONTRO, ACCUSARE TUTTI, DA FRANCESCHINI ALLE FENDI - DI MAIO GLI PROPONE LA RESPONSABILITÀ DEI BENI CULTURALI PER I 5 STELLE. MA NON SE NE FA NIENTE. A QUANDO LA PRESIDENZA DEGLI UFFIZI? - VIDEO: IL SUO INTERVENTO ALLA LEOPOLDA DI RENZI

DAGONOTA

Tomaso Montanari

 

Se uno si presenta a un concorso universitario con libri tipo “Trenta opere d’arte lette ai più piccoli”, “Cassandra muta: Intellettuali e potere” o “La madre di Caravaggio è sempre incinta” i professori ordinari come Tomaso Montanari, neo presidente della Fondazione Richard Ginori della manifattura di Doccia su nomina del ministro Franceschini, il responso è il seguente: “si tratta di pubblicazioni non scientifiche e non pertinenti al raggruppamento concorsuale che dimostrano la superficialità dell’approccio”.

 

Nel cv “scientifico” del prof. Tomaso Montanari dell’università per stranieri di Siena dove insegna, però, queste pubblicazioni sono tutte elencate sotto il titolo “Libri di terza missione”.

tomaso montanari

 

Quale sia questa “terza missione” è un po’ oscuro ma, per la legge, corrisponderebbe all’insieme delle attività che un docente (l’aspirante tale no?)  svolge interagendo con la società attraverso eventi di ordine culturale, sociale e di divulgazione, che sono proprio quelli in base ai quali, poi, se fai un concorso, i professori come Montanari bocciano il candidato (vedi Angela Vettese).  

 

Ma quale fosse la vera missione del professor Tommaso senza una M secondo alcuni (non Dagospia) era chiara da tempo: rompere le palle a tutti secondo una vecchia logica: più rompi meglio è.

 

Tomaso Montanari. Velazquez e il ritratto barocco

Montanari nasce come specialista di Bernini. Fa diversi libri (un po’ uguali) sempre su di lui (ultimo edito nel 2016) e al di fuori di Bernini e il Barocco poco. Ma, come diceva Sartre, “i professori universitari sono gente che ripete tutta la vita la propria tesi di laurea”. In questo Montanari si è allineato al gruppo; ma non nel resto perché lui non è mica stato a dormire tra una riunione di dipartimento e l’altra!

 

Prima un continuo cambio di sede universitaria, poi fa l’agit-prop tra giornali (quarta missione) e politica (questa dev’essere la quinta missione). Prima assegnista a Pisa, poi ricercatore nella Tuscia, quindi vincitore (formalmente) di un posto a Cagliari dove non va e attende che lo si chiami a Roma Tor Vergata. Appena confermato in ruolo va a Napoli dove, una volta diventato professore ordinario resta tre anni e se ne va a Siena, vicino a casa.

anna falcone tomaso montanari

Messosi a posto in università, il portafoglio resta lì (un ordinario guadagna sino a circa 5.000 euro di stipendio statale) ma il cuore batte per l’engagement. Qui è tutto un vorticoso essere contro, prendere posizione, accusare (accusare tutti, da Zeffirelli a Franceschini che presta l’”Uomo vitruviano” al Louvre, da Fendi che investe al Colosseo alle Sardine un po’ sì un po’ no).

 

Contro il ministero, che pure lo nomina nella commissione per la riforma dei Beni Culturali (si dimette); amico di Giulia Maria Crespi (fondatrice del Fai) che si innamora del giovane scapigliato che poi, però, la accoltella quando la zarina vende un Burri (e qui s’accapiglia pure con Daverio; di Sgarbi non parliamone neppure).

montanari franceschini

 

Ossequioso con il potente Giorgio Napolitano che nel 2013 gli conferisce l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica (che merito?) ma, nello stesso anno, a testa bassa contro il conterraneo Matteo Renzi sul quale pure, inizialmente, alla Leopolda…

 

TOMASO MONTANARI 2

Fondatore quindi di Emergenza cultura, poi consigliere di Sinistra Italiana, quindi grassiano, poi strizza l’occhio ai Cinque stelle e scrive per “Il Fatto quotidiano”: ma quando la Raggi lo chiama per far parte della Giunta si tira indietro. Intanto è passato da papa Fazio a “Che tempo che fa” che lo ha investito del sacro ruolo.

 

Scrive per il “Corriere fiorentino”, ma poiché il direttore, Paolo Ermini, gli rifiuta un pezzo rompe le righe, passa (un po’) anche a “Repubblica” e attacca ancora Renzi e il referendum ovviamente sostenuto dall’allora e attuale ministro dei Beni culturali Franceschini, lo stesso che lo nomina presidente della Fondazione Richard Ginori.

 

anna falcone tomaso montanari miguel gotor

E’ contro, ovviamente, al successore di Franceschini, quel Bonisoli parvenu che era nell’esecutivo con la Lega (addirittura!).  Nel marzo 2017 diventa presidente del “partito” Giustizia e Libertà e nel giugno dello stesso anno, con Anna Falcone è fra i promotori dell'Alleanza Popolare per la Democrazia e l'Uguaglianza, il cosiddetto «percorso del Brancaccio»: l’idea è formare una lista civica nazionale della sinistra; tale progetto si interrompe a novembre e buonanotte.

libro Tomaso Montanari

 

L’anno dopo è da Di Maio che gli propone la responsabilità dei Beni Culturali per i 5 stelle. Ma alla fine del tira e molla non se ne fa niente. Il suo mentore è Salvatore Settis, quello del “falso” Papiro di Artemidoro; con i colleghi è ondivago: un po’ li sprezza un po’ ci scrive libri insieme.

 

Se avesse continuato a studiare, forse, sarebbe diventato un bravo studioso. E’ stata la “terza missione”, intrapresa appena il portafoglio era al sicuro, che l’ha messo su una nuova strada aprendogli le porte alla quarta missione, quella dell’impegno giornalistico militante, della notorietà, della presenza assillante su Twitter e, quindi, alla quinta missione, quella del politico mordi e fuggi. Ora è alla sua sesta missione, quella degli incarichi in musei e fondazioni. A quando la nomina alla presidenza degli Uffizi? Mission impossible? 

Renzi alla Leopolda

 

Sono le Venti (Nove), Montanari: “Renzi? La sua è una corsa al potere con contenuti variabili. È un carrierista mosso dalla poltrona”

di F. Q. | 20 FEBBRAIO 2020

 

gomez montanari

“Renzi mi invitò alla Leopolda. Nel retropalco c’era un suo collaboratore che mi disse che lui ‘aveva un grosso potenziale di sfondamento’ ma che ‘era come un treno vuoto che andava riempito di contenuti’. E questo ha descritto fin da allora quello che è diventata una corsa micidiale in cui il fine è la corsa stessa, cioè la conquista del potere, in cui i contenuti sono al servizio di questo e quindi molto variabili, flessibili, a volte addirittura pretestuosi”. Così Tomaso Montanari, storico dell’arte, accademico e saggista italiano, rispondendo a Sono le Venti, il programma di Peter Gomez in onda dal lunedì al venerdì alle 19,55 sul Nove. “Credo che si possa fare politica per due ragioni, cambiare la vita degli altri o la propria – continua Montanari, che ha frequentato lo stesso liceo dell’ex premier – E io ho sempre avuto l’impressione che Renzi fosse un gran carrierista. L’unico principio che lo faceva muovere era la poltrona”.

 

 

anna falcone tomaso montanariTomaso MontanariMONTANARI

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…