mario draghi matteo salvini giancarlo giorgetti silvio berlusconi

CARROCCIO E BUOI – LA LEGA HA TENTATO FINO ALL’ULTIMO A INSISTERE SULLE RIAPERTURE, MA DRAGHI HA TIRATO DRITTO E IN CONFERENZA STAMPA HA RISPOSTO A TONO A SALVINI – IL PREMIER HA CAPITO CHE IL LEADER LEGHISTA GIOCA A FARE IL POLIZIOTTO CATTIVO SOLO PER TENERE CALDO L'ELETTORATO E NON SCOPRIRSI TROPPO A DESTRA, DOVE C'È LA MELONI CHE LO TALLONA – DRAGHI NON VUOLE FARE LA FINE DI CONTE: PRENDERÀ LE DECISIONI CHE RITIENE NECESSARIE SENZA FARSI TRASCINARE NELLA GAZZARRA POLITICA, PERCHÉ ORA LA COSA PIÙ URGENTE È RIAFFERMARE UNA FORMA CHIARA ED EVIDENTE DI AUTORITÀ DELLO STATO

1 – IL GOVERNO E L’AUTORITÀ DELLO STATO

Marcello Sorgi per “La Stampa”

 

mario draghi

In altri tempi, sarebbe stato quanto meno sorprendente il modo in cui Draghi ha trattato Salvini, e più in generale la Lega nella sua conferenza stampa di ieri. Al leader del Carroccio che aveva definito «impensabile» non autorizzare le riaperture dei locali pubblici, il premier ha risposto che «quello che è pensabile o no lo decidono i dati».

 

Più o meno con lo stesso tono, sostiene chi ha partecipato alla riunione a Palazzo Chigi, aveva replicato al capo delegazione Giorgetti, che più moderatamente aveva avanzato le stesse richieste. E al ministro del turismo Garavaglia, che aveva sollecitato gli italiani a prenotare le vacanze estive, aveva dedicato una battuta ironica: «Piacerebbe anche a me. Ma non posso».

GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI LEGGONO DAGOSPIA

 

Draghi si comporta tranquillamente così perché ritiene che i leghisti siano perfettamente consapevoli della gravità della situazione, e le loro prese di posizione siano solo propaganda rivolta a un elettorato che considerano esclusivo.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

Cosa poi possa pensare di un partito di governo che si comporti così, ovviamente, non lo dice. Significherebbe mettersi sullo stesso piano e questo il premier assolutamente non lo vuole. L'importante, per lui, è rendere chiaro che a decidere non sono Salvini, né Giorgetti, né Garavaglia.

 

MASSIMO GARAVAGLIA ERIKA STEFANI

Solo se i dati sui contagi dovessero cambiare, cambierebbe la linea del governo, che ieri ha spostato al 30 aprile la data di un eventuale ripensamento sul rigore che al momento considera ancora necessario. Nel corso della conferenza stampa, il presidente del Consiglio ha dato queste spiegazioni nel suo stile abituale, calmo e imperturbabile.

 

Draghi infatti è convinto che, dopo due anni e mezzo trascorsi come sono trascorsi, nel pieno di una crescente gazzarra politica, inarrestabile perfino di fronte alla tragedia della pandemia, la cosa più urgente sia riaffermare una forma chiara, evidente di autorità dello Stato.

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

In questo senso intende marcare la differenza da Conte, che, seppure nato come «tecnico», «equidistante» tra i partiti della maggioranza, era poi stato trascinato dal Movimento 5 stelle a prendere parte, o a mediare politicamente, ma senza grandi margini di manovra. Draghi invece no: non avendo un partito di riferimento, farà ciò che ritiene necessario per il Paese. Almeno finché glielo lasceranno fare.

 

2 – IL COMPROMESSO DI DRAGHI METTE ALL’ANGOLO SALVINI

Alessandro Barbera e Amedeo La Mattina per “La Stampa”

 

Una sconfessione delle richieste di Matteo Salvini, che vorrebbe negozi aperti ovunque dopo la Pasqua, ma anche una forzatura verso l’ala rigorista di Pd e Cinque Stelle, che avrebbero rimandato la riapertura delle aule.

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

 

Eppure, come già era accaduto sui condoni delle cartelle esattoriali, chi paga il prezzo più alto alle scelte del governo di Mario Draghi è il leader leghista. All’ora di pranzo, durante la riunione di maggioranza, il premier ha detto a Giancarlo Giorgetti che i numeri dei contagi e dei morti è ancora troppo alto. «Bisogna essere pragmatici, realisti: apriremo le scuole fino alla prima media.

 

Di più non si può fare, poi vedremo». Il ministro leghista dello Sviluppo economico ha fatto la sua parte su input del segretario. «Condivido l’apertura parziale della scuola, ma rimane un gigantesco problema per le attività economiche».

 

giancarlo giorgetti mario draghi

È vero, ha spiegato il premier, i dati migliorano e fanno ben sperare, «tuttavia è presto per prendere una decisione. Il rischio è di vanificare tutto, anche questi deboli segnali positivi». È la linea di sempre dell’ala rigorista del Pd, dei ministri Dario Franceschini e Roberto Speranza, spalleggiati dal collega Cinque Stelle Stefano Patuanelli.

 

La Lega ha tentato fino all’ultimo di ripristinare il sistema a tre colori, quello che fra gennaio e febbraio aveva permesso ai ristoranti di restare aperti fino al tramonto nelle zone gialle. La prudenza imposta dal Comitato tecnico scientifico non ha mai lasciato spazio all’ipotesi.

GIANCARLO GIORGETTI MASSIMO GARAVAGLIA

 

A quel punto il dibattito è virato sulla possibilità di non attendere la fine di aprile per valutare le riaperture, e sulla necessità di pensare ad ulteriori misure di sostegno alle attività che saranno costrette a tenere abbassata la saracinesca. La riunione non è stata in grado di entrare nel merito, ma nella maggioranza si sta valutando un nuovo decreto Sostegni-bis per altri venti, forse trenta miliardi di euro.

mario draghi consiglio europeo

 

Il ministro degli Affari regionali Mariastella Gelmini preme per indennizzi più forti dell’ultimo decreto, ma questa volta gli aiuti non saranno a pioggia ma mirati alle attività più in sofferenza: bar, ristoranti, palestre.

 

Fedele allo stile di lotta e di governo, Salvini stavolta è riuscito a infastidire il solitamente impassibile Draghi. Tutto avviene davanti ai giornalisti, nei primi minuti della conferenza stampa del premier con una dichiarazione del leghista.

 

MASSIMO GARAVAGLIA

«È impensabile tenere chiusa l’Italia per tutto il mese di aprile. Nel nome del buonsenso che lo contraddistingue, e soprattutto dei dati medici e scientifici, chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano in sicurezza le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi.

giancarlo giorgetti mario draghi stefano patuanelli luciana lamorgese roberto garofoli marta cartabia

 

Qualunque proposta in Consiglio dei ministri e in Parlamento avrà l'ok della Lega solo se prevederà un graduale e sicuro ritorno alla vita». Draghi, a precisa domanda di un cronista, ha risposto con un impercettibile sorriso: «Pensabile o impensabile dipende solo dai dati che vediamo. Dopo un anno di sofferenza si sa qualcosa di più sulle fonti di contagio, un anno di sofferenza ha mostrato che queste regole non sono campate per aria. È desiderabile riaprire, questo lo è anche per me, dopo di che quando, se e come, dipende dai dati a disposizione».

 

mario draghi consiglio europeo 2

Una risposta tanto pacata quanto difficile da replicare. Per evitare di far salire ulteriormente la tensione, l’ultima parola è affidata a «fonti della Lega». «Se con contagi alti e ospedali pieni si chiude, con contagi bassi e ospedali a posto si apre. Semplice. Siamo perfettamente d'accordo. Diciamo solo che non è possibile decidere adesso che per tutto aprile, qualunque cosa accadrà, tutto rimarrà comunque chiuso. Salute e lavoro non sono nemici».

 

GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1

Nella maggioranza c’è chi sospetta uno studiato gioco delle parti, in cui Salvini giocherebbe il ruolo del poliziotto cattivo per tenere caldo l’elettorato. Un po’ di lotta e un po’ di governo, per non scoprirsi troppo a destra. «Soffre la concorrenza di Giorgia Meloni», spiegano fonti di maggioranza che chiedono l’anonimato. «Ma invece di parlare di aperture e chiusure, nella Lega farebbero bene a occuparsi dei problemi sanitari nelle Regioni che governano e delle crisi industriali sul tavolo di Giorgetti».

Ultimi Dagoreport

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…