lorenzo fontana luca zaia matteo salvini

CARROCCIO FUNEBRE – TRA SMASCHERATI E PENTITI, LA MAGGIOR PARTE DEI DEI “FURBETTI” DEI 600 EURO È DELLA LEGA – SALVINI ANNUNCIA LA LINEA DURA: SARANNO SOSPESI E NON RICANDIDATI – SI COMINCIA DAL VENETO, DOVE LO SCANDALO HA TRAVOLTO ALCUNI BIG DELLA REGIONE, TRA CUI IL VICE DI ZAIA FORCOLIN – E IL COMMISSARIO DEL PARTITO FONTANA (GRANDE AMICO DI SALVINI) NE APPROFITTA PER SCIPPARE AL “DOGE” GLI ASSESSORI: SARANNO CANDIDATI NELLA LISTA DEL PARTITO E NON IN QUELLA DEL GOVERNATORE, DATA QUASI AL 40%

 

 

 

lorenzo fontana matteo salvini

1 – LEGA, LA MOSSA CONTRO LA LISTA DI ZAIA "I TUOI ASSESSORI CORRANO COL PARTITO"

Estratto dell’articolo di Enrico Ferro per “la Repubblica”

 

(…) E così sulla campagna elettorale per le elezioni regionali in Veneto piomba il diktat del segretario Matteo Salvini.

 

Un ordine che colpisce dritto al cuore il governatore Luca Zaia, fortemente in vetta nei sondaggi, sospinto dalla popolarità acquisita con l' emergenza Covid. Ebbene, il Capitano vuole che tutti gli assessori regionali e il capogruppo siano candidati nella sua lista "Liga veneta Salvini Premier".

 

gianluca forcolin luca zaia

Una squadra di big al suo servizio, con la speranza di ridurre il distacco da quelli che saranno i consensi in seno al governatore del Veneto. Come se non bastasse incombe anche lo scandalo dei bonus Inps che travolge tre fedelissimi del presidente, per cui ora si profila l' espulsione dalle liste.

 

(…) Come anticipato da Repubblica , un recente rilevamento attribuirebbe alla lista personale di Zaia una forbice tra il 36 e il 38 per cento, mentre la stessa Lega non andrebbe oltre il 18-20 per cento. In alcune province venete rischia addirittura di prendere meno voti di Fratelli d' Italia. È questo l' incubo di Salvini, che arraffa quindi i pezzi migliori. A partire da Nicola Finco, capogruppo in Regione, ex coordinatore nazionale dei giovani padani, sceso in campo nel 2015 nella lista Zaia.

luca zaia

 

E poi gli otto assessori Gianpaolo Bottacin, Manuela Lanzarin, Giuseppe Pan, Gianluca Forcolin (il vicepresidente dello scandalo-bonus), Davide Corazzari, Elisa De Berti, Federico Caner e Roberto Marcato. (…)

 

 

2 – C'È ANCHE IL VICEPRESIDENTE DEL VENETO. IL CARROCCIO: I RESPONSABILI SONO SOSPESI E NON SARANNO RICANDIDATI

Estratto dell'articolo di Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

Quanti leghisti. Nella carica dei 600 euro, fra i furbetti finora smascherati o confessi, la percentuale di leghisti è da maggioranza quasi assoluta. Così la linea dura annunciata da Matteo Salvini e ribadita dal vicesegretario Lorenzo Fontana e dal capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, viene da sé: in attesa di altre sanzioni, i responsabili sono «sospesi» e non saranno ricandidati. Sono tanti, però.

 

matteo salvini andrea dara

«Sarà perché fra i nostri ci sono più imprenditori e liberi professionisti che negli altri partiti. Su 120 partite Iva in Parlamento, 40 sono leghiste», sorride un papavero anche abbastanza alto. E' un riso amaro. Il partito è in imbarazzo. Dei tre onorevoli furbetti, due sono del Carroccio. I nomi circolano da giorni e i sospetti sono diventati prima indizi e poi quasi prove quando i due sono spariti dai radar e da 48 ore non rispondono a telefonate, mail, messaggi, nulla.

 

Sono Andrea Dara, deputato di Mantova, ed Elena Murelli di Piacenza, nota soprattutto per aver accusato in Aula il Governo di «importare il Covid per mantenere le poltrone». Ci sarebbe anche un deputato che il bonus l'ha chiesto senza ottenerlo.

 

elena murelli 1

(...) Deputati a parte, per la Lega c'è però la grana dei consiglieri regionali beccati con le mani nel bonus. Anche perché un conto è il consigliere comunale che prende quattro soldi, un altro quello regionale che porta a casa sui 9 mila euro netti.

 

Il bollettino ne segnala due in Piemonte, uno in Liguria e tre in Veneto, mentre in Emilia «al momento non abbiamo alcun riscontro», idem in Lombardia dove le bocche sono particolarmente cucite.

 

Tutti hanno ricevuto l'ordine di scuderia di non parlare, anche se l'irritazione è fortissima contro il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, accusato di fare rivelazioni a orologeria e di essere «il braccio armato del governo». Il più dolente dei punti resta il Veneto, dove lo scandalo rischia di compromettere la marcia trionfale di Luca Zaia verso la rielezione con percentuali da Corea del Nord.

 

luca zaia alessandro montagnoli

Qui i «colpevoli» (virgolette d'obbligo perché chi ha preso i 600 euro non ha violato alcuna legge, a parte quelle morali o del buon gusto)sono tre, Riccardo Barbisan, Alessandro Montagnoli e Gianluca Forcolin, che è anche il vicepresidente della Regione, insomma il numero 2 di Zaia. «Per fortuna non abbiamo ancora presentato le liste», sospira Fontana, che è anche segretario della Lega veneta.

 

matteo salvini riccardo molinari foto di bacco

E annuncia: «Chi ha ricevuto il bonus non ci sarà», in attesa di un processo interno che però richiede tempi più lunghi. «Irritati lo siamo tutti», ammette Fontana. Anche Zaia ma, raccontano, con l'aggiunta di molto dispiacere personale: si tratta di tre uomini che hanno lavorato con lui per anni, del suo vice, insomma di personaggi che conosce bene. «E la loro carriera politica - dice un leghista veneto - in pratica finisce qui». La linea dura è però inevitabile. (...)

 

3 – «NON POSSIAMO ESSERE INDULGENTI» ORA LA LEGA SI SENTE ACCERCHIATA

Estratto dell'articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

«Siamo in guerra». I leghisti sono equamente divisi in due: gli arrabbiati, che sono la maggioranza, e i demoralizzati. La vicenda dei parlamentari (e dei consiglieri regionali) che hanno chiesto e ottenuto i 600 euro del bonus Covid da tutti è letta come l'ennesimo segnale del sistematico accerchiamento di cui sarebbe oggetto il partito.

 

salvini verdini 31

Ma ufficialmente, tutti zitti: la Lega ha imposto la consegna del silenzio e il partito, almeno formalmente, si attiene. A Matteo Salvini, che fin qui non ha proferito parola, forse toccherà fare la faccia cattiva: ha convocato per domani a mezzogiorno una conferenza stampa a Forte dei Marmi dove è in vacanza in Versilia con la figlia Mirta e la fidanzata Francesca Verdini.

 

Matteo Gagliasso Matteo Salvini

In teoria, l'appuntamento è su questioni locali toscane. Ma molti leghisti pensano (sperano) che il segretario decida quel che fino a ieri non avrebbe pensato: espellere i parlamentari che hanno chiesto il bonus. «Non possiamo dare il benché minimo segno di indulgenza su una cosa del genere» è il leitmotiv di molti.

 

(...) Nella Lega c'è chi segue con apprensione il tag #bonus600euro, che ieri sera alle 19 aveva superato di slancio i 12mila tweet. Mentre è stato letto con indignazione non tanto il post dei 5 Stelle («Il partito di Salvini è sempre più coinvolto nello scandalo. Altro che furbetti, sono senza vergogna») quanto quello del presidente di Italia Viva Ettore Rosato, fin qui considerato dai leghisti «persona poco incline alla demagogia».

 

matteo salvini luca zaia e le ciliegie 2

Che cosa ha scritto il deputato renziano? «Agosto lo passiamo a Montecitorio, come tanti italiani impegnati a lavorare. Poi c'è qualche cialtrone, quelli che si sono presi il bonus Covid pur facendo i parlamentari». Il tutto, a dieci giorni dalla presentazione delle liste per le Regionali e a quaranta dalle elezioni e dal referendum sul taglio dei parlamentari, cavallo di battaglia dei 5 Stelle.

 

ETTORE ROSATO

La grande paura è che non sarà facile prendere le distanze dalla vicenda, anche se il sentimento del partito è che «non ci si possa far inchiodare a questa storia per l'avidità di due persone». Il grande nemico è il presidente dell'Inps Pasquale Tridico: «I dati, comunque, sono usciti dall'Inps» è l'accusa di gran lunga più soft tra quelle che circolano. Ma il peggio, per i leghisti, è il sentirsi in qualche modo nelle sue mani.(...)

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”