putin draghi

CE LO METTIAMO IN QUEL POSTO DA SOLI: LE SANZIONI FANNO PIÙ MALE A NOI CHE A PUTIN - BELPIETRO: "SECONDO IL FINANCIAL TIMES, LE RIPICCHE CONTRO IL CREMLINO COSTANO ALL'EUROPA IL 3,4% DI IMPORT E IL 5,6% DI EXPORT. MENTRE LA RUSSIA SE LA PASSA MEGLIO, LIMITANDO I DANNI ALLO 0,48% DEL PIL. E ANCHE L'ESCLUSIONE DA SWIFT È STATO UN FLOP"

MAURIZIO BELPIETRO per la Verità

 

draghi putin

Nei giorni scorsi, a proposito delle sanzioni che l'Italia e l'Unione europea hanno imposto alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina, ho scritto che fanno male a chi le riceve ma anche a chi le impone. Beh, con il senno di poi, devo ammettere che mi sono sbagliato. Le misure decise dall'Europa fanno più male a noi che alla Russia e di certo non servono a fermare la guerra.

 

La prova? L'ha fornita un giornale che non è certo sospetto di simpatie per Vladimir Putin, ossia il Financial Times. Che cosa ha scritto la Bibbia della comunità

finanziaria europea?

 

MARIO draghi E VLADIMIR putin

Che il peggior impatto sugli scambi commerciali lo hanno subìto i Paesi europei. Il giornale inglese parla di risultati «agghiaccianti», con una contrazione delle esportazioni pari al 5,6 per cento e delle importazioni per il 3,4 per cento. Paradossalmente la Russia, che ha visto bloccate le sue riserve all'estero e bloccati i suoi commerci, ha avuto effetti meno devastanti, perché, come dimostra un grafico dello stesso Financial Times, la contrazione si è fermata al 4,8 per cento.

 

Gli Stati Uniti hanno perso il 3,4 per cento delle esportazioni, mentre chi se l'è passata meglio è la Cina, che ha chiuso il mese con una flessione inferiore all'1 per cento. Se c'era un modo per dimostrare che i provvedimenti presi da Bruxelles non servono, ma anzi sono un boomerang per chi li ha emessi, beh il quotidiano britannico lo ha evidenziato con una semplice tabella, che è più esplicita di tante analisi.

 

MARIO DRAGHI E VLADIMIR PUTIN

In pratica, se Draghi e compagnia cantante pensano di fermare la Russia con queste sanzioni rischiano solo di farsi del male, perché non solo Putin non farà marcia indietro, ma a pagare il conto delle decisioni saremo proprio noi europei, che ci ritroveremo con un'economia che boccheggia senza avere alcun vantaggio.

 

Nei giorni scorsi, annunciando l'embargo al carbone russo (che però è stato rinviato ad agosto, quando come è noto la richiesta è inferiore), Ursula von der Leyen ha detto che con questa sanzione l'Europa avrebbe tagliato una fonte importante dei ricavi di Mosca. In realtà le cose non stanno proprio come le ha raccontate la presidente della commissione Ue. Infatti, dei 20 miliardi di dollari esportati dalla Russia solo il 40 per cento è acquistato dai Paesi europei, mentre il 60 è comprato da Stati che non applicano le sanzioni, come la Turchia, la Cina, l'India e così via.

 

VLADIMIR PUTIN E IL GAS

Dunque, facendo due semplici conti, il «danno» per Putin scende a 8 miliardi e siccome l'export di carbone rappresenta l'1,2 per cento del Pil russo, la perdita in termini reali per Mosca scende a 0,48 per cento del Prodotto interno lordo. In compenso, l'Europa sarà costretta a comprare ciò che le serve per alimentare le sue centrali da qualcun altro, magari dall'Australia, ma importarlo costerà il 30 per cento in più. Così, mentre Putin sarà libero di vendere carbone a quella metà del mondo che continua a fare affari con lui, limitando o forse annullando gli effetti dell'embargo e dunque non registrando alcun concreto impatto sull'economia russa, noi probabilmente dovremo mettere a bilancio una spesa superiore a quella dello scorso anno.

 

Ma questo è solo un esempio di effetto collaterale delle sanzioni, che fanno più male a chi le mette che a chi le riceve. In molti, a cominciare dal segretario del Pd, Enrico Letta, insistono per l'embargo degli idrocarburi.

PUTIN

 

Stop all'importazione di gas e a quella di petrolio, nella convinzione che se non riuscisse più a vendere metano e greggio all'Europa l'economia russa crollerebbe. Questa certezza fa il paio con quella manifestata all'inizio della guerra, quando America e Ue erano convinte che per fermare i carrarmati russi sarebbe stato sufficiente escludere le banche e le aziende russe dal circuito delle transazioni internazionali. L'espulsione dal sistema conosciuto con l'acronimo Swift era stata descritta come una bomba atomica finanziaria, che avrebbe portato in poco tempo la Russia al default, perché privata della possibilità di regolare i conti.

 

A distanza di un mese e mezzo dall'inizio del conflitto, niente di tutto ciò è successo, perché Mosca ha trovato modo di aggirare il blocco, pagando in rubli e scambiando valuta con quella parte del mondo che non si è accodata alle sanzioni. Lo stesso potrebbe succedere se venisse bloccato l'export di petrolio e gas. Michele Geraci, forte di un'esperienza in alcune banche d'affari americane e di anni di docenza in Cina, ha spiegato che gli effetti potrebbero essere ridotti, di gran lunga inferiori ai contraccolpi che potrebbe avere la nostra economia.

 

Del resto, si tratta delle stesse considerazioni svolte da Garland Nixon, analista politico statunitense, che due giorni fa, citando fonti della Casa Bianca, ha parlato di un collasso economico della Ue in pochi mesi. E la Russia? Beh, secondo lui, Mosca «dovrebbe essere praticamente a posto». Un'ottima strategia, quindi.

VLADIMIR PUTIN

 

 

GASDOTTI RUSSI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…