klaus regling

CE L’HA "MES" IN QUEL POSTO – SENTITE IL GRANDE NEMICO DELL’ITALIA KLAUS REGLING, DIRETTORE GENERALE DEL FONDO SALVA STATI: "I SOLDI DEL RECOVERY FUND ARRIVERANNO SOLO NEL 2021, PER I CORONABOND SERVE TEMPO, MEGLIO USARE IL BILANCIO UE. SE UN PAESE ACCETTA IL PRESTITO SENZA CONDIZIONI DEL MES, NON SARÀ UN'ALTRA GRECIA”

Federico Fubini per il Corriere della Sera

klaus regling

La voce di Klaus Regling dal suo appartamento arriva coperta da urla di bambini. Figlio di un carpentiere di Lubecca, dopo una carriera nel ministero delle Finanze tedesco alla Commissione e anche in uno hedge fund di Londra, a quasi 70 anni Regling avrebbe titolo per godersi i nipoti.

Invece è direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il fondo di salvataggio più capitalizzato al mondo.

 

L' Eurogruppo prevede che il Mes estenda prestiti ai Paesi colpiti da Covid-19 sulla base di «termini standardizzati». Che significa?

«C' è un nuovo approccio che stiamo prendendo con il Mes. Offriamo uno strumento, una linea di credito a tutti gli Stati dell' area euro. Il fatto che sia disponibile per tutti i Paesi con "termini standardizzati concordati in precedenza" - come dice l' Eurogruppo - è una differenza rispetto a quanto avvenuto una decina di anni fa. Allora i programmi per Grecia, Irlanda o Portogallo dovettero essere molto diversi l' uno dall' altro perché i problemi erano diversi. Le istituzioni europee dovettero negoziare una condizionalità dettagliata, diversa da Paese a Paese. Stavolta non sarà così».

 

In cosa si distingue il Pandemic Crisis Support di oggi?

klaus regling

«Siamo in un mondo diverso, stiamo cercando di gestire uno choc comune. Ogni Paese è di fronte allo stesso choc e proprio per questo l' Eurogruppo ha reso chiaro che ci sarebbero termini standard per il prestito, non da negoziare Paese per Paese».

 

Con il prestito Mes di nuovo modello si possono coprire i costi "diretti e indiretti" della pandemia, dice l' Eurogruppo. Ma come definirli?

«È così, la dichiarazione dell' Eurogruppo dice che la sola condizione è di coprire i costi diretti e indiretti di sanità, cura, prevenzione. In primo luogo questo significa dottori e infermieri in più, nuovi ospedali, materiale medicale. Poi ci sono i costi indiretti dell' epidemia e vanno molto oltre il semplice acquisto dei materiali. Ciò che conta è che i Paesi che chiedono questa linea di credito possano essere rimborsati per somme pari al 2% del loro prodotto lordo (Pil) per questi costi diretti e indiretti».

Alcuni temono che la condizionalità sul prestito sia a due stadi: all' inizio il Mes chiede solo che si spenda per i costi della pandemia, dopo esigerà riduzioni del deficit.

 

È così?

«Credo ci sia stato un malinteso. La condizionalità concordata all' inizio non cambierà durante il periodo nel quale la linea di credito è disponibile. L' Eurogruppo lo chiarisce, dicendo che il solo requisito per ottenere il prestito è nel modo in cui si spende il denaro. In seguito, tutti gli Stati membri dell' Unione europea restano impegnati a rafforzare i loro fondamentali in base al quadro di vigilanza europeo, inclusa la flessibilità. L' Eurogruppo dice anche questo. Ma chiaramente non è una condizione per il prestito. Qualunque preoccupazione possa esserci stata, va messa da parte».

 

klaus regling

Il versamento verrebbe fatto in una volta sola o per tranche?

«Possono esserci tranche, ma di norma l' esborso avverrebbe in un anno».

 

Con quali scadenze di rimborso?

«Su questo si sta ancora discutendo».

 

Il Pandemic Crisis Support è parte di una linea di credito Mes menzionata dalla Banca centrale europea nei suoi manuali: se un Paese la attiva, la Bce può decidere di intervenire comprando i titoli di quel governo in modo illimitato, se necessario. È il famoso scudo a difesa dei Paesi più fragili. Lei come legge queste regole?

«Il Pandemic Crisis Support è basato su questa nostra linea di credito, la Enhance Conditions Credit Line (Eccl). E lei correttamente cita quello strumento della Bce, le Outright Monetary Transactions (Omt), considerate legittime dalla Corte di giustizia europea e dalle Corti costituzionali di vari Stati membri. Dunque sono disponibili. Quando quello strumento fu creato, la Bce chiarì che una condizione necessaria per attivarlo è che un Paese sia in un programma del Mes, inclusa un' Eccl. Spetta solo alla Bce decidere quando eventualmente attivarlo. Al momento potrebbe non essercene bisogno, ma le cose possono cambiare. I mercati sono molto volatili in questa fase».

 

Lei pensa che se un governo accetta questo nuovo prestito del Mes possa rafforzarsi sul mercato, perché gli investitori iniziano a temere che la Bce intervenga in sua difesa?

«I grandi investitori capiscono bene come funzionano le Omt della Bce e sanno che un programma del Mes è una condizione necessaria, ma non sufficiente. Lo prenderebbero in conto nel guardare alla situazione».

 

Cosa significa?

«Che la decisione spetta solo al Consiglio direttivo della Bce».

Klaus Regling

 

Regling, lei sa che in Italia c' è molta diffidenza verso il Mes. Si rende conto che la reputazione della sua istituzione nel nostro Paese è macchiata da come è stata gestita la Grecia?

«All' epoca i problemi non furono causati da uno choc inatteso che riguarda tutti, come oggi, ma da errori di politica economica del decennio precedente. I Paesi che ebbero bisogno del Mes avevano perso accesso al mercato e avevano grossi problemi macroeconomici. Non solo la Grecia, anche il Portogallo, l' Irlanda, Cipro. Avevano deficit di bilancio e negli scambi con l' estero fra il 10% e il 15% del Pil. Curare quei problemi ha causato le difficoltà che la popolazione ha dovuto patire.

Ma è stato inevitabile. Anzi quando il Mes è arrivato ha reso l' aggiustamento più facile, perché i prestiti avevano scadenze lunghe e interessi bassi, e credo che ora se ne vedano i risultati positivi. Il più importante è che quei Paesi siano potuti restare nell' euro».

 

L' Europarlamento propone che siano spesi tutti i 410 miliardi di euro del Mes adesso, non i 240 messi a disposizione. Che ne pensa?

klaus regling

«L' ultima parola è dei ministri finanziari dell' area euro, al momento però mi pare corretto da parte nostra offrire 240 miliardi. Fa parte di un insieme concordato dall' Eurogruppo che vale fino a circa 500 miliardi, o il 4% del Pil dell' area euro. Ora siamo nella prima fase della crisi, ma sappiamo che ci sarà una seconda fase molto importante, quella della ripresa, che sarà lunga e costosa. Per allora avremo bisogno di quantità di denaro importanti e dobbiamo iniziare a vedere come le varie istituzioni possono contribuire. Cosa può fare la Banca europea degli investimenti, cosa può fare la Commissione con il bilancio europeo».

 

Il bilancio Ue con il quadro pluriannuale 2021-2027 permette di spendere i primi soldi, se va bene, fra più di un anno. Intanto il Pil dell' area euro sarà già crollato drammaticamente. Italia, Francia e Spagna chiedono di raccogliere risorse già in estate emettendo eurobond o coronabond. Hanno ragione?

Klaus Regling

«Vorrei dire anzitutto che quel che abbiamo già deciso aiuta di più i Paesi che hanno meno risorse e soffrono di più da questa crisi. Io credo che avremo bisogno di nuovi strumenti e forse anche di nuove istituzioni per sostenere la fase di ripresa, ma vorrei che tutti fossero consapevoli che ci vuole un po' di tempo. Se si decide per esempio di emettere coronabond, in qualunque forma, non arriverà denaro prima del prossimo anno.

Lo so dalla mia esperienza nel costruire il Mes».

 

Lei dice che l' Eurogruppo ha già impegnato 500 miliardi. Ma quanto deve spendere l' Europa per contrastare questa crisi?

«Difficile dirlo per ora.

L' Fmi prevede una recessione del 7,5% nell' area euro, ma dice anche che potrebbe essere anche peggio».

Avrà in testa una cifra minima «Direi che per la seconda fase abbiamo bisogno di almeno altri 500 miliardi dalle istituzioni europee, ma potrebbe essere di più. Per quello dobbiamo discutere con la mente aperta di nuovi strumenti, ma anche usare le istituzioni esistenti, perché è sempre più facile. Inclusa soprattutto la Commissione e il bilancio Ue. Un ripensamento dei fondi europei può contribuire molto a tenere insieme l' Unione europea».

Klaus ReglingREGLING fondo salva statiKlaus ReglingKlaus Regling

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DA UN PEZZO È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO E ABILITÀ DI CUI NESSUN ESPONENTE DEL CENTROSINISTRA POSSIEDE NELLA SUA LEADERSHIP... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...