belpietro fazzo palamara

CHE FAZZO SCRIVI? - BELPIETRO INFILZA LUCA FAZZO DEL “GIORNALE”:‘’DICE CHE “LA VERITÀ” SI È FATTA USARE NELLA FAIDA FRA GIUDICI PROPRIO LUI È STATO LICENZIATO DA REPUBBLICA - DALLE INTERCETTAZIONI NELL'INCHIESTA SU ABU OMAR RISULTÒ CHE, ALL'INSAPUTA DELLA DIREZIONE, INFORMAVA MARCO MANCINI, UN FUNZIONARIO DEI SERVIZI SEGRETI, DEL LAVORO DEI CRONISTI GIUDIZIARI DEL QUOTIDIANO DEBENEDETTIANO’’

maurizio belpietro intervistato

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

C' è sempre un bue che dà del cornuto all' asino. In questo caso il bue si chiama Luca Fazzo, cronista giudiziario che ieri, sulle pagine del Giornale, annunciava l' esistenza di una nuova Tangentopoli, con toghe e giornalisti, tutti uniti in una «cupola» con strani incroci di potere. Nel linguaggio mafioso, la cupola è il vertice supremo del complesso dell' organizzazione criminale, responsabile delle scelte strategiche e della condanna a morte degli avversari (Treccani, cfr). Nel linguaggio di Fazzo non so, ma mi pare che, condanna a morte esclusa mi auguro, il senso fosse lo stesso.

 

LUCA FAZZO 01

La storia usata per spacciare questa patacca, di cronisti e toghe uniti nella lotta per il potere e le mazzette, è quella del cosiddetto caso Palamara, dal nome del pm ed ex capo dell' Associazione nazionale magistrati. Il magistrato è finito nei guai con l' accusa di corruzione, però l' indagine a suo carico ha fatto emergere ciò che tutti sapevano, ma rifiutavano di riconoscere, ovvero la spartizione delle nomine ai vertici dei diversi uffici giudiziari.

GIACOMO AMADORI

 

A dire il vero, la questione di Palamara (ammesso e non concesso che il pm sia davvero stato corrotto con 40.000 euro, viaggi e anelli) in sé appare marginale, perché di magistrati corrotti ne abbiamo già visti e dunque parlare di una Tangentopoli delle toghe appare improprio. Semmai, il grosso dell' inchiesta ha portato alla luce un sistema marcio di correnti nella magistratura, dove il manuale Cencelli rimproverato alla politica in fondo appare poca cosa.

Le nomine erano frutto di pressioni e anche di contrattazioni, perfino con indagati. E fin qui siamo alla cronaca.

 

Palamara Lotti Ferri

Ma poi, per l' appunto, interviene il bue che fa un gran polverone, inventandosi una presunta cupola di magistrati e giornalisti, e tira in ballo il nostro vicedirettore Giacomo Amadori, proprio come ha fatto l' altro ieri Repubblica. Di che cosa sarebbe colpevole il nostro collega? Di aver dato una notizia, ossia l' esposto presentato da un magistrato romano contro i vertici della Procura. L' esposto esiste? Sì. Lamenta una serie di violazioni? Sì. Il magistrato che lo ha presentato poi è finito indagato per rivelazione di segreto istruttorio? Sì, ma questo che cosa c' entra con chi ha fatto il proprio lavoro acquisendo una notizia e fornendola ai lettori?

 

fazzo_luca

Ogni giorno noi ci rivolgiamo a fonti per informare l' opinione pubblica e ciò che per noi è fondamentale è che le notizie che acquisiamo siano vere. Se poi qualcuno ha altri interessi, beh questi sono fatti suoi. Ogni fonte che parla e rivela qualche cosa ha un interesse a farlo o pensate che le notizie crescano sugli alberi e i giornalisti se le vadano a cogliere quando sono mature?

 

Dunque Amadori ha dato una notizia vera e - da professionista corretto quale è - ha chiesto informazioni alle parti interessate, cioè all' esponente dei vertici della Procura che nell' esposto veniva tirato in ballo, dimostrando di svolgere correttamente il proprio lavoro. Sia detto per inciso, si tratta dello stesso magistrato che ha consentito ad Amadori di scrivere che il virgolettato attribuito da Repubblica agli indagati del caso Siri non corrispondeva agli atti.

MARCO MANCINI

 

Insomma, Amadori fa con scrupolo il proprio lavoro, ma in quella che ormai è diventata una guerra per il controllo degli uffici giudiziari, si solleva un gran polverone che confonde le cose. Repubblica parla di macchina del fango. Luca Fazzo si spinge addirittura a ipotizzare una cupola con magistrati e giornalisti, nella nuova Tangentopoli, scrivendo che «consapevolmente o meno» qualche giornalista abbia fatto il lavoro sporco.

Beh, sarà il caso di raccontare il passato di chi lancia simili insinuazioni. Fazzo è un signore che è stato licenziato da Repubblica per avere tradito la fiducia dei colleghi. Il suo nome spuntò nell' inchiesta su Abu Omar condotta da Armando Spataro. Dalle intercettazioni risultò che, all' insaputa della direzione, Fazzo informava Marco Mancini, un funzionario dei servizi segreti, del lavoro dei cronisti giudiziari del quotidiano debenedettiano.

 

marco mancini

Di fronte alle contestazioni, il giornalista non negò, ma anzi si giustificò sostenendo che in questo modo - cioè passando l' articolo di altri prima che fosse pubblicato - coltivava le sue fonti. Per questo venne sanzionato dall' Ordine dei giornalisti di Milano con un anno di sospensione dalla professione, ridotto a sei mesi da quello nazionale. Ecco, da tale pulpito viene la predica. Che dire?

palamara ferri

 

Delle palesi bugie si occuperanno i legali.

Vi chiedete perché vi racconti queste misere vicende? Perché evidentemente essere indipendenti e fare il proprio mestiere disturba. Dunque, meglio il polverone che raccontare come vogliano mettere le mani sulle Procure.

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