volodymyr zelensky vladimir putin russia ucraina

A CHE PUNTO È LA NOTTE DELLE TRATTATIVE - LA RUSSIA HA RINUNCIATO ALLA DESTITUZIONE DI ZELENSKY E SI ACCONTENTEREBBE DI PRENDERSI IL DONBASS, MA PRIMA DEVE FAR CAPITOLARE IL BATTAGLIONE AZOV A MARIUPOL –  KIEV CONTINUA A RIVENDICARE L’INTEGRITÀ TERRITORIALE, MA DI FATTO È DISPOSTA A CEDERE E A DICHIARARSI NEUTRALE. IN CAMBIO VUOLE GARANZIE DI SICUREZZA DA UN GRUPPO DI PAESI, CHE PERÒ MOSCA NON PUÒ ACCETTARE - OGGI IL CANCELLIERE AUSTRIACO NEHAMMER ATTERRA A MOSCA: È IL PRIMO LEADER OCCIDENTALE A INCONTRARE PUTIN DALL’INIZIO DELLA GUERRA

VOLODYMYR ZELENSKY A BUCHA

1 - UCRAINA: ZELENSKY, I RUSSI CONCENTRANO FORZE PER OFFENSIVA

(ANSA) - La Russia sta concentrando decine di migliaia di soldati per la prossima offensiva. Lo ha detto il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky parlando al Parlamento della Corea del sud, come riporta Bbc. Zelensky ha detto che la Russia non si fermerà finché non vi sarà costretta.

 

2 - UCRAINA: ZELENSKY, A MARIUPOL DECINE DI MIGLIAIA DI MORTI

(ANSA) - Decine di migliaia di persone sono morte a Mariupol, nella regione di Donetsk. Lo ha annunciato il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelenskyi durante il suo discorso davanti al parlamento della Corea del Sud, come riferisce Ukrinform.

 

vladimir putin.

Il presidente ucraino ha osservato che la situazione peggiore è attualmente a Mariupol, poiché la città è stata bloccata dalle truppe russe dal primo marzo. "Mariupol è distrutta. Ci sono decine di migliaia di morti, ma anche così i russi non fermano l'offensiva. Vogliono fare di Mariupol una città evanescente", ha detto Zelensky

 

3 - A CHE PUNTO È LA TRATTATIVA

Andrea Nicastro per il “Corriere della Sera”

 

karl nehammer 1

Non c'è pace in vista. La Russia prepara la battaglia del Donbass e ordina 220/ 250 raid aerei al giorno. Non proprio un segno di buona volontà. Dal lato ucraino, il capo negoziatore Mykhailo Podolyak è altrettanto bellicoso: «Dopo aver vinto potremo dettare le nostre condizioni».

 

Per il momento, dunque, a parlare sono soprattutto le armi. Entrambi i contendenti cercano di imporsi sul terreno. In questo quadro tremendo, perché significa che ci saranno altri morti e distruzione, aleggiano una serie di variabili. Vediamone alcune.

 

Richieste russe

mykhailo podolyak

Mosca ha scatenato l'invasione su tre parole d'ordine: «denazificare, demilitarizzare e difendere i russi dell'Ucraina» che tradotto significava instaurare un governo fantoccio, impedire infiltrazioni Nato e prendersi oltre alla Crimea (almeno) il Donbass. Ora pare che si accontenterebbe di stroncare i «nazisti» del Battaglione Azov a Mariupol, avere garanzie anti-Nato e prendersi (almeno) il Donbass. Pare: solo Putin lo sa.

 

Richieste ucraine

crematorio mobile dei russi a mariupol

L'Ucraina continua a rivendicare l'integrità territoriale. Ufficialmente vorrebbe indietro anche la Crimea persa nel 2014. Però si è detta disposta a togliere dalla Costituzione l'aspirazione ad entrare nella Nato e a confermare la rinuncia alle armi nucleari (anche ospitate).

 

Il problema di Kiev è: chi ci difenderà da un'altra invasione quando avremo «smilitarizzato»? Si sono detti disponibili al ruolo di garanti Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Turchia, Polonia, Israele, Canada e Italia. Ma garanti di cosa? Della difesa armata? Per Mosca accettarlo significherebbe far rientrare la Nato dalla finestra dopo averla cacciata dalla porta.

 

karl nehammer

Mediatori

Il bielorusso Lukashenko ha offerto il primo tavolo. Inutile. Poi hanno fallito al telefono il francese Macron, il tedesco Scholz e l'ungherese Orbán. Maggior successo ha avuto il turco Erdogan perché ad Istanbul è stata annunciata la «drastica diminuzione dell'attività militare a Nord». Ora ci prova il cancelliere austriaco Karl Nehammer. Oggi sarà (primo leader occidentale) a Mosca da Putin.

 

mariupol

Sabato ha incontrato Zelensky. Ma la sensazione è che nessuno sarà determinante fino a che Washington non entrerà nella partita della pace oltre che in quella della fornitura di armi. Sono gli Usa gli unici «garanti» di cui Kiev si può fidare.

 

Uno/tanti

Proprio al tavolo di Istanbul il ministro degli Esteri russo Lavrov si sarebbe lasciato scappare un'espressione per dire che era inutile discutere, «tanto decide Putin».

 

volodymyr zelensky ai grammy

La verticale del potere è diventata autoritarismo imperscrutabile. Può essere un vantaggio. Putin vedendosi in pericolo può ordinare il ritiro. A Kiev, invece, Zelensky deve rendere conto a una coralità di personaggi politici, imprenditoriali, militari e ora anche alleati internazionali.

 

Se pure l'ex attore decidesse di offrire la resa, molti si opporrebbero. Da una parte decide uno, dall'altra devono essere convinti quasi tutti.

 

Fondo cassa

Ramzan Kadyrov Vladimir Putin

Le guerre non si vincono solo sparando, ma anche tenendo vivo il Paese. La Russia sarebbe a un passo dal default tecnico. Molti personaggi di vertice non possono viaggiare e hanno i conti bloccati. Le sanzioni occidentali punzecchiano, ma le risorse del Paese sono integre. L'Ucraina invece è alla paralisi.

 

Quasi nessuno lavora, le tasse sono sospese, il Paese vive a credito. L'Unione Europea ha fornito un miliardo in aiuti. Usa, Gran Bretagna e qualcun altro almeno 2 miliardi in armi. Il problema è che nello stesso periodo la Russia ha incassato 34 miliardi di idrocarburi. Per questo Kiev implora «rinunciate al gas».

cimiteri improvvisati a mariupol 2cimiteri improvvisati a mariupol 3mariupol

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