milena gabanelli dataroom idrogeno

CI SALVERÀ L'IDROGENO? GABANELLI: “NEL RECOVERY PLAN SONO STATI STANZIATI 3,1 MILIARDI PER QUELLO CHE DOVREBBE ESSERE UNO DEI PILASTRI PER UN FUTURO DECARBONIZZATO. OPPORTUNITÀ O GRANDE UBRIACATURA? L’IDROGENO PULITO SI PRODUCE SOLO CON ENERGIA RINNOVABILE. E L'INDUSTRIA INVECE VUOLE UTILIZZARE IL METANO. IN ITALIA PRODUCIAMO ANCORA IL 45% DELL’ELETTRICITÀ CON IL GAS: AGLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE NEL 2030 CI ARRIVEREMO NEL 2085...”

 

Domenico Affinito e Milena Gabanelli per il "Corriere della Sera"

 

milena gabanelli idrogeno

L’Ue ha messo la produzione di idrogeno fra le tappe necessarie per la decarbonizzazione con massicci investimenti, ed è partita la grande corsa ad accaparrarsi i fondi. Vediamo di capire bene come funziona.

 

La rivoluzione verde e la transizione ecologica pensate dal governo Draghi valgono 59,33 miliardi di euro. Di questi 23,78 miliardi saranno destinati all’incremento della filiera delle energie rinnovabili in agricoltura, alla promozione di impianti innovativi (anche offshore), al trasporto locale sostenibile, alla dotazione di accumulatori per stoccare l’energia in eccesso, e alla rete intelligente per gestire i flussi energetici.

 

i fondi idrogeno

Dentro c’è anche la partita «idrogeno» che assorbe 3,19 miliardi. Nello specifico: 2 miliardi per la riconversione delle imprese energivore (acciaierie, cementifici, etc), 160 milioni per la ricerca, 500 per la produzione di idrogeno in aree industriali, 530 per la sperimentazione nel trasporto stradale e o ferroviario. Poi ci sono altri 450 milioni a parte che andranno a finanziare lo sviluppo tecnologico nelle filiere di transizione verso l’idrogeno.

 

Quale idrogeno si produce oggi

Le cose però non sono così semplici perché l’idrogeno non è disponibile in natura: per ricavarlo va staccato dalle molecole cui è combinato, come nell’acqua e nel metano, e lo si fa con processi industriali che consumano tanta energia, quindi costano.

 

Poi va trasportato: per renderlo liquido va raffreddato a -250°, a livello gassoso va sottoposto a pressioni che arrivano a 700 atmosfere e il suo confinamento in solidi porosi è ancora in via sperimentale.

 

i piani europei

Oggi nel mondo si producono 73,9 milioni di tonnellate di idrogeno per un valore di mercato di 150 miliardi di dollari. Il 96% arriva da combustibili fossili, si chiama idrogeno «grigio» e per farlo si utilizza come materia principalmente il metano, ma anche il petrolio e il carbone.

 

Un processo che libera 9 kg di CO2 ogni kg prodotto ed è quindi incompatibile con gli obiettivi di emissioni zero. L’industria petrolifera spinge per l’idrogeno «blu»: il processo è lo stesso di quello grigio, ma la CO2 prodotta verrebbe catturata e stoccata nei giacimenti esausti di petrolio e gas. Su questa tecnologia sono stati investiti nel mondo molti soldi, con risultati deludenti: vari progetti sono stati chiusi.

 

il costo

C’è l’esperimento della Norvegia, che utilizza un giacimento esausto di gas per stoccare CO2. Si trova nel mezzo del mare del Nord, lontanissimo dalla terraferma. Ed è quello che vorrebbe fare l’Eni nel suo giacimento di metano esausto di fronte a Ravenna.

 

Ma utilizzare combustibile fossile per trasformarlo in idrogeno, e sotterrare la CO2 prodotta, richiede una enorme quantità di energia. Il vantaggio per l’industria però è un altro. Per spremere dai giacimenti fino all’ultima goccia di petrolio, oggi si iniettano liquidi e vari gas (per aumentare la pressione); domani si potrebbe spingere dentro solo la CO2 prodotta facendo idrogeno. Problema: l’anidride carbonica una volta sotterrata diventa liquida, e poiché parliamo di volumi potenzialmente enormi, secondo il Cnr occorre valutare attentamente il rischio sismico, che in Italia è quello che è.

 

i tipi di idrogeno

L’idrogeno buono è verde

L’unico idrogeno a zero emissioni è quello «verde», perché la materia prima utilizzata è l’acqua e l’energia per produrlo è elettrica e può provenire da fonti rinnovabili. Eppure oggi quello verde è solo il 4% della produzione dell’ idrogeno mondiale.

 

Le ragioni sono almeno tre: 1) non abbiamo energia rinnovabile sufficiente per farlo, per avere un positivo impatto ambientale dobbiamo aumentare di 80 volte la produzione mondiale; 2) il processo di produzione è molto energivoro e con la tecnologia di oggi non siamo in grado di farlo su scala industriale; 3) il costo, dai 4 ai 6 euro per un kg di idrogeno verde, contro l’1,5 di quello grigio e per quello blu, che ancora non esiste in commercio, si stimano 2 euro. Il verde quindi ora è fuori mercato.

 

le emissioni di co2

La Commissione europea, però, prevede che con l’aumento della produzione il costo degli elettrolizzatori, i macchinari per produrre idrogeno dall’acqua, si dimezzerà entro il 2030 e nel 2040 l’idrogeno verde dovrebbe diventare competitivo (2 € al kg), consentendo nell’arco di 10 anni di sostituire con idrogeno il combustibile fossile nell’industria pesante, e nel traporto come camion, navi, treni, e forse aerei.

 

La grande scommessa

L’idrogeno verde dunque dovrebbe essere uno dei pilastri per un futuro decarbonizzato: può essere bruciato come il metano (producendo però ossidi di azoto) oppure convertito in energia elettrica con le celle a combustibile, ove si produce solo vapore acqueo.

 

tappe idrogeno verde

Per questo l’Unione Europea ha deciso di puntarci per arrivare a emissioni di carbonio zero nel 2050, e l’8 luglio 2020 ha definito una strategia operativa: la produzione di idrogeno verde dovrà passare in 30 anni dal 2% al 14%.

 

Le tappe sono tre: 1) entro il 2024 l’installazione di 6 gigawatt di elettrolizzatori per produrre 1 milione di tonnellate di idrogeno verde; 2) entro il 2030 almeno 40 gigawatt di elettrolizzatori e 10 milioni di tonnellate; 3) entro il 2050 un quarto di energia rinnovabile generata servirà a produrre idrogeno verde da utilizzare su larga scala.

 

la produzione

Numeri poco credibili: secondo i calcoli del Cnr non andremo oltre le 700 mila tonnellate al 2024 e 4,5 milioni al 2030. Ma per arrivarci ci sono tante cose da fare prima: entro il 2030 aumentare al 32% la quota di energia da fonti rinnovabili negli usi finali, tagliare i consumi di energia primaria del 32,5% e aumentare l’interconnessione di almeno il 15% dei sistemi elettrici dell’Ue.

 

Integrare il sistema energetico vuol dire gestirlo nell’insieme, ad esempio: l’energia elettrica che alimenta le auto può arrivare dai pannelli solari sul tetto, mentre le case possono essere riscaldate dal calore di scarto di una fabbrica nelle vicinanze che, a sua volta, si alimenta con l’idrogeno prodotto dall’energia eolica o solare in eccesso.

 

L’insieme di questi processi trascina anche il rilancio dell’economia: 5 milioni di posti di lavoro secondo McKinsey (di cui 540 mila in Italia - Forum Abrosetti) per un volume d’affari nel mondo, secondo Bank of America e Goldman&Sachs, di 11/12 mila miliardi di dollari nel 2050.

 

Le potenzialità inespresse dell’Italia

auto a idrogeno

In sostanza, per arrivare ad una produzione di elettricità in eccesso rispetto ai fabbisogni elettrici occorre costruire reti integrate e intelligenti e aumentare drammaticamente la produzione di rinnovabile.

 

L’Italia era partita bene, ma poi abbiamo rallentato: produciamo ancora il 45% dell’elettricità con il gas. Nel resto del mondo nel 2020 è stato record di crescita per le rinnovabili, scrive la Iea nel suo rapporto, e boccia l’Italia che sta avanzando di un solo gigawatt in più all’anno: vuol dire che agli obiettivi da raggiungere nel 2030 ci arriveremo nel 2085.

 

auto a idrogeno 1

Di questo passo l’idrogeno verde lo vedremo con il binocolo. Intanto Snam, Saipem e Italigas sono tutti entusiasti ai blocchi di partenza. Hanno firmato accordi, protocolli, stilato progetti. Ma di concreto ancora nulla.

 

In compenso in Sardegna, regione solare e ventosa adatta quindi ad un incremento di impianti per la produzione di rinnovabili, si stanno piazzando tubi del gas. Il progetto di metanizzazione dell’isola, che ha ancora due centrali a carbone attive, è vecchio di anni, ma lo stiamo realizzando adesso, sapendo che ci vogliono 50 anni per ammortizzarlo e che fra 30 anni potrebbe non servire più.

 

idrogeno

Ma un giorno potrà passarci l’idrogeno, dicono Snam e Italgas. Chissà se andranno bene un giorno quei tubi e quelle valvole. Intanto l’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti Ambiente, non solo ha detto che la migliore soluzione dal punto di vista costi-benefici è quella del trasportare sull’isola il metano liquefatto con navi spola dai terminali e poi distribuirlo via gomma, ma ha anche bocciato il piano di metanizzazione dell’isola presentato da Enura, la joint venture tra Snam e Società Gasdotti Italia.

 

toyota prototipo idrogeno

In Olanda dal 2018 per legge è vietato posare nuovi tubi. In Gran Bretagna dal 2025 nelle case non si dovranno più installare boiler a gas. In Germania da quest’anno chi utilizza il gas in casa deve pagare una tassa che servirà a finanziare la transizione verso l’elettrico, che è molto più efficiente grazie a pompe di calore e forni a induzione.

 

In buona parte della California è vietato da quest’anno l’utilizzo del gas negli edifici nuovi. Sul punto l’Agenzia Internazionale per le Rinnovabili ha detto espressamente: il potenziale passaggio all’idrogeno non deve essere usato come giustificazione per costruire ora nuovi gasdotti, con la scusa che possano servire per il gas verde nel futuro.

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?