xi jinping

LA CINA NON VUOLE CONVIVERE CON IL VIRUS: VUOLE ANNIENTARLO. E PERDE - IL DURISSIMO LOCKDOWN A SHANGHAI, CON LE GABBIE FUORI DAI CONDOMINI PER IMPEDIRE ALLA GENTE DI USCIRE, STA SFUGGENDO DI MANO - NON E’ SOLO UNA FACCENDA SANITARIA, E’ ANCHE POLITICA: SHANGHAI È LA CITTÀ DI RIFERIMENTO DELLA FAZIONE VICINA ALL'EX PRESIDENTE JIANG ZEMIN, CHE SI CONTRAPPONE ALLA CORRENTE DELLO ZHEJIANG, GUIDATA DA XI JINPING - IN AUTUNNO, SI SVOLGERÀ A PECHINO IL XX CONGRESSO NAZIONALE DEL PARTITO COMUNISTA CINESE CHE DOVREBBE CONFERMARE XI PER IL TERZO MANDATO: DICHIARARE INUTILE LA STRATEGIA ZERO COVID PER PASSARE ALLA CONVIVENZA CON IL VIRUS, ARRENDENDOSI ALL'USO DEI VACCINI STRANIERI, COSTITUIREBBE UN SUO PERSONALE FALLIMENTO…

Giada Messetti per “La Stampa”

 

XI JINPING AL FORUM ECONOMICO DI BOAO

Angoscia, rabbia, delusione sono i sentimenti che si avvertono quando si parla con chi vive a Shanghai, metropoli che fino a poco più di un mese fa era percepita come un centro economico e finanziario all'avanguardia, che non aveva nulla da invidiare a città americane come New York e San Francisco. Da fine marzo è costretta al lockdown più severo e caotico che la Cina abbia mai sperimentato. Che cosa non ha funzionato?

 

LOCKDOWN SHANGHAI

Dall'inizio della pandemia la Cina ha scelto di sigillare i confini e adottare la politica «zero covid». Mentre il resto del mondo era alle prese con il protrarsi di lunghe chiusure, i cittadini cinesi hanno vissuto come se il covid non esistesse, se si escludono alcuni focolai presto circoscritti. Il Celeste Impero non ha accettato di convivere con un virus da noi nel frattempo divenuto endemico, ha scelto di annientarlo e ha difeso le sue scelte, anche a livello propagandistico, nella convinzione che rappresentassero un modello più efficace rispetto a quello occidentale.

PORTO DI SHANGHAI

 

L'apice della celebrazione della strategia di Pechino è stato raggiunto durante le Olimpiadi Invernali, andate in scena con gli impianti pieni grazie al sistema delle «bolle». Il duro approccio del gigante asiatico ha potuto far leva sul senso di collettività caratteristico del confucianesimo e il Partito comunista ha giocato la carta della «mobilitazione» del popolo: ogni cinese ha fatto la sua parte, accogliendo direttive per noi inaccettabili. In ballo c'erano la vita delle persone, la tutela del bene collettivo e la conservazione dello status di potenza raggiunto dalla nazione.

lockdown e scontri a shanghai 8

 

L'arrivo della variante Omicron, troppo contagiosa per essere debellata, ha però fatto saltare il banco. In una metropoli come Shanghai, la situazione è sfuggita di mano.

Chi è chiuso in casa appare oggi sempre più rassegnato. I compound residenziali, in cui spesso coabitano migliaia di individui, hanno cominciato ad organizzare unità di distribuzione di cibo autonome o mini mercati di frutta e verdura nei cortili, perché ormai è svanita la speranza che la normalità possa tornare presto.

xi jinping 3

 

Gli shanghaiesi si sentono traditi dal governo che aveva promesso un lockdown di pochi giorni e adesso non sa indicare una data precisa in cui quella che è a tutti gli effetti una reclusione potrà finire. La parola d'ordine è diventata incertezza, un concetto che non trova spazio nel patto non scritto - molto difficile da accettare nella nostra fetta di mondo - in vigore tra opinione pubblica e partito unico: la garanzia del benessere economico in cambio della rinuncia ad alcune libertà personali.

 

lockdown e scontri a shanghai 3

Il PCC fonda la sua legittimità sul controllo della società, ma anche, che ci piaccia o no, sul credito acquisito negli ultimi decenni. In soli quarant'anni ha trasformato un paese povero e rurale nella seconda potenza del pianeta, sollevando dalla soglia di povertà seicento milioni di persone e migliorando giorno per giorno la vita dei suoi cittadini. La maggior parte dei cinesi tende a essere pragmatica quando si tratta di rapportarsi con il potere. Il benessere materiale, il progresso nelle condizioni di vita, la stabilità, il rispetto guadagnato dalla nazione compensano la censura di Internet, la durezza contro chi dissente, il divieto di affrontare in pubblico determinati temi politici.

 

JIANG ZEMIN E KISSINGER

A Shanghai questo meccanismo sembra essersi inceppato: dopo decenni di sviluppo, si è sperimentata nuovamente la fame (i cinesi di una certa età ricordano le carestie durante le quali ci si cibava delle cortecce degli alberi per non morire di stenti) e si è toccato con mano il peso dell'autoritarismo del Partito. Il malcontento è palpabile, la tensione è evidente, eppure, il governo non dà segno di voler abbandonare la politica «zero covid», anzi. I media e gli esperti la rilanciano in continuazione e le voci dissonanti vengono silenziate, proprio nelle ore in cui Omicron bussa alle porte di Pechino.

lockdown e scontri a shanghai 9

 

Perché la Cina non si lascia alle spalle questa modalità di gestione della pandemia? La risposta è tutta politica. Shanghai da sempre è la città di riferimento della fazione del PCC vicina all'ex presidente Jiang Zemin. La cosiddetta «gang di Shanghai» si contrappone alla corrente dello Zhejiang, guidata dall'attuale presidente Xi Jinping.

 

lockdown e scontri a shanghai 2

Durante i suoi dieci anni al potere, il leader cinese ha fatto piazza pulita dei suoi avversari e si è circondato di fedelissimi. In autunno, si svolgerà a Pechino il XX Congresso nazionale del PCC, che dovrebbe confermare Xi alla guida del paese per il terzo mandato: dichiarare la sconfitta della strategia attuata fino ad ora e passare alla convivenza con il virus, arrendendosi all'uso dei vaccini stranieri, costituirebbe un suo personale fallimento. Inammissibile in una fase delicata come questa, segnata anche da fragilità economiche e dagli effetti della guerra in Ucraina, che gli avversari potrebbero sfruttare per recuperare posizioni nella sfida per il potere.

 

lockdown e scontri a shanghai 5

Diventa quindi fondamentale osservare se Pechino andrà incontro allo stesso destino di Shanghai. Le speculazioni - questo possiamo permetterci ora - sostengono che la capitale non sarà ridotta nelle condizioni della metropoli portuale proprio per scaricare il fallimento della gestione di Omicron sugli errori e sull'incapacità organizzativa delle autorità locali, salvando così l'approccio zero covid e di conseguenza la leadership di Xi Jinping

lockdown e scontri a shanghai 4

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...